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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 31 mar 2016 00:00

Con Corpus Hominis "Aspettando il festival..."

La rassegna organizzata da Corpus Hominis offrirà alla città eventi, teatro e concerti fino al 22 maggio. Fra gli appuntamenti, anche un ciclo di incontri sulle opere di misericordia

Incontri, mostre, teatro e musica. Da qui inizia il viaggio di “Aspettando il Festival”, la rassegna che Corpus Hominis ha approntato per il periodo (2 aprile – 22 maggio) che va da Pasqua alla settimana del Festival della Comunità che avrà luogo dal 23 al 29 maggio. Se nel 2015, prima annualità del progetto, il tema del “Corpo della città” aveva caratterizzato gli appuntamenti della rassegna, quest’anno verrà affrontato il tema dell’“Anima della città”.

Curare l'anima del corpo sociale e comunitario ha bisogno di azioni e ispirazioni precise. I "movimenti" che le sette opere di misericordia spirituale suggeriscono educano il "cuore" della città a restare fermo nella sua fedeltà alla fede e alla giustizia. L’anima di Brescia campeggia su Palazzo Loggia incisa nel marmo: “Fidelis Brixia fidei et iusticiae consecravit”.

Mentre nella città (come riportato nella pagina a lato) prenderanno vita 4 grandi mostre e 25 eventi nei diversi quartieri, grazie alla sinergia con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia ospiterà diversi nomi della cultura, del giornalismo e dell’attualità: Roberto Righetto, mons. Giacomo Canobbio, Ferruccio Parazzoli, Alesssandro Zaccuri, suor Giusy Stevanin, Nicolangelo D'Acunto, Gherardo Colombo, Piergiorgio Vittorini, Mario Botta, Tino Bino, Silvano Petrosino, Giacomo Scanzi, Claudia Francardi, Irene Sisi e Luca Doninelli. Il ciclo è organizzato in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Gli incontri in Cattolica. "Sette opere di misericordia spirituale. Sette opere di vita”, è il titolo del ciclo di incontri pensato dai curatori della rassegna che tenterà di fornire una dimensione concreta alle sette opere di misericordia spirituale. “Ci siamo confrontati con mons. Giacomo Canobbio – ha sottolineato Massimo Locatelli, docente della Cattolica, filmologo, storico dei media e curatore della rassegna – sul senso teologico delle opere di misericordia spirituale. Agli ospiti chiederemo come 'tradurre' il senso teologico in progetti di vita”. Saranno testimonianze che, “a partire da un'idea forte, da una riflessione culturale, porteranno a mostrare come può diventare concreta, oggi, la misericordia spirituale”. A margine della presentazione del calendario di “Aspettando il festival” abbiamo rivolto qualche domanda a Massimo Locatelli.

Può fornire un esempio dell'attualità delle opere di misericordia spirituale? La dimensione della giustizia è una dimensione praticissima, che viene dall’ammonire i peccatori. In termini teologici significa dare consapevolezza dello smarrimento a chi, di fatto, è smarrito. Per fornire un esempio concreto di questo percorso abbiamo invitato Gherardo Colombo, testimone di una concezione della giustizia fortemente basata sul perdono, sull'educazione alla legalità basata sul perdono. In questo senso pensiamo che questa sia una forte concretizzazione del concetto di giustizia e dell'ammonire i peccatori. Lo stesso avverrà con le restanti 6 opere.

Ci sono opere che si prestano più di altre a questo processo?
Ovviamente questo è più evidente nel caso del consolare gli afflitti, l'opera di misericordia spirituale che più si presta, purtroppo, alle attività della vita quotidiana. Abbiamo quindi invitato suor Giusy Stevanin, medico presso l’Hospice per malati terminali Domus salutis di Brescia.

Per quanto riguarda la cultura?
Porsi il problema di come insegnare agli ignoranti coinvolge la cultura, il suo porsi a fronte della misericordia. La cultura ha un ruolo? È necessaria la sapienza per essere misericordiosi? Sono domande poste in astratto ma gli intellettuali devono saper rispondere in concreto, mettendosi a disposizione.

Quanto sono attuali le opere di misericordia spirituali? Se riusciamo a dare l'idea che sono concrete, che fanno parte dell a nostra vita, diventano attualissime. Se le lasciamo all'interno di una cornice di tradizioni, forse rischiamo di non sentirle nostre. Se attraverso gli incontri i nostri ospiti forniranno la testimonianza dell'attualità di queste opere, riguardo alla giustizia, alla cultura come disponibilità, alla misericordia come dote relazionale fondamentale e quotidiana per fare comunità, allora comprenderemo che queste opere sono attualissime. Oggi viviamo in un mondo che di misericordia, declinata nella sua concretezza, purtroppo, ha bisogno come del pane.

Consulta il libretto di Aspettando il festival
ROMANO GUATTA CALDINI 31 mar 2016 00:00