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di PIER GIORDANO CABRA 20 ott 2022 14:05

Piamarta, Santo molto attuale

Il 21 ottobre del 2012 Papa Benedetto XVI proclamava Santo il Beato Giovanni Battista Piamarta, sacerdote bresciano, educatore e benefattore, fondatore dell’Istituto Artigianelli, della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth e delle Umili Serve del Signore, mostrandone l’attualità della peculiare santità e del suo carisma. Quel giorno a Roma, tra i settantamila accorsi per essere testimoni della santità di ben sette beati, c’erano anche almeno seimila bresciani guidati dall’allora vescovo Luciano Monari. A dieci anni d distanza, venerdì 21 alle 10.30 nella Cattedrale di Brescia, sarà ancora il vescovo Luciano, oggi Emerito della Diocesi, ad aprire l’anno dedicato a San Piamarta presiedendo la celebrazione eucaristica alla quale parteciperanno le scuole piamartine e i fedeli che in san Piamarta riconoscono l’educatore e il benefattore (è possibile seguirla in diretta YouTube al seguente link: https://bit.ly/3sdqYaQ).

Se volessimo riassumere il nucleo della sua attualità, potremmo porlo nell’importanza data alla gratitudine: Padre Piamarta soleva ripetere che la gratitudine deve essere la massima virtù del nostro Istituto. Lo diceva per l’esperienza personale della Provvidenza che si serviva dei benefattori, che lo avevano tenuto sulla buona strada nella sua infanzia e giovinezza, e poi aiutato nelle sue opere impegnative e gravose, che avevano acuito in lui il senso della gratitudine fino a farne “la massima virtù” della sua istituzione, della sua religiosità, della sua comunità del suo tipo di educazione da impartire. Il Santo innanzitutto vede e si impegna a far vedere nell’azione educativa la realtà come dono: tutto è dono, io stesso sono un dono, nessuno è venuto al mondo da solo, nessuno vive indipendentemente dagli altri. Tutto viene dal Donatore e Creatore di tutte le cose e tutti siamo interdipendenti. Ed io sono invitato ad adorare e ringraziare: “Ti adoro o mio Dio e ti ringrazio d’avermi creato e fatto cristiano”. Ma nell’attuale società dove tutto è dovuto, la riconoscenza diventa sempre più rara e il “grazie” che si dice (quando lo si dice) appare più un gesto di buona educazione che l’espressione di una riconoscenza della realtà delle cose.

L’educazione umana e cristiana della persona, parte proprio dal far riscoprire che la “massima virtù” è la gratitudine (Che cosa hai che non hai ricevuto?) perché ciò conduce alla radice di tutte le cose, facendo risalire il tutto al Creatore munifico, il Mistero luminoso, oltre il quale non si può andare. Ma se è la “massima virtù” sarà anche la massima preoccupazione da parte dell’educatore, la base su cui costruire la persona umana e cristiana. Del resto la massima espressione della fede cristiana non è forse l’Eucaristia, Il memoriale in rendimento di grazie di tutti i doni di cui viviamo e siamo?

San Giovanni Battista Piamarta, subito dopo la gratitudine, ricorda la Parabola dei talenti, dei doni che abbiamo ricevuto e dobbiamo far rendere con l’impegno personale prima di goderne i frutti. Dopo il dono viene il compito, che è l’altra faccia della medaglia. È dalla pietas che viene il labor ed è da entrambi che vengono i frutti, che ci allietano e ci allieteranno in una gratitudine spontanea, letificante, perenne.

PIER GIORDANO CABRA 20 ott 2022 14:05