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Mairano
di LAURA DI PALMA 29 set 2020 09:00

Don Forbice e la fedeltà al Signore

Sarà un ritorno alle origini quello di don Gian Pietro Forbice, classe 1955 e nativo di Pompiano, chiamato dal vescovo Pierantonio a guidare le parrocchie di S. Maria Maddalena a Brandico, Santi Dionigi ed Emiliano a Longhena, S. Andrea Apostolo a Mairano e S. Antonio a Pievedizio. Il sacerdote, che sarà affiancato dal nuovo curato, don Roberto Morè, lascerà quindi a breve la parrocchia di Roè Volciano, che guidava dal 2011. Prima dell’esperienza quasi decennale nel paese valsabbino, don Forbice era stato vicario cooperatore a Palazzolo S. Paolo in S. Rocco, tra il 1981 e il 1988, vicario parrocchiale a Gambara, tra il 1988 e il 1998 e, infine, parroco a Padergnone di Rodengo Saiano, dal 1998 al 2011. Don Morè, invece, è del 1977; nel corso del suo ministero è stato: curato a Pontevico (2002-2006), poi a Rovato, Bargnana di Rovato, Lodetto, S. Andrea di Rovato, San Giuseppe di Rovato e Rovato S. Giovanni Bosco; dal 2016, don Roberto è curato di Fantecolo, Provaglio d’Iseo e Provezze.

Don Gian Pietro, cosa può dire di aver imparato in questi anni di ministero sacerdotale?

Sono stato ordinato sacerdote nel 1981, e, da allora, sono trascorsi ben trentanove anni, durante i quali ho imparato tante cose. Ho compreso il valore della fedeltà, al Signore, prima di tutto, e, poi, alla Chiesa. Questa forma di fedeltà, può declinarsi, tra le altre cose, nell’obbedienza al volere dei superiori, nell’amore incondizionato verso i fedeli delle parrocchie che siamo chiamati a servire e nell’accoglienza e comprensione delle loro esigenze.

Quali saranno le sue maggiori attenzioni pastorali?

La famiglia, in senso tradizionale, è l’istituzione più importante della nostra società, che, purtroppo, pare non averlo compreso appieno, tanto che viene tartassata sotto ogni aspetto. La mia prima priorità, sia a livello umano che pastorale, vorrebbe essere proprio la famiglia, il perno su cui Dio stesso ha costruito il mondo. Mi piacerebbe, dunque, aiutare gli altri a riscoprirne la bellezza, l’importanza e il ruolo, anche in un discorso di tipo vocazionale, laddove ogni vocazione nasce proprio all’interno di una famiglia che cura la crescita umana e spirituale dei propri figli.

Don Gian Pietro, nelle sue esperienze precedenti si è mai affidato ai laici?

A mio parere i laici hanno un ruolo fondamentale nella Chiesa e in una comunità parrocchiale. Tra di loro, infatti, si trovano catechisti, animatori, lettori e ministri straordinari dell’Eucaristia. Negli anni, ho sempre avuto a che fare con i laici: a Padergnone, per esempio, che mi ha visto impegnato nella costruzione della nuova chiesa e dell’oratorio, l’apporto dei laici è stato irrinunciabile. Ora, che mi appresto ad assumere la guida di ben quattro parrocchie, la collaborazione con il popolo di Dio non potrà che rinnovarsi, nel rispetto di quanto già fatto in precedenza e con la convinzione che sacerdoti e laici abbiano specifici compiti e carismi ma debbano lavorare sinergicamente.

C’è un versetto della Sacra Scrittura che l’ha accompagnata in questi anni?

Quando sono stato ordinato, sull’immaginetta a ricordo di quel giorno, feci stampare la frase tratta dal Vangelo secondo Marco, “andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. Negli ultimi tempi, poi, amo citare spesso la frase del Vangelo di Giovanni che racchiude il cuore del nostro ministero: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna”.

Cosa vorrebbe dire ai suoi attuali parrocchiani? E ai nuovi che l’accoglieranno?

Ringrazio i miei attuali parrocchiani per la strada percorsa insieme, anche se non sempre facile. Ai futuri fedeli vorrei invece dire di non aspettarsi grandi programmi, perché uno solo è il nostro programma di vita: si chiama Vangelo e va vissuto quotidianamente, in sintonia con la Chiesa.

LAURA DI PALMA 29 set 2020 09:00