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Brescia
di SERGIO ARRIGOTTI 08 giu 2016 00:00

La mafia c'è, anche nel Bresciano

La presentazione del rapporto sui beni confiscati in Regione conferma che quella mafioso è una presenza radicata anche in provincia

La mafia c’è. È ben presente, anche in Lombardia e nel Bresciano. Spesso invisibile, ma oramai ben radicata. È quanto sostiene il rapporto della Regione Lombardia presentato in Loggia nel corso di un convegno dedicato a fare “Il punto sui beni confiscati alle mafie in Lombardia.”

Sono numeri che raccontano di una presenza significativa: 114 beni, tra appartamenti, villette, magazzini, negozi e terreni confiscati alla criminalità organizzata in provincia di Brescia. La seconda per sequestri in Lombardia dopo quella di Milano. Per un controvalore di diversi milioni di euro. In città e nell’Ovest bresciano, nelle Valli e nel Garda, in municipalità grandi e piccole. Trentatré i comuni coinvolti.

La legge prevede che questi beni siano riassegnati a Comuni o associazioni e cooperative per finalità sociali. Ed è una legge, dice il presidente della Commissione Speciale Antimafia Gian Antonio Girelli “che tocca nel vivo la mafia”. Su 114 beni, 52 sono già stati riassegnati. Tuttavia ”un problema rilevante è dato dalla lentezza della macchina burocratica, a volte passano dai 5 ai 6 anni dal sequestro all’assegnazione, sia per gli immobili che per le imprese. La Regione potrebbe aiutare, fare da facilitatore nelle assegnazioni”.

Per Giuffrida, di Libera, possono tecnicamente aiutare molto i tavoli istituiti dalle prefetture, come quello di Brescia. Servono per conoscere le realtà e mettere in contatto progetti ed idee. E’ necessario passare “dall’educazione alla legalità, all’educazione della responsabilità”. Occorrono buone pratiche.

L’On. Davide Mattiello, relatore della legge di riforma del codice antimafia, segnala che quando si parla di imprese sequestrate si deve distinguere tra “false imprese lavatrici di denaro sporco” non meritevoli di continuare la propria attività, e imprese vere “inquinate dalla mafia” che vanno salvate e per le quali bisogna avere attenzione ai lavoratori. E sottolinea come il bene confiscato “debba diventare una occasione repubblicana, una luce ben visibile della legalità, una opportunità sociale ed economica”.

E’ d’accordo anche Nando Dalla Chiesa che ha chiuso il convegno. I beni sequestrati e riassegnati non vanno nascosti, “vanno segnalati alla città con targhe ben visibili”. La lotta alla mafia non si deve nascondere. Dobbiamo sconfiggere il consenso attorno alla mafia e al falso mito che la alimenta. Non è vero che crea ricchezza, la distrugge impedendo una economia sana. E noi dobbiamo aiutare l’economia buona.
SERGIO ARRIGOTTI 08 giu 2016 00:00