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Brescia
di SERGIO ARRIGOTTI 06 set 2019 09:58

Il sì di suor Tullia

Sabato 7 settembre alle 15 al Centro Mater Divinae Gratiae suor Tullia Filippucci fa la professione perpetua

Suor Tullia Filippucci è una suora Dorotea nata a Gorizia, che ha maturato la sua scelta di fede in terra bresciana. Fa la professione perpetua sabato 7 settembre alle 15 al Centro Mater Divinae Graziae. Il giorno successivo la sua compagna di cammino e noviziato, suor Elena Bianchi di Lumezzane, fa la sua professione perpetua a Milano, dove vive e lavora da sei anni.

Quando è nata la sua vocazione?

Vivevo a Monfalcone (Gorizia), abitavo da sola, mi ero comprata un appartamento, e facevo l’avvocato. Professione che ho esercitato per undici anni. Ho cominciato un cammino di fede da adulta, a 34 anni. In occasione di un battesimo. Dovevo fare da madrina ad una bambina figlia di una mia amica e io non ero mai stata cresimata. Feci la cresima nel 2004.

C’è qualcuno che è stato importante per la sua formazione?

Il sacerdote che aveva guidato il corso era un prete molto sveglio, aperto al confronto, con il quale sono rimasta amica. Celebrerà la mia professione perpetua. Mi sollecitò a partecipare a degli esercizi spirituali al Centro Mater Divinae Graziae di Brescia. È lì che ho incontrato le Dorotee di Cemmo di cui non conoscevo neppure l’esistenza. E poi ho conosciuto la madre superiora di allora. Mi aiutò a vivere questi esercizi. La parola di Dio mi colpì. Quegli esercizi per me furono una folgorazione. Io partivo da zero, la mia esperienza religiosa era ferma alla prima comunione. Alla fine, ho scoperto di avere un atteggiamento affettivo, sentimentale, nei confronti di Dio. Il Signore mi attraeva e mi attrae. È un innamoramento potente. A 39 anni entrai come aspirante delle Dorotee proprio a Brescia, poi il noviziato, e i primi voti nel 2013.

C’è un versetto del Vangelo al quale si sente più legata?

Un versetto di Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. Lo sentii per la prima volta durante il mio corso di preparazione alla cresima. Mi colpì subito. Il Signore ti fa ritrovare la tua vera umanità. Io oggi sono più vera, più io, di quella che ero quando iniziai il mio cammino.

Come annunciare Cristo in una società sempre più indifferente?

Credo che sia questione non di tecniche, ma di credibilità. La fede si trasmette quanto più tu sei convinto che è qualcosa di bello per la tua vita, che quello che hai scoperto è una perla preziosa che merita; allora qualsiasi cosa tu faccia avrai delle persone che grazie a te conosceranno il Signore.

Di recente ha vissuto la sua missione nel mondo universitario: c’è uno specifico nell’annuncio in questo mondo?

La mia esperienza in università è troppo breve. Lo specifico certo è che devi parlare con un linguaggio adatto, bisogna essere in grado di argomentare adeguatamente. Dobbiamo essere pronti, come ricordava Benedetto XVI richiamando San Paolo, a rendere ragione della propria esperienza.

I giovani sono più indifferenti o distratti?

I giovani sono più profondi e più sensibili di quello che mostrano. C’è una società che noi abbiamo creato che è volgare, violenta, aggressiva; che non aiuta la sensibilità, la spiritualità, la ricerca di senso. Si riesce ad entrare in rapporto con i giovani, se non ci si comporta da maestrine, se non li si giudica, se si accetta il loro linguaggio, e se li si accoglie con rispetto in un rapporto personale. Non è più il tempo delle grandi masse, il cammino di fede oggi ha bisogno di rapporti personali.

Ci racconti i suoi hobby?

Sono una lettrice accanita. Leggo molti testi di spiritualità. Leggo per capire il cammino della Chiesa e della fede. Come hobby più rilassante, quando sono libera, mi piace cucinare.

SERGIO ARRIGOTTI 06 set 2019 09:58