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Brescia
di M .VENTURELLI 13 mag 2016 00:00

L’anima della città, in una festa di volti

Domenica 29 maggio al Pala Banco di Brescia l’edizione 2016 della Festa dei popoli, “un’occasione – ricorda padre Toffari – che diventa opportunità”

Una festa che mette al centro i volti, tre uffici diocesani e tante altre realtà coinvolte per una proposta che “celebra” quella parte di anima della città che sa aprirsi all’altro e accoglierlo. È in programma il 29 maggio prossimo (con un’anteprima il 28 e altre iniziative collaterali), negli spazi del Pala Banco di Brescia l’edizione 2016 della “Festa dei Popoli” che quest’anno ha per tema “Travolti in festa” e che sin dalla sua prima edizione è stata pensata come segno positivo di accoglienza, condivisione e apertura della Chiesa bresciana e della società civile verso le comunità immigrate presenti nel territorio, attraverso momenti di festa, riflessione e celebrazione. Obiettivo dell’iniziativa, inserita nel programma del Festival della comunità dedicato appunto a “L’anima della città”, rimane quello di far vivere la diversità di molte persone non come un qualcosa che divide e crea barriere nella comunicazione e nella relazione, ma come un’opportunità per arricchire il nostro stare insieme. La cultura del dialogo rimane prioritaria nella costruzione di una società che rispetta la dignità del singolo e la pacifica convivenza.

Gioia. “La festa dei popoli – afferma padre Mario Toffari, direttore dell’ufficio per i migranti – rappresenta un momento di gioia, di incontro ma anche l’occasione per capire che la stagione che stiamo vivendo porta con sé grandi opportunità”. In un tempo storico in cui sono sempre di più le voci che inneggiano alla creazione di muri e barriere con cui frenare un movimento di popoli (spesso forzato come dimostrano le migliaia e migliaia di persone che ogni giorno fuggono dalla morte e dalla miseria di Paesi dilaniati dalla guerra) guardato con paura e sospetto, è necessario, per padre Toffari, cambiare prospettiva. “Perché alcuni Paesi – è la domanda posta dal sacerdote scalabriniano – riescono a vedere nell’immigrazione una ricchezza e altri (parte dell’Italia compresa), no?”. Il direttore dell’Ufficio per i migranti non trova risposta a una domanda che gli deriva dall’esperienza vissuta prima da migrante e poi da sacerdote a servizio degli italiani che hanno cercato fortuna in altri Paesi.
Vicolo cieco. “L’Italia – continua la sua riflessione – è un Paese che sta invecchiando e che deve trovare la via per vedere negli immigrati una risorsa su cui puntare, magari nell’ottica di quella civiltà dell’amore che molti annunciano ma che pochi praticano”. Se il Paese non saprà imboccare questa strada, finirà per imboccare quello che padre Toffari definisce un vicolo cieco, senza uscita. “Rischiamo di condannarci a una morta lenta – è la sua previsione – arroccati come siamo nel nostro fortino”. La Festa dei Popoli, soprattutto con la sua giornata conclusiva punta a far comprendere questi e altri aspetti a Brescia e ai bresciani. “Con la festa – afferma ancora il sacerdote – puntiamo a far passare il messaggio di una convivenza possibile, che non è solo una questione di rispetto delle leggi ma anche di condivisione e di conoscenza reciproca”.

Contributo. In questa prospettiva acquista senso anche il contributo dato all’organizzazione della festa e al perseguimento dei suoi obiettivi degli altri uffici diocesani: quello per il Dialogo interreligioso e quello per le Missioni che con le loro iniziative (presentate in queste pagine) punto al medesimo obiettivo, seppure con modalità diverse. I destinatari della festa, intesa come opportunità di incontro, di conoscenza, di arricchimento, di comprensione dell’altro non come limite ma come ricchezza e opportunità sono tutti i cittadini di Brescia, italiani e stranieri. La prima parte della mattinata, come da tradizione, è riservata ai cittadini cattolici con la celebrazione della Santa Messa presieduta dal vescovo Monari.

Durante la giornata saranno sempre aperti, nel foyer, stand delle diverse comunità in cui si potranno ammirare oggetti artistici dei diversi Paesi, occasione in più per facilitare quella conoscenza e quella comprensione che è premessa dell’incontro e dell’integrazione. D’altra parte sono proprio queste, al di là di semplificazioni e banalizzazioni, le vie che permettono una reale integrazione. Lo testimoniano le tre storie raccontate in queste pagine, storie che smentiscono anche qualche luogo comune. Sono storie di chi ha fatto della disponibilità alla conoscenza, all’incontro, alla comprensione una via per farsi veramente riconoscere come ricchezza, com’è nello spirito della Festa dei popoli.
M .VENTURELLI 13 mag 2016 00:00