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di LORENZO BONASSI 18 nov 2022 09:15

Biloslavo e Battistini: la guerra vista da vicino

Più di una volta si è rivelato fondamentale avere delle notizie sicure per sapere cosa succeda intorno a noi, ma come funziona durante una guerra? Stefania Battistini e Fausto Biloslavo, due esperti reporter di guerra, hanno deciso di raccontare la loro recente esperienza in Ucraina. L'incontro si è tenuto, giovedì 17 novembre all'Università Cattolica del Sacro Cuore. 

Definito come il primo vero conflitto convenzionale a colpire nel cuore d’Europa, la guerra russo-ucraina ha visto una scioccante invasione simile a quelle del secolo scorso, così come intere famiglie rifugiarsi nei vecchi bunker sovietici sotto le scuole per sfuggire ai bombardamenti notturni. In questo scenario di confusione e morte, loro hanno deciso di provare a mettere chiarezza.

Parallela alle battaglie dei soldati, “la guerra di disinformazione ha raggiunto un peso preponderante rispetto ai conflitti precedenti. La propaganda di entrambe le parti sfrutta i social come un vero e proprio strumento per il conflitto” afferma Biloslavo, rendendo difficile non cadere in errore.

Secondo Battistini ”i social sono fondamentali per raccogliere e confrontare informazioni, ma senza un utilizzo corretto degli antichi strumenti del giornalismo, andando sul posto per verificare che gli elementi coincidano, non si può essere certi di nulla”.

Altro fattore cruciale per i reporter è la figura del fixer, ossia una persona del luogo che, grazie ai suoi contatti, riesce a permettere l’accesso in varie zone del conflitto, limitando i rischi e aiutando a raccogliere più informazioni. Non è poi da dimenticare la scorta armata alla quale la troupe si affianca. Senza di loro, infatti, le probabilità di sopravvivenza si riducono notevolmente: questi uomini offrono protezione, conoscono sentieri sicuri e possono fare la differenza tra la vita e la morte.

Per quanto provino a portare la verità dei fatti alla luce, questi reporter non devono temere solo le armi. Le linee ucraine sono difatti ossessionate dal mantenere la segretezza, portando allo sviluppo di una paranoia nei confronti delle spie. Ciò potrebbe scatenare reazioni pericolose nei confronti degli inviati, che per un innocuo “video di troppo” rischiano di essere additati come spie e venire espulsi dal paese, impossibilitati a tornare per svolgere il proprio lavoro. Inoltre, come afferma Biloslavo “In una guerra non si possono distinguere i buoni dai cattivi”, in quanto crimini e violenze vengono perpetrate da entrambi le parti in gioco.

Ma la guerra va raccontata in tutte le sue sfumature. Proprio per questo persone come Battistini e Biloslavo rischiano la vita, lottando per non superare la “linea rossa” e perdere il proprio equilibrio, restando sopraffatti dalla crudeltà che documentano, per poter "raccontare il lato oscuro dell’umanità" a tutti noi.


LORENZO BONASSI 18 nov 2022 09:15