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di REDAZIONE 27 apr 2020 13:48

Il dissenso del settore benessere

Apertura il primo giugno? "Le nostre categorie del benessere, consapevoli e responsabili – affermano Agliardi e Mostarda – hanno presentato proposte dettagliate per favorire una ripresa “in sicurezza”, sia degli operatori che dei clienti"

“È veramente inaccettabile e incredibile”. A dichiararlo sono Bortolo Agliardi e Battista Mostarda - rispettivamente presidente dell’Associazione Artigiani e Presidente della categoria degli Acconciatori della stessa organizzazione - nel definire la decisione del Governo di rinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici.  “Le nostre categorie del benessere, consapevoli e responsabili – affermano Agliardi e Mostarda – hanno presentato proposte dettagliate per favorire una ripresa “in sicurezza”, sia degli operatori che dei clienti, per tornare a svolgere l’attività accogliendo nella formulazione delle procedure e disciplinari, le osservazioni delle autorità sanitarie sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, la sanificazione, la pulizia”.

Tali proposte sono ed erano anche penalizzanti rispetto la gestione reddituale d’impresa, nonostante ciò erano e sono ritenute impostazioni di buon senso in questa fase emergenziale. Di tutto quanto fatto, anche in forma coesa e condivisa fra le varie sigle di settore, non vi è stata una risposta! Uno sconcerto ancor più grave se si pensa che oltre a quella data prescelta è difficile immaginare cosa cambi in termini di attenzione al problema all’interno di questi ambienti di lavoro. “Temiamo che il Governo sia supinamente piegato alle indicazioni dei tecnici al punto tale che non si ritenga degno di interesse prestare attenzione a chi lavora e conosce da vicino i problemi dell’approccio a questo mestiere e forse ha voce in capitolo”.

Concludono Agliardi e Mostarda. “Forse il peso delle attenzioni del Governo alle categorie è determinato dal reddito che sviluppano le filiere? Se così fosse a breve l’esercito degli abusivi potrà fornire le risposte: sembra infatti confermarsi il vecchio adagio che chi agisce nella nel rispetto delle regole venga penalizzato e chi delinque ne trae vantaggio. Come è credibile che si pensi che un’impresa possa sopravvivere stando chiusa con i costi che non si azzerano ed i ricavi annullati per tre mesi?

No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non è accettabile”. Si chiede maggior rispetto: il Governo ascolti le nostre Organizzazioni che oggi più di prima sono al lavoro per chiedere urgente interlocuzione al fine di giungere ad una correzione del DPCM.

REDAZIONE 27 apr 2020 13:48