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Concesio
di GIUSEPPE BELLERI 01 mar 2019 08:13

Liberi per essere felici

Don Claudio Burgio è intervenuto all’Istituto Paolo VI di Concesio per il corso di studio e formazione dell’Oec

Liberi per essere felici. Questo è il tema che ha sviluppato don Claudio Burgio al quarto incontro, tenutosi domenica 24 febbraio all’Istituto Paolo VI di Concesio, del corso di studio e formazione offerto dall’Opera per l’Educazione Cristiana a un centinaio di studenti degli ultimi tre anni delle scuole secondarie di secondo grado di Brescia e provincia. Don Claudio, fondatore nel 2000 dell’Associazione Kayrós e cappellano del carcere minorile “Cesare Beccaria” di Milano, ha portato alcune esperienze significative. Ha iniziato con quella di Daniel Zaccaro, nato in un quartiere difficile di Milano, che dopo vari soggiorni in carcere ha deciso di ritornare a studiare; presa la maturità ora è prossimo alla laurea triennale in scienza della formazione; nello scorso Sinodo dei giovani ha portato la sua testimonianza in aula Paolo VI, presente anche Papa Francesco. “Nei ragazzi c’è un desiderio di felicità -ha commentato don Claudio- non ancora consapevole. Daniel è diventato libero quando si è trovato in una cella; li è stato veramente libero. La cella gli ha dato una grande sofferenza e la sofferenza lo ha fatto riflettere. Spesso molti agiscono e solo dopo pensano.

Ma per crescere è necessario conoscere altre persone fuori dal proprio giro; non si cresce solo con chi ci assomiglia. Il bene è sempre possibile, ma prima c’è da scegliere e ancor prima occorre pensare; ed è importante pensare insieme poiché da soli non si riesce a conoscere appieno la realtà”. Don Claudio ha anche mostrato la testimonianza data nel programma “Lucignolo“ da David, residente a Brescia, che ha raccontato di quando era un bullo. Toccante una delle sue frasi: “Se io muoio a chi potrebbe dispiacere?”. “La felicità - ha evidenziato don Claudio Burgio - non è pace, ma ha a che fare col dolore, con le lacrime; è collegata col perdono e la misericordia. Emblematica la lettera scritta da una mamma all’uccisore di suo figlio: “Non voglio perdere un altro figlio!”. Si diventa felici strada facendo e si diventa padre e madre quando ci si prende cura di qualcuno: solo allora si è felici. Nella parabola del Figliol prodigo l’uomo che aveva due figli viene chiamato “padre” solo al ritorno del giovane figlio”. E ha terminato con alcune domande: “Voi che felicità volete? Quella dei genitori, degli amici, della società?”.

Sabato 9 marzo ci sarà la prova conclusiva, dove nel tempo massimo di 3 ore i giovani redigeranno un saggio critico e saranno sicuramente tutti più felici, non solo i 41 che beneficeranno dei premi ricerca. Al termine del programma di formazione il bilancio è certamente positivo per tutti: per gli organizzatori, i docenti (don Simone Zonato, che ha relazionato domenica 20 gennaio su “La felicità e quella degli altri”, confidava che solo nel preparare le note al suo intervento già si sentiva felice), i giovani e gli accompagnatori.

GIUSEPPE BELLERI 01 mar 2019 08:13