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Brescia
di M. VENTURELLI 13 mag 2016 00:00

Ludovico Pavoni presto santo: la gioia di Brescia

Papa Francesco ha riconosciuto il miracolo che apre la strada alla canonizzazione di un sacerdote che, prima ancora di don Bosco, intuì l'importanza dell'educazione, tramite il lavoro, di giovani in difficoltà. Le reazioni bresciane

“Abbiamo appreso con grande gioia la notizia che il papa ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto riguardante il miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Ludovico Pavoni. Un riconoscimento che apre la strada alla canonizzazione del nostro fondatore”. Questo il primo commento di padre Walter Mattevi, parroco della comunità parrocchiale di S.Maria Immacolata, alla pubblicazione sul bollettino della Santa Sede del 10 maggio dell’“attesa” notizia.

La pubblicazione ha ufficializzato ciò che l’intera famiglia pavoniana ha sempre saputo: padre Lodovico è stato un santo. “Il nostro fondatore – continua padre Walter – è stato una figura eccezionale, un antesignano di bon Bosco, una figura di sacerdote che avrebbe saputo incarnare alla perfezione quella Chiesa in uscita tanto cara a Papa Francesco”.
In anni certamente più difficili di quelli attuali, Lodovico Pavoni seppe andare verso le periferie umane sociali, umane e culturali del tempo, indicando nel lavoro una potente leva di riscatto.

“Una scelta – ha continuato ancora il parroco di Santa Maria Immacolata – che anche la Chiesa del tempo guardò con occhio critico, non capendo sin da principio perché dei religiosi dovessero sottrarre del tempo alla preghiera e alle altre attività connesse al loro stato per dedicarlo ai giovani nei luoghi di lavoro”. Erano anche quelli segnali di santità non facili da cogliere se non vivendo fianco a fianco con Lodovico Pavoni e che tutti quelli che negli anni hanno fatto proprio il suo carisma.
“Proprio nei giorni scorsi – ricorda al proposito padre Walter Mattevi – ho incontrato a Genova un gruppo di ex allievi dell’Istituto Fassicomo (un’altra delle realizzazioni nate dall’intuizione del sacerdote nato a Brescia nel 1784). Persone con storie difficili alle spalle che hanno confermato che solo un santo poteva concepire un’opera come quella che ha dato loro concrete possibilità di futuro”.

In via Pavoni a Brescia, come in tutte le altre comunità, si respira un sentimento di gioia per il via libera alla canonizzazione del fondatore. “Non conosciamo ancora la data – afferma al proposito padre Walter -. Solo dopo il Concistoro previsto a giugno si potrà sapere qualcosa di certo”.
Nel prossimo autunno, sottolinea ancora il religioso, dovrebbero tenersi le canonizzazioni di altri due santi che si sono distinti per la loro attenzione agli ultimi. “Sarebbe bello – è la sua speranza – che a questi potesse aggiungersi anche la figura del nostro fondatore”.
In attesa dell’ufficialità della data, c’è un sentimento condiviso nella famiglia pavoniana così riassunto da padre Walter Mattevi: “La canonizzazione di Lodovico Pavoni deve essere occasione per chiamare alla santità anche tutti gli altri pavoniani”.

Anche per loro la strada da seguire per la santità è chiara, ed è quella tracciata da Lodovico Pavoni (beatificato da San Giovanni Paolo il 14 aprile 2002), con la sua vita e le sue intuizioni. Nato a Brescia l´11 settembre 1784, dopo l’ordinazione sacerdotale intuisce di essere chiamato all´educazione cristiana dei ragazzi più poveri e a questi dedica la sua vita intera. E alla sua morte, avvenuta il 1° aprile 1849 a Saiano, lascia un’eredità importante: un metodo educativo", che lo pone all´avanguardia dei pedagogisti più illuminati dell´800; un modello di istruzione e di avviamento al lavoro che prelude alle attuali scuole professionali; riforme di assoluta novità, che anticipano di mezzo secolo la dottrina sociale della "Rerum Novarum" (dignità del lavoro, salario familiare, assistenza nelle malattie, licenziamento solo per giusta causa, partecipazione del lavoratore agli utili di azienda). E, soprattutto la Congregazione dei Figli di Maria Immacolata, i cui figli, i “Pavoniani”, appunto, collaborano "alla pari" come educatori della fede, come maestri d´arte e di umanità.
M. VENTURELLI 13 mag 2016 00:00