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Brescia
di RICKY BARONE 26 lug 2021 08:10

Applausi per Mistery Train al Teatro Romano

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Una serata fortemente voluta dagli Editori Laterza in collaborazione con il Circolo Giovanni Bosio e che ha potuto contare sulla guida del professor Alessandro Portelli, esperto numero uno in Italia della cultura popolare americana degli ultimi due secoli, quella legata alla sfera musicale.

Il treno misterioso e il mistero del treno si incrociano per tutto lo splendido spettacolo “Mystery train”, svoltosi nell’affascinante Teatro Romano di Brescia la sera del 23 Luglio. Una serata fortemente voluta dagli Editori Laterza in collaborazione con il Circolo Giovanni Bosio e che ha potuto contare sulla guida del professor Alessandro Portelli, esperto numero uno in Italia della cultura popolare americana degli ultimi due secoli, quella legata alla sfera musicale.

La voce del prof. Portelli ha condotto la serata attraverso una narrazione precisa e divulgativa, che ha voluto mettere al centro il treno, come artefice e fulcro dello sviluppo della società americana a partire dal 1830, quando è iniziata il progresso industriale a stelle e strisce, in netto anticipo sul resto del mondo. Sul palco a dare sostanza alle spiegazioni di Alessandro Portelli la voce recitante e a volte cantante di Margherita Laterza, l’ottimo Gabriele Amalfitano alla chitarra e alla voce e il basso e le tastiere di Matteo Portelli. Brano simbolo nonché titolo della serata “Mystery train”, che Elvis Presley incise nel 1954, anno che è storicamente considerato quello in cui è nato il rock ‘n’ roll. La vicenda raccontata dallo storico romano inizia però oltre un secolo prima, quando i treni ancora non c’erano, c’era la natura, il silenzio, le praterie sconfinate e c’era il grande fiume, il Missouri, sulle cui rive vivevano gli indiani.

C’era anche “O Shenandoah”, che è l’immagine di un sogno, di un amore, del fiume, del padre, è un’icona magica, sulle cui note si apre lo spettacolo. E questa grande natura incontaminata è aperta, squarciata, dal rumore metallico, rombante, sbuffante e ululante del treno, che dà inizio ad un nuovo mondo, quello del progresso e dell’industrializzazione. Un mondo raccontato da Portelli attraverso brani di scrittori come Nathaniel Hawthorne, l’autore de “la Lettera scarlatta” e poetesse indimenticabili come Emily Dickinson. Il treno porta progresso ma anche duro lavoro, emarginazione, solitudine. Sul treno ci sono passeggeri di prima classe e passeggeri di seconda classe come gli hobos, i vagabondi, che si nascondono sotto le carrozze. E di hobos sono pieni i racconti e le canzoni americane, quelle di Woody Guthrie ad esempio, lui stesso hobo prima che grande songwriter, del quale Gabriele Amalfitano esegue “This train is bound for glory”.

E così questo percorso dall’Ottocento giunge fino ai giorni nostri, quando un certo Bruce Springsteen, recuperando una storia misconosciuta del 1877, canta di uno sciopero di ferrovieri finito con gravi incidenti tra i lavoratori e le forze dell’ordine. Il brano si intitola “We are alive”, non è tra i più noti del boss ma è straordinario nel raccontare con grande musicalità una vicenda intensa e dolorosa. La storia del treno potremmo dire che finisce, o meglio perde gran parte del suo valore simbolico quando, dopo la seconda guerra mondiale si sviluppò in America la rete dei trasporti stradali, con le famose highways e la mitica Route 66. L’auto soppianta in un certo senso il treno anche nell’immaginario dei cantanti e proprio Springsteen è famoso per aver cantato di corse solitarie e selvagge in auto, perennemente alla ricerca della fatidica Promised land, magari alla guida di una Cadillac. Il treno resta però sempre associato all’idea di libertà, che per l’americano è una libertà individuale, non sociale come da noi europei. Una libertà fatta anche di malinconia, di solitudine, di blues.

E così Gabriele Amalfitano abbraccia la chitarra ed esegue “Love in Vain”, pezzo blues di Robert Johnson ripreso e reso mitico dalla voce di Mike Jagger dei Rolling Stones. Il brano più intenso della serata è “Downtown train”, di Tom Waits, molto conosciuto anche nella versione di Rod Stewart. Qui si parla del treno che porta le ragazze di Brooklin dalla periferia verso il centro della città, che rappresenta per loro un altro e nuovo mondo, spesso illusorio. Canzone bellissima che regala momenti di intensa commozione. Un viaggio fantastico, nonostante la lontananza tra palco e pubblico, annullata però dalla bravura degli interpreti e dalla magia del Teatro Romano. Piccolo brivido nel finale, con Alessandro Portelli che inciampa e scivola dal palco, senza però particolari conseguenze. Un motivo di più per tributare ai protagonisti della serata applausi ancora più sostanziosi.

RICKY BARONE 26 lug 2021 08:10