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Darfo Boario Terme
di REDAZIONE ONLINE 07 gen 2016 00:00

Richiedenti asilo a Darfo Boario Terme. Il progetto funziona

Le attività del progetto realizzato dall’Amministrazione comunale con l’Associazione Resilienza, partner della Cooperativa K-Pax per l’integrazione dei rifugiati

Negli scorsi mesi, dopo la firma del protocollo d’intesa fra il Comune di Darfo Boario Terme e l’Associazione Resilienza, partner della Cooperativa K-Pax, è stato avviato un progetto per consentire a profughi ospitati a Darfo Boario Terme di svolgere attività volontarie di pubblica utilità.

“L’avvio di questo progetto –dichiara il Sindaco della Città, Ezio Mondini –ha inteso porre le basi per un percorso di integrazione e solidarietà sociale affinché i richiedenti protezione internazionale possano essere accettati e apprezzati nella città di Darfo Boario Terme rendendosi utili alla comunità che li accoglie.”

Così i cinque ragazzi richiedenti asilo politico, affidati dalla Prefettura di Brescia alla Cooperativa K-Pax, dai primi giorni di novembre fino al nuovo anno hanno prestato servizio volontario, non retribuito, a fianco di dipendenti comunali, hanno svolto attività di pulizia delle strade, delle piazze e delle aree verdi, sempre sotto la supervisione degli operai del magazzino comunale. “In questi mesi i ragazzi provenienti da Pakistan, Afghanistan, Mali e Nigeria, compresi in una fascia d’età tra i 18 e i 30 anni, hanno collaborato con gli operai del Comune nell’esecuzione delle attività quotidiane condividendole reciproche competenze, apprendendo la lingua, le abitudini e conoscendo i luoghi.” aggiunge l’Assessore ai Servizi Sociali, Luigina Gaioni.

L’attivazione del progetto ha permesso quindi di inserire gradualmente in un contesto culturalmente e storicamente diverso giovani stranieri che sono nel nostro Paese (fuggono dalla guerra o dalla persecuzione politica), offrendo loro un percorso di alfabetizzazione e di coinvolgimento sociale.
“’Il riconoscimento dello status di rifugiato dovrebbe avvenire in tempi brevi – chiarisce Giovanni Ferma, educatore della Cooperativa K-Pax -Purtroppo, per ragioni diverse, i tempi vanno dai 12 ai 18 mesi circa. Questa lunga attesa, snervante per il richiedente che il più delle volte ha come meta il Nord Europa, lo costringe a dipendere totalmente dall’associazione a cui è affidato, provando un forte disagio sociale e psicologico; nel contempo la popolazione locale, non conoscendo i complessi meccanismi burocratici, manifesta insofferenza e fastidio".
“Il progetto, mirando al beneficio per l’intera comunità, riesce contemporaneamente a superare i pregiudizi e le facili quanto sterili polemiche mediatiche- osserva l’assessore Gaioni - Gli stessi operatori comunali, perplessi e scettici in fase iniziale, a conclusione dell’esperienza hanno espresso soddisfazione per il lavoro di questi giovani che si sono rivelati volenterosi e professionalmente competenti.”

Adesso, al termine della prima fase dell’iniziativa, in considerazione della sua positività, si pensa alla continuazione del progetto nella consapevolezza che la strada dell’integrazione e della convivenza è lunga e difficile ma è l’unica possibile per una crescita culturale, democratica ed etica. “Le persone che chiedono asilo lasciano la propria casa, la propria famiglia, le proprie tradizioni per sfuggire a situazioni violente e di profonda ingiustizia – conclude il Sindaco Mondini - esprimono, quindi, un bisogno di libertà, di dignità e di pace che deve essere riconosciuto come diritto e garantito ad ogni essere umano."
REDAZIONE ONLINE 07 gen 2016 00:00