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di ELISA PELLEGRINELLI 15 apr 2019 10:04

Oka: il gioco da tavolo della Caritas

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La Cooperativa Sociale Kemay, in collaborazione con Caritas Diocesana di Brescia, ha realizzato un nuovo gioco da tavolo:"OKA. È in gioco la vita”. L'obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione sul difficile tema dell'accoglienza. Si tratta di un vero e proprio percorso a tappe, che ricalca il viaggio dei migranti che, dalle zone sub-sahariane, cercano di raggiungere l'Italia.

Un lancio di dadi per stabilire il proprio futuro.

Proprio come in un gioco da tavolo, la vita delle persone che si spostano dalla propria patria per richiedere asilo politico in altri Paesi sembra sia condizionata solo dalla fortuna. Non ci sono certezze né stabilità di alcun tipo. Chi arriva in Italia, passando attraverso le terre africane e partendo via mare dalla Libia, non sa quasi mai a cosa andrà incontro.

“OKA. È in gioco la vita” è un nuovo gioco da tavolo realizzato dalla Cooperativa Sociale Kemay, in collaborazione con Caritas Diocesana di Brescia, nell’ambito del progetto Approdi, che si occupa di promuovere la sensibilizzazione all’accoglienza nelle scuole ed istituti bresciani e nelle comunità. OKA è un gioco in cui si dispiegano sul tabellone le numerose tappe cui va incontro chi approda in Italia, giungendo da Paesi africani della zona sub-sahariana. Le caselle, dai contenuti diversi, rispecchiano non solo il viaggio dei migranti, ma anche gli ostacoli che si presentano sul cammino: proprio come nella vita vera, il migrante viene derubato, ingannato, picchiato. Nel gioco di OKA, come nella vita vera, si può morire in ogni momento, in ogni casella. Anche una volta approdati in Italia, il gioco non è finito: inizia l’iter burocratico che può avere una buona fine o meno. Alcune tappe sono obbligatorie, come le caselle in preparazione all’attraversamento del deserto e del mare.

Questo non è un gioco da tavolo come tutti gli altri: il suo obiettivo è quello di educare ed informare la popolazione sul tema dell’immigrazione e di dare spunti di riflessione che coinvolgano i partecipanti. È un modo diverso per portare la cultura dell’incontro a livelli concreti, grazie all’immedesimazione dei partecipanti con i migranti.

Il gioco è adatto a chi ha più di 11 anni d’età e coinvolge sia i ragazzi sia gli adulti: attraverso il gioco, i partecipanti sperimentano sulla propria pelle cosa vuol dire lasciare la propria terra, attraversare il deserto, forse giungere in Italia e provare a vivere qui, nella difficoltà continua dell’instabilità.

ELISA PELLEGRINELLI 15 apr 2019 10:04