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Salò
di L. ZANARDINI 11 giu 2016 00:00

Insegnanti di religione fuori dagli scrutini? Una scelta che fa discutere

Sarebbe bastato, forse, un po' di buon senso. Al liceo Fermi di Salò, la dirigente scolastica ha deciso di escludere gli insegnanti di religione dagli scrutini dei ragazzi che non frequentano l'insegnamento dell'irc. Ascolta l'intervista a Davide Guarneri, responsabile della pastorale della scuola della Diocesi di Brescia

La scelta è stata preventiva. Maria Gabriella Podestà, dirigente scolastica del liceo Fermi di Salò, ha ritenuto di escludere fisicamente dalla presenza nella sede di scrutinio degli insegnanti di religione quando si discute di alunni che non frequentano l’ora di religione. A Brescia è la prima volta che succede, “forse – spiega Davide Guarneri, responsabile della pastorale della scuola della Diocesi – c’è qualche caso molto isolato in Italia che viene risolto con il buon senso. È questo il primo appello che facciamo”.

Tra le ragioni indicate, dal dirigente scolastico dell’Istituto Fermi, c’è il rispetto della privacy, ma “tutti gli insegnanti della scuola sono tenuti al rispetto della privacy. Le operazioni di scrutinio sono verbalizzate, ma per le singole situazioni c'è già il rispetto della privacy. La legge, dal Concordato in poi, prevede che gli insegnanti di religione non partecipino alla valutazione degli studenti non avvalentesi. La novità è che qui l’insegnante di religione esce dall’aula… Cioè lo scrutinio si svolgerà in questo modo: una discussione generale con tutti gli insegnanti presenti, una discussione con gli insegnanti tranne quelli di religione quando si parla dei non avvalentesi, una discussione con tutti gli insegnanti – compresi quelli di religione – quando si parla degli avvalentesi. Si aggiunge che l’insegnante di religione deve sottoscrivere il tabellone dei voti anche se non era presente, ma questi sono dettagli”.

L’insegnante di religione non è un elemento estraneo al corpo classe, ma partecipa all’impianto educativo del sistema scolastico visto che la scuola non è solo la presenza fisica in classe, ma comprende anche tutte le altre attività. “Questo – conferma Guarneri – è quello che ci sta più a cuore. La vita concreta della scuola è fatta di relazione con i colleghi e con i ragazzi, è fatta di corridoio, è fatta di viaggi di istruzione, è fatta di aula. Ridurre l’insegnante di qualunque disciplina solamente alla relazione con il suo alunno è sicuramente una visione molto restrittiva. Gli insegnanti di religione, come tutti gli altri, svolgono un servizio all’interno dell’istituto. Pensare che si debbano occupare solo dei ‘loro’ alunni ci lascia molto stupiti. Ci chiediamo il perché di questa scelta, di questo quasi accanimento, per una questione veramente secondaria". Piuttosto preferiamo rilanciare l’idea dell’insegnamento della religione "come servizio alla scuola e come proposta culturale: la disciplina è rivolta a tutti. Molti alunni dell’Irc sono di altre religioni o non praticanti”.
L. ZANARDINI 11 giu 2016 00:00