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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 20 mar 2016 00:00

Dirigenti pubblici? E' tempo di voltare pagina

"La selezione della classe dirigente: i manager pubblici locali", il tema dell'incontro organizzato dalla Fondazione San Benedetto al Centro Paolo VI giovedì 17 marzo. Tra i relatori, Sabino Cassese

Quali sono le basi sulle quali si deve fondare la selezione della classe dirigente? E’ stato il quesito di fondo che ha caratterizzato l’incontro promosso dalla Fondazione San Benedetto giovedì scorso al Centro Pastorale Paolo VI. Secondo il giurista e professore di diritto amministrativo Sabino Cassese, per cambiare l’attuale assetto della pubblica amministrazione, materia sulla quale è impegnato con la sua riforma il ministro Madia, si deve ripartire guardando agli esempi del passato, da uomini del calibro di Nenni e di Sturzo: “Sono stati due grandi uomini politici”. Prendendo spunto dai “Diari degli anni ‘50” del leader socialista, Cassese ha ricordato l’importanza, secondo Nenni, della formazione amministrativa in ambito locale. “Erano uomini che si erano formati nella realtà locale – scriveva – spesso come dipendenti locali, poi come politici locali, quindi, grazie a questa esperienza che univa politica e amministrazione, erano diventati politici nazionali”. Erano uomini che “sapevano amministrare e conoscevano le regole della politica”, ha aggiunto. Se sul versante socialista i politici sembravano sapere il fatto loro, dell’altro lato del campo i democristiani non erano da meno. Uno spiccava su tutti: “Il giovane Sturzo – ha ricordato Cassese, allora assessore di un ‘comunello siciliano’, girava per i corridoi ministeriali tenendo lezioni di contabilità pubblica ai più alti funzionari dello Stato. Era un politico – ha commentato il giurista – che nel dialogo con gli amministratori locali si era impadronito di questa materia tanto da essere temuto dai direttori generali dei ministeri romani perché ne sapeva più dei suoi interlocutori”. Le amministrazioni locali, secondo Cassese, in passato sono state “un vivaio sia di amministratori sia di politici: il luogo dove si è formata la classe politica italiana”.

Competenze e numeri. Competenze e numeri. E’ su questo dualismo che si gioca il futuro della pa italiana. Stando a un recente rapporto i dirigenti pubblici sono circa 230 mila, un dirigente ogni tredici dipendenti. A ciò si aggiungono - come evidenzia la cronaca - le pratiche non proprio trasparenti riguardanti i concorsi pubblici, le modalità di accesso alla pubblica amministrazione. Come si è arrivati a tale degenerazione?

Il decadimento. Cassese individua la causa del decadimento nella nascita delle Regioni, correva l’anno 1970: “Con il trasferimento delle funzioni si è deteriorato il dialogo che prima intercorreva fra ente locale e amministrazione pubblica, Stato centrale”.  Dopo aver passato in rassegna le conseguenze dell'istituzione delle Regioni, il giurista ha posto l'attenzione sulla Legge 114/2014. E’ una legge che “mette insieme in un unico coacervo i dirigenti superiori, i dirigenti generali e i dirigenti semplici e per tutti introduce un meccanismo che generalizza la nomina  politica, ma la sottopone a un controllo di tre commissioni: una per la dirigenza statale, una per la dirigenza regionale e una per la dirigenza locale”. Secondo Cassese tutto si giocherà in base a come verranno composte le commissioni, sarà “la risposta chiave per giudicare la funzionalità e l’efficacia della legge Madia”. Le commissioni “saranno il filtro tra le istanze burocratiche che tendono a premiare l’anzianità e le istanze politiche che tendono a premiare la fedeltà politica”. Come uscire dall’impasse? Il giurista indica tre elementi: merito, separazione fra politica e amministrazione e capitale sociale.

Rizzo e Sismondi. Concorde nell’individuare nel 1970 il punto di non ritorno per il declino della pa è il giornalista Sergio Rizzo: “La radice di tutta la degenerazione della pubblica amministrazione – ha sottolineato – risiede proprio dalla perdita di capacità di governare dal centro un sistema sì complicato ma relativamente piccolo”. Un altro argomento di Cassese sposato da Rizzo riguarda la separazione della politica dall’amministrazione: “Il meccanismo che non fa funzionare la pubblica amministrazione è questa commistione di ruoli”. Si tratta di un meccanismo che ha creato una sorta di “congelamento della pubblica amministrazione, una stretta – ha sottolineato Carlo Mochi Sismondi, presidente del Forum Pa -– dalla quale il Paese sembra non riuscire a districarsi”. 
ROMANO GUATTA CALDINI 20 mar 2016 00:00