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Brescia
di LUCIANO FEBBRARI 07 ago 2018 07:18

Impronta missionaria

Don Angelo Nolli, nuovo parroco di Villanuova e di Prandaglio, si racconta

Classe 1948 e ordinato a Brescia nel 1974, don Angelo Nolli è originario della parrocchia di Sopraponte. Dopo il primo servizio pastorale come curato a Gussago, ha vissuto come fidei donum prima in Ecuador, dal 1979 al 1998, e poi in Brasile dal 1999 al 2001. Cosa ha imparato da questa esperienza ai confini del mondo?

In missione ho imparato a vivere. Può sembrare una frase fatta, ma imparare a vivere è proprio un problema. Con le difficoltà e con le gioie, e attraverso gli amici che ho incontrato sul cammino, ho imparato a vivere. Come prete mi sento, rispetto all’ordinazione, più sereno e più disponibile.

Cosa può insegnare la Chiesa latinoamericana alla nostra realtà?

Per la nostra cultura il vivere più serenamente la vita è un bell’impegno. Io questo lo faccio dipendere dalla fiducia nella persona di Gesù Cristo attraverso la sua Parola.

Tornato in Diocesi, dal 2002 al 2010 si è dedicato alla vita eremitica a 500 metri d’altezza a Sasso di Gargnano...

Nel periodo di vita eremitica mi sono concentrato su una lettura profonda dei quattro Vangeli. Ne avevo bisogno, perché dopo 22 anni di missione, avevo bisogno di un momento di riflessione. Il vescovo emerito Sanguineti mi ha stimolato a percorrere questa esperienza che mi ha giovato moltissimo.

Quanto è importante oggi riprendere il contatto con il silenzio?

Come diceva mons. Sanguineti: “La vita eremitica non è per tutti”. Ognuno di noi, però, può cercare almeno di trovare qualche pausa nella sua quotidianità. Chi saliva a Sasso, veniva solo per parlare, per avere un consiglio o semplicemente per “svuotare il sacco”. Oggi c’è molto bisogno di essere ascoltati.

Poi il servizio all’Ospedale di Gavardo con altre fragilità...

È importante restare accanto ai malati, ai loro familiari e a quanti (medici e infermieri) si accostano ai malati. Il lavoro dei medici e degli infermieri è indispensabile.

C’è un versetto del Vangelo che l’ha accompagnata in questi anni?

Sì, Marco 9,40: Chi non è contro di noi, è con noi. Questa frase è molto interessante.

E, invece, c’è un Santo al quale si è affidato?

San Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra, ha rivoluzionato i suoi tempi e ha rivoluzionato anche me. Ho in mente alcune sue espressioni: “Gli uomini fanno di più con l’amore e la carità che con la severità e la durezza”; “Si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto”.

Come si appresta a vivere questa nuova esperienza da parroco?

Mi piacciono le esperienze nuove perché ti rinnovano e ti mettono in discussione. Ringrazio il Vescovo che mi ha dato l’opportunità di fare qualcosa di nuovo. Il parroco uscente, mons. Mario Rebuffoni, a Villanuova ha preso delle scelte molto interessanti che saranno senz’altro portate avanti, soprattutto a proposito del laicato.

Dal punto di vista pastorale ha in mente già un programma?

Mi piace vedere la situazione reale, parlare con le persone impegnate e con loro programmare. Mi piacerebbe portare avanti il programma pastorale missionario elaborato dal consiglio pastorale diocesano. È la famosa Chiesa in uscita di Papa Francesco.

Anche suo fratello, don Armando, è sacerdote. Quanto è stato importante nella vostra vocazione il Vangelo respirato in famiglia?

I miei genitori erano molto religiosi e mi hanno insegnato a pregare. Mi hanno trasmesso una religiosità fondata sulla Messa e sulle opere buone, sull’onestà nei confronti del prossimo. Davanti a me avevo un esempio ideale come quello di mio fratello Armando, più vecchio di otto anni. Penso anche alle figure di don Antonio Andreassi, parroco di Sopraponte, e a don Bruno Belli, coscritto di mio padre, con i quali avevo stretto una relazione importante.

LUCIANO FEBBRARI 07 ago 2018 07:18