Gli alunni di Tremosine uniti nella speranza

Come ogni anno, ma di anno in anno sempre in crescendo. La scuola "L. Turri" di Tremosine sul Garda dell'IC Gargnano anche questo 27 gennaio ha ricordato il Giorno della Memoria, per non dimenticare le vittime della Shoah, e per denunciare i crimini e le atrocità che tutt’ora, purtroppo, si susseguono nel mondo. A Tremosine il Giorno della Memoria è un rito comunitario sentito, un evento imprescindibile per via della sua eroina suor Paola, tremosinese doc, onorata del titolo di “Giusto tra le nazioni” per aver salvato dall’olocausto diverse anime (a lei, infatti, è dedicato il Giardino dei Giusti attiguo alla scuola, dove ogni 27 gennaio si è soliti radunarsi). Un evento che tutti gli anni mette in campo gli alunni e le alunne della Primaria e della Secondaria di Primo Grado in progetti e attività artistiche o simboliche per rievocare quel triste e buio episodio della nostra storia, e che sfociano in uno spettacolo aperto al pubblico, con discorsi delle istituzioni, a partire dal dirigente scolastico, dal parroco e dal sindaco.
Quest’anno il sindaco non ha partecipato per altri impegni istituzionali, al suo posto ha portato i saluti l’assessore Dalò. Granitiche le parole del dirigente scolastico Giampiero Cerri e molto toccanti quelle di Don Giorgio Tonolini, appena assegnato alle parrocchie tremosinesi, e debuttante nella scuola dell’IC Gargnano. “Gli uomini posso fare tanto male”, spiega Don Giorgio ai bambini e ai ragazzi rapiti dalle prime parole del loro nuovo parroco, “ma ricordatevi che possono fare anche tanto bene: è la nostra volontà a fare la differenza”. Il programma è iniziato con poesie e racconti recitati dalle classi della Primaria, con una performance a sorpresa della quinta. È proseguito poi con una recita degli studenti della Secondaria che hanno riletto e rivisitato alcuni brani del testo di Matteo Corradini, Luci nella Shoah. “Piccole luci nell'oscurità, barlumi di speranza, occasioni di salvezza, dell'anima se non del corpo; esistenza, resilienza”, ha commentato la referente di plesso, professoressa Zanoni, “perché la vita è sempre più forte della morte, perché c'è chi illumina il buio”. La classe seconda ha messo in scena una attività di “role playing”, mentre la prima ha presentato un monologo. Suggestivi anche i due kamishibai (letteralmente uno spettacolo teatrale di carta, e indica un particolare tipo di narrazione di origine giapponese, adatta alla realizzazione di letture animate) e il teatro d'ombra, creati insieme alla dott.ssa Manotti della biblioteca civica. A queste si sono alternate musiche della classe terza: una colonna sonora enfatizzante e ben riuscita, proprio come in un film.
Lo spunto che ha unito tutti i lavori e che ha pervaso tutta la giornata, in linea con il Giubileo, è il concetto di speranza. In questo senso, l’opera che ha fatto da trait d'union tra i due ordini scolastici è stata quella della classe quinta della Scuola Primaria. Si è infatti scelto di rappresentare un lavoro sulla figura di Mario Brandes, ebreo veneziano deportato nel 1944 nel campo di prigionia di Fossoli. Attraverso la lettura del racconto Tagliare la rete ma non la corda, tratto sempre di Corradini, gli alunni hanno potuto conoscere la vita di quest’uomo eroico, simbolo della speranza e del coraggio. La storia, che i ragazzi hanno analizzato, suddiviso in sequenze e riassunto, li ha ispirati anche artisticamente nel creare cinque pannelli che raffigurano le fasi principali della sua esperienza di prigionia; quello centrale è forse quello più significativo, un acrostico monumentale sormontato da del filo spinato reale, reciso da una simbolica tenaglia. “È un invito a non mollare mai davanti alle difficoltà della vita, ad avere il coraggio di difendere la propria libertà tagliando la 'rete' che ci imprigiona”, ha spiegato l'insegnante Girardi, “supportati dalla corda che ci tiene uniti ai nostri ideali, agli affetti, alla fede religiosa e all’amore verso la terra d’origine”. Speranza dunque, primo passo verso la libertà.
