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Brescia
di REDAZIONE 23 apr 2018 08:27

Come nasce un poeta

Il carteggio, curato da Federico Migliorati per le edizioni Minerva, copre un arco temporale che va dal 1965 al 1982: è costituito da 91 lettere, di cui 41 inviate da Vittorio Sereni a Roberto Pazzi e 50 da quest’ultimo a Sereni

“Come nasce un poeta” è il titolo dell’epistolario, curato con passione e competenza da Federico Migliorati, tra Vittorio Sereni e Roberto Pazzi. Vittorio Sereni (1913-1983) dal 1924 al 1932 ha vissuto a Brescia dove ha conseguito la maturità classica al liceo Arnaldo. È del 1941 (edizioni Corrente) l’uscita della sua prima raccolta di poesie, dal titolo Frontiera, e della nascita della primogenita Maria Teresa, soprannominata “Pigot” (da pigotta, che in lombardo significa bambola) e che morirà nel 1991 dopo aver curato l’opera postuma del padre. La vita di Sereni viene sconvolta dalla prigionia in Nordafrica, dall’agosto 1943 al luglio 1945: è tradotto in vari campi di concentramento prima in Algeria e successivamente nel Marocco francese. Questa dolorosa esperienza è trasposta nei versi di Diario d’Algeria, la sua seconda raccolta di poesia, edita da Vallecchi nel 1947. Si intitola Strumenti umani la terza raccolta di versi di Sereni, che esce nel 1965 per Einaudi; alla Mondadori, insieme a Giansiro Ferrata, ha il merito di dar vita alla collana dei “Meridiani” (il numero zero è dedicatoa Giuseppe Ungaretti). È del 1970 Un posto di vacanza, poemetto lirico che richiama Bocca di Magra, il paese dell’estremo lembo della Liguria, nella Lunigiana, ove si reca periodicamente dal 1949 (seguendo l’amico Elio Vittorini) all’anno della morte, incontrandovi colleghi di lavoro e amici, come Giulio Einaudi e Franco Fortini. Tra quelli che frequentano il luogo e con cui intrattiene saldi rapporti c’è anche il ferrarese Roberto Pazzi a cui riserva una nota di elogio dei suoi primi passi nel mondo dei versi. Roberto Pazzi, poeta, scrittore e giornalista tradotto in 26 lingue, vive a Ferrara e in questo volume racconta il suo rapporto epistolare con Sereni e analizza lo stato di salute della poesia. Nel 2001 è uscito da Frassinelli il suo romanzo più tradotto (18 lingue), Conclave, che ha conquistato il premio Scanno, il premio Stresa, il super premio Flaiano e il premio Comisso. Pazzi ha ricoperto incarichi di docente universitario a Ferrara e Urbino e attualmente è opinionista del “Quotidiano Nazionale” dopo essere stato collaboratore del “Corriere della Sera” e del “New York Times”. Nel 2013 ha fondato a Ferrara la scuola di scrittura creativa “Itaca”.

Il carteggio, edizioni Minerva, copre un arco temporale che va dal 1965 al 1982: è costituito da 91 lettere, di cui 41 inviate da Vittorio Sereni a Roberto Pazzi e 50 da quest’ultimo a Sereni. Le prime sono state recuperate nell’archivio Pazzi presso l’abitazione del poeta a Ferrara, le seconde sono state fornite dal Fondo Sereni di Luino. L’autore ha il merito di aver raccolto tutte lettere inedite. Da una parte possono aiutare a conoscere l’uomo e il letterato Sereni, dall’altro possono aiutare a comprendere l’avvicinamento iniziale di Pazzi alla poesia. “L’epistolario – spiega Migliorati – avrebbe potuto essere ancora più ampio: purtroppo nel corso del tempo alcune lettere sono andate perdute e non è stato possibile recuperarle oppure, come nel caso dell’epistolario di Pazzi, sono divenute pressoché illeggibili. Alcuni ‘buchi’ temporali tra una missiva e l’altra sono dovuti a ciò. Il lavoro è corredato con l’inserimento di note che vogliono essere di supporto al lettore: due in particolare rivestono un’importanza primaria poiché racchiudono il contenuto di altrettante lettere inviate a Pazzi da Salvatore Quasimodo e da Giuseppe Pontiggia, gelosamente custodite nell’archivio del poeta ferrarese a cui ho avuto accesso. Nel carteggio emergono limpide e chiare l’attenzione e la cura poste da Sereni nei riguardi del giovane Pazzi che muoveva allora i primi passi nel mondo della poesia e che a lui si affidava per consigli, pareri, valutazioni”.

REDAZIONE 23 apr 2018 08:27