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Brescia
di GIOVANNI FORMICHELLA 20 mag 2019 09:39

L’altro Risorgimento dei cattolici

Il giorno 15 maggio è stato presentato, presso l'Università Cattolica di Brescia, il nuovo libro di Giovanni Preziosi, intitolato "Un altro Risorgimento - Alle origini dell'Azione Cattolica". Alla conferenza di presentazione hanno partecipato anche Mario Taccolini, Giuliana Sberna e Pierangelo Milesi, riflettendo sulle origini dell'Azione Cattolica, sul suo presente e sul suo futuro

Nel 1867, il Regno d’Italia, nato da pochi anni, è uno stato fragile, eterogeneo, con una nazione ancora in via di formazione, che tende all’unità, ma ancora è lacerata da tensioni dualistiche, dialettiche, non sempre fertili, tra l’entusiasmo di una sofferta unificazione recente e la presenza di gravi problemi, che tormentano il Paese.

In questo clima difficile, ricco di contraddizioni, Mario Fani e Giovanni Acquaderni hanno l’idea, a Bologna, di far nascere la “Società della gioventù cattolica italiana”, che in seguito diventerà “Azione Cattolica”. Il testo di Enrico Preziosi “Un altro Risorgimento – Alle origini dell’Azione Cattolica”, Edizioni San Paolo, vuole approfondire tale contesto storico, studiando in particolare le figure dei due giovani fondatori del primo nucleo dell’associazione.  Il libro è stato presentato in una conferenza, coordinata da Luciano Zanardini, con gli interventi di Mario Taccolini, Giuliana Sberna, Pierangelo Milesi, Michele Busi e dello stesso autore. L’opera, per Taccolini, è preziosa, poiché si inserisce nella nobile tradizione della storiografia cattolica italiana, che annovera grandi studiosi come Pietro Scoppola, anche se, nell’ultimo periodo, ha conosciuto un certo declino. Secondo Preziosi, la storia dei cattolici in Italia non è da ripetere o da rimpiangere, ma è da rendere attuale, cercando di cogliere l’essenza della loro presenza nel panorama sociale, politico e culturale del nostro Paese. Infatti non dobbiamo dimenticarci che l’azione e il pensiero del cattolicesimo sono una delle radici più profonde sia dello stato sia della nazione dell’Italia. Esse si muovono nel mare agitato del Risorgimento, subiscono le ferite dell’annessione dello Stato Pontificio, della spaccatura tra laici e cattolici, del “non expedit” di Pio IX, ma sanno superare questi momenti problematici, fino a diventare partito di massa, con don Luigi Sturzo e il Partito Popolare del 1919, ed essere tra i protagonisti della fase costituente, che fa nascere la Repubblica italiana.

Tale radice va rivitalizzata, nella temperie che stiamo attraversando, caratterizzata da complessi processi di globalizzazione e spinte localistiche. Secondo Sberna, seguendo l’insegnamento di Vittorio Bachlet, i cattolici devono dare il loro contributo alla politica, senza, però, avere dei “nemici”: essi devono essere capaci di far nascere un progetto di società, fondato dai valori cristiani, in un’ottica di amore, non di odio. Solo in questo modo, si rispetta il pensiero di Fani e Acquaderni, che, con le stelle polari di “preghiera, azione e sacrificio”, vogliono far entrare nella società, nella cultura e nella politica una nuova linfa vitale. Anche per Milesi, la presenza dei cattolici nella “polis” è importante: proprio nella nostra epoca, dove assistiamo a forti lacerazioni del tessuto sociale e a ripiegamenti identitari spesso non connotati da uno spirito costruttivo, ma da una dialettica sterile di mera contrapposizione, i laici cattolici possono agire in modo fertile, mettendosi in gioco e impegnandosi per il bene comune. Inoltre, sul piano etico e culturale, in un tempo, come quello attuale, in cui tutto sembra effimero, frammentario, privo di un senso profondo, il “carisma” dell’Azione Cattolica, come ricorda Busi, può aiutare a recuperare una visione del mondo legata a valori essenziali: essa, nella “prassi”, nel tempo, fa vivere qualcosa di eterno, l’idea del bene, l’orizzonte della verità.  Di conseguenza, l’esperienza che Preziosi definisce l’”altro Risorgimento”, può diventare un modo di essere perenne dei credenti, che, vivendo nel mondo, muovendosi nella storia e nelle dialettiche sociali e politiche, hanno, come fine, una dimensione verticale, la trascendenza, ciò che va oltre l’hic et nunc. Essi, con la fede e l’intelligenza, possono vedere l’esistenza come un inizio continuo, una “rinascita”, un vivere che, stando nell’immanenza, trova il suo senso nella spiritualità, quindi nell’eternità.

GIOVANNI FORMICHELLA 20 mag 2019 09:39