Scomunicato Tomislav Vlasic

Il 22 luglio la Congregazione per la Dottrina della Fede ha formalmente comunicato al Vescovo di Brescia di avere scomunicato Tomislav Vlašić. In questi anni Vlašić non ha mai ottemperato ai divieti a lui imposti nel precetto penale canonico emesso nei suoi confronti dalla medesima Congregazione, il 10 marzo 2009, sotto pena di scomunica riservata alla Santa Sede. Egli infatti, nella Diocesi di Brescia e in altri luoghi, ha continuato a svolgere attività di apostolato nei confronti di singoli e di gruppi, sia mediante conferenze che attraverso mezzi informatici; ha continuato a dichiararsi religioso e sacerdote della Chiesa cattolica, simulando la celebrazione di sacramenti non validi; ha continuato a suscitare grave scandalo tra i fedeli, compiendo atti gravemente lesivi della comunione ecclesiale e dell’obbedienza all’Autorità ecclesiastica. A motivo di tale pena di scomunica è fatto divieto a Vlašić di prendere parte in alcun modo come ministro alla celebrazione dell’Eucarestia o di qualunque altra cerimonia di culto pubblico, di celebrare sacramenti o sacramentali e di ricevere i sacramenti, di esercitare funzioni in uffici o ministeri o incarichi ecclesiastici qualsiasi, o di porre atti di governo. Nel caso in cui il sig. Vlašić intendesse prendere parte alla celebrazione dell’Eucarestia o a qualsiasi atto di culto pubblico, deve essere allontanato o si deve interrompere l’azione liturgica, se non si opponga una grave causa.

Un soggetto così negativo andava sicuramente fermato e scomunicato molto prima, mi sembra che già dal 2009 avrebbe dovuto astenersi da qualsiasi attività pastorale e religiosa. Era necessario tutelare da subito i fedeli in buona fede che lo hanno ascoltato e seguito. Soprattutto poi è intollerabile che si sia dato da se stesso la libertà di celebrare Funzioni e amministrare Sacramenti. Ma non conosco in profondità le vicende: potrebbe essere che per un po’ di anni se ne è stato “dormiente” astenendosi da tutto ciò, e che poi abbia invece iniziato la sua attività di apostolato nonostante gli fosse stata inibita già dal 2009.