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Brescia
di + PIERANTONIO TREMOLADA 11 giu 2022 14:59

La gratuità come stile di vita

Nell'omelia per le ordinazioni presbiterali, il vescovo Tremolada ha approfondito il tema della gratuità, riprendendo il verdetto del Vangelo "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" scelto dai novelli sacerdoti

Eccoci al giorno sempre molto atteso delle Ordinazioni Presbiterali. La Chiesa diocesana, ma anche la Congregazione religiosa dei Carmelitani scalzi, si stringe intorno a voi, cari Michele, Luca, Denny, Matteo, Michele, Francesco; guarda a voi come a un dono prezioso e come a un segno della provvidenza divina a favore del suo popolo. Siete giunti a questo momento dopo un cammino di discernimento e di formazione, che – ne sono certo – vi ha arricchito e vi ha fatto crescere. Siete stati accompagnati dalle vostre famiglie, dagli educatori del seminario e dalle vostre comunità, ma anche dalle tante persone che avete incontrato lungo la strada della vostra vita e a cui ora siete uniti dai dolci legami dell’affetto e della riconoscenza. Ogni vocazione che giunge al suo compimento porta infatti il sigillo della carità, di un amore condiviso, della comunione tra fratelli e sorelle nella fede.


Avete scelto per questa celebrazione la pagina del Vangelo di Matteo che racconta la prima missione dei dodici. L’avete offerta alla nostra meditazione, mettendo in evidenza una frase che voi considerate particolarmente importante, capace di indicare il tratto qualificante del vostro ministero: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!». È quanto Gesù raccomanda ai suoi discepoli che si apprestano a vivere per la prima volta l’esperienza dell’essere inviati. Dovranno annunciare il Vangelo del Regno di Dio sapendo che tutto hanno ricevuto gratuitamente e quindi tutto dovranno donare allo stesso modo. Potremmo dire che la gratuità sarà il loro stile di vita, perché Dio ha agito così nei loro confronti. «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» ricorderà loro Gesù (Gv 15,16). La chiamata è stata sua. Ma anche il potere conferito loro in occasione della missione è suo, quel potere grazie al quale gli apostoli riusciranno a compiere ciò che Gesù chiede loro: «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni». Chi avrebbe di suo la capacità di fare tutto questo? Alla base della missione apostolica c’è dunque un dono, una misteriosa condivisione della potenza di bene che opera in Gesù, c’è un’esperienza di grazia. Ce lo conferma, in un’altra prospettiva, la seconda lettura che abbiamo ascoltato: «Ti ricordo – scrive Paolo a Timoteo – di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. … Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia». La forza di testimoniare senza vergognarsi e di soffrire per il Vangelo sono parte del dono di Dio che Timoteo ha ricevuto per l’imposizione delle mani dell’apostolo. E l’uno e l’altro sono stati chiamati secondo un disegno di grazia. Ecco ciò che sta prima di ogni nostro agire: la grazia. Essa è l’orizzonte di bene nel quale ci muoviamo, il principio di tutto, l’energia che ci salva ma anche e prima di tutto un amore sincero, intenso e invincibile che proviene dal cuore stesso di Dio. La grazia è lo sguardo amorevole di Dio su di noi e insieme la sua potente opera di riscatto e di santificazione.


È dalla grazia di Dio che deriva la gratuità, cioè lo stile di vita dell’uomo credente. Chi ha sperimentato la benevolenza e la santità del Padre celeste farà della gratuità la regola del suo agire. Un modo nuovo di presentarsi, di comportarsi e prima ancora di pensarsi fa così il suo ingresso nel mondo, troppo spesso abituato a vedere le persone muoversi secondo la meschina regola del tornaconto e dell’interesse. Premi, ricompense, riconoscimenti sono nella logiche delle cose quando tra gli uomini domina la mondanità. Il profitto senza scrupoli, la corruzione e lo sfruttamento dei più deboli sono poi le conseguenze più tragiche di questo modo di condurre la vita. Chi crede in Dio e nella sua rivelazione di salvezza, chi è stato raggiunto dalla grazia di Cristo, si è incamminato sulla via della carità, quella carità che trova più gioia nel dare che nel ricevere, che non ha pretese e non coltiva attese, che scuote le mani per non accettare regali, che non fa calcoli e non ricerca appoggi, che considera semplicemente un dovere il servizio e la cura del suo prossimo. Il discepolo del Signore divenuto apostolo del Vangelo vivrà la gioia rara del cuore liberato dal peso del suo io. Farà della sua vita un’offerta gradita a Dio, un vero sacrificio d’amore. La gratuità lo renderà generoso, zelante, laborioso, totalmente dedito al bene altrui, ma anche paziente, magnanimo, mite e misericordioso, capace di perdonare le offese e di stemperare subito ogni rancore. Chi non pretende nulla per sé non ha nulla da perdere, non sarà divorato dall’ansia del confronto, non si lascerà rodere dal tarlo della gelosia e del risentimento, non siederà ai tavoli del pettegolezzo e della maldicenza. Conoscerà la pace del giusto, di chi cioè ha riposto in Dio la sua speranza e da lui attende la sua ricompensa, molto diversa da quella del mondo.

È questo l’augurio che io vorrei farmi – cari candidati – a nome di tutti i vostri cari e di tutta la nostra Chiesa, facendo eco alla parola del Vangelo che voi stessi avete scelto come sigillo di questo giorno e del vostro futuro ministero. Vi conceda il Signore di vivere la gratuità come stile di vita, come regola che la ispira e come costante tensione del cuore. E questa gratuità sia frutto della grazia di Dio in voi, prenda forma a partire dal dono che vi è stato fatto. È il dono della fede e del ministero apostolico, del sacramento del Battesimo e del sacramento dell’Ordine, il dono della vita dei redenti in Cristo e del servizio compiuto nel suo nome a favore della sua Chiesa e del mondo. Abbiamo letto sempre dalla Seconda Lettera di Paolo a Timoteo le seguenti parole: «Cristo ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo, per il quale io sono stato costituito messaggero, apostolo e maestro». Ecco il frutto della grazia di Dio: il Vangelo della vita e dell’incorruttibilità che ha conquistato i cuore di Paolo e ne ha fatto un messaggero, un apostolo e un maestro. Sia così anche per voi: la grazia di Cristo si riveli a voi ogni giorno di più, vi conquisti nel segreto della vostra coscienza e vi faccia suoi, vi conduca alle altezza di quella carità che trova nella gratuità la sua espressione più evidente, il suo tratto distintivo. Quanto più vi sentirete amati dal Padre che è nei cieli, preceduti e accompagnati dalla sua bontà e fedeltà, custoditi e difesi dalla sua provvidenza, rinnovati dal suo perdono; quanto più sarà viva in voi la gratitudine per il bene che avete ricevuto e che sempre riceverete, tanto più crescerà in voi il desiderio di donare e di donarvi senza chiedere nulla in cambio. Diventerà vera anche per voi la frase che troviamo negli Atti degli Apostoli rivolta da san Paolo agli anziani di Efeso, una frase di straordinaria efficacia, con la quale egli riassume tutto il suo ministero: «Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio (At 20,24).

Vorrei rivolgervi infine un’esortazione che sento particolarmente urgente in questo momento. Nel prossimo anno pastorale sarete invitati, insieme con tutta la nostra Chiesa diocesana, a intraprendere più decisamente il cammino di un ascolto assiduo e appassionato della Parola di Dio, facendo della Sacra Scrittura il nutrimento e la regola del vostro ministero. Sappiate che proprio la Parola di Dio, accostata con fede e accolta con amore, vi permetterà di fare l’esperienza costante della grazia e quindi di sentire vivo l’appello della gratuità come stile di vita. Nelle Scritture – ci ricorda il Concilio Vaticano II – il Padre viene incontro con amorevolezza ai propri figli, parla loro come ad amici, li fa sedere alla sua tavola, svela loro i suoi segreti, li ammaestra con il suo Spirito di sapienza. Siate dei veri ascoltatori della Parola di Dio: amatela, ricercatela, accostatela. Le pagine dei Vangeli e la grandi pagine bibliche, in particolare i Salmi, vi diventino familiari. La grazia di Dio così vi custodirà, sarà l’orizzonte di luce nel quale camminerete, e farà di voi dei veri testimoni del Risorto. Chi vi incontrerà e già vi sta incontrando – penso soprattutto ai giovani, ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze – sentirà che in voi c’è la fiamma di una luce gentile, vedrà che sapete dare gratuitamente perché gratuitamente avete ricevuto.

La Madre del Signore e madre nostra, la Vergine dell’ascolto, la prima e più grande testimone della carità di Dio, vi accompagni con la sua tenerezza e interceda per voi, affinché il Padre celeste che vi ha chiamati porti a compimento l’opera che in voi ha iniziato.


                                                                                





+ PIERANTONIO TREMOLADA 11 giu 2022 14:59