lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di MARIE TOMAS 25 apr 2015 00:00

Montale come non lo hai studiato fra i banchi

Giovedì 23 aprile si è tenuta la terza serata del Mese letterario incentrata sull'opera di Eugenio Montale, grazie alla presentazione di Roberto Filippetti

Ritto, testa alta e mano sul diaframma per dosare la voce. Così Roberto Filippetti, docente di lettere e studioso d'arte, ha presentato alla giovane platea le poesie di Montale. Giovedì 23 aprile, la Fondazione S. Benedetto ha saputo nuovamente colmare l’auditorium Balestrieri per il terzo appuntamento del Mese letterario, dedicato interamente alla figura del poeta novecentesco del “male di vivere”, presentato non come si studia tra i banchi di scuola, figura atea e pessimista, ma mostrando il sottile velo di speranza che si nasconde tra sue poesie.

“Mi permettete di essere serio ma non serioso questa sera? Perché è bello essere qui, mettercela tutta ma con il cuore leggero” - Così parla il professore, riferendosi in particolar modo ai maturandi presenti in sala. La serata ha preso la piega di una vera e propria lezione liceale, con tanto di poesie sott’occhio per tutti i presenti e Filippetti che, con grande passione, ha estratto dalle poesie scelte "'l’anima del poeta', perché i poeti - continua il docente - sono quasi tutti impresentabili, hanno delle ‘vitacce', quindi stasera non incontriamo la loro vita ma il loro cuore nelle loro opere.”

Lo studioso di Montale è stato introdotto da Paola Paganuzzi, professoressa del Liceo Calini: “Ho l’impressione che l’arte sia la sua vita quotidiana - riferendosi a Filippetti - che vada ad incidere sul suo modo di porsi. Penso che riesca a trasmetterla anche a noi, perché la lettura di un quadro diventi sorgente di rigenerazione morale anche per noi”. Filippetti, infatti, non solo ha presentato alcune delle maggiori opere del poeta in questione, ma è riuscito a fornire connubio tra arte e letteratura, associando i girasoli di Van Gogh ai versi di “Ossi di seppia”: “Portami il girasole ch’io trapianti nel mio terreno bruciato dal salino, e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti del cielo l’ansietà del suo volto giallino”. Altre poesie sono state estrapolate da “Le Occasioni”, “La bufera e altro” e “Diario postumo”. Un percorso che si sposta di luogo in luogo quello che ha intrapreso Filippetti, che va avanti e indietro nella storia, tra i maggiori esponenti dell'arte e della letteratura, che mostrano l’infinita fragilità e grandezza dell’animo dell’artista, tra 'pennellate' e versi poetici.

Singolare è stata la domanda di una ragazza tra le tante poste al docente: “Chiedo alla Fondazione S. Benedetto di invitarla anche l’anno prossimo e chiedo, a Lei, di ritornare ad incantarci”. La risposta conclusiva di Filippetti, commosso, è stata affermativa: “La chiamano adrenalina, caffeina o enfasi, che significa ‘Dio ti viene incontro’, ti viene incontro come un’avventura, e due ore come quelle di questa sera sono avvenenti come una donna che ti viene incontro. Tornerò volentieri.”
MARIE TOMAS 25 apr 2015 00:00