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di REDAZIONE 22 ott 2020 09:57

Materie prime e cambio valute. Il punto

La Cina sta vivendo una rivoluzione economica, industriale, basata sui consumi interni, e questo comporterà un forte aumento dei prezzi delle materie prime. Uno scenario attestato anche dal dato di qualche giorno fa relativo alla Cina che ha sanato interamente la ferita causata dal Covi19: la crescita del 4,9 % del Pil del terzo trimestre rappresenta un’accelerazione che si tradurrà in una crescita complessiva per il 2020 del 2%, unica macro area a livello mondiale a chiudere l’anno in positivo. Particolarmente marcata anche la riaccelerazione prevista per il 2021 superiore al 7%: una dinamica, questa, che avrà conseguenze inevitabili non solo sui prezzi delle commodities ma anche sull’economia europea che dovrà far sempre meno affidamento alle importazioni cinesi. Il tema è stato al centro del partecipato webinar organizzato lo scorso martedì 20 ottobre da Apindustria Brescia per i propri associati, “Andamento delle materie prime e cambio valute”. Come ha spiegato il relatore del seminario online Gianclaudio Torlizzi, managing director di T-Commodity: “Il coronavirus si tradurrà in un 4,4% di contrazione per l’economia mondiale, anche se stiamo vedendo recuperi a forma di “v” (che rappresenta una situazione economica in cui una grave flessione nei mercati è soddisfatta con una ripresa ugualmente forte nei mercati) nel panorama globale. L'indice dei prezzi dei metalli industriali LME è rimbalzato del 33% dai livelli minimi toccati il 19 marzo in piena emergenza Covid”.

In tutto questo anche le banche centrali stanno giocando un ruolo importante: “Le banche centrali – ha spiegato Torlizzi - sono state rapide a compensare l’impatto immettendo enormi quantità di moneta. La banca centrale Usa al momento controlla la quasi totalità delle emissioni obbligazionarie del governo federale. Solo in Europa si continua a parlare di austerity, ma questo non fa altro che spingere sempre più al rialzo l’euro sul dollaro amplificando i rialzi delle materie prime”. Per quanto riguarda il futuro dei metalli di base la previsione è fortemente rialzista per il 2021. “Il mix dato dall’adozione della ‘dual circulation strategy’ (ossia del nuovo corso di politica economica cinese teso a dare sostegno ai consumi interni) e dalla politica super-espansiva da parte della banca centrale Usa si tradurrà in corposi rialzi dei prezzi delle materie prime, rame e nichel in primo luogo – conclude Torlizzi - una dinamica, questa, che ricorda quella di inizio anni Duemila in cui all’entrata della Cina nella WTO si affiancò una Federal Reserve che per la prima volta nella storia inaugurò una politica monetaria particolarmente aggressiva dando la stura a una decade di rialzi dei prezzi delle commodities. La storia non si ripete ma fa rima”.

REDAZIONE 22 ott 2020 09:57