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Brescia
di M.VENTURELLI 05 feb 2016 00:00

Siamo un popolo di allergici

Sono cresciute in modo esponenziale negli anni le patologie di natura allergica e le diverse forme di intolleranze. Colpa della situazione ambientale sempre più deteriorata o di un’assuefazione del corpo ai troppi medicinali? L’esplosione, anche nel Bresciano, della celiachia. Leggi un’anticipazione dell’approfondimento di questa settimana

Una volta c’erano soltanto il raffreddore da fieno e, nel peggiore dei casi, qualche allergia ai pollini. Poi, anche a Brescia, la situazione è andata progressivamente peggiorando, trasformando i Bresciani in un popolo di potenziali allergici. Ormai sono entrati nel dizionario comune termini come riniti, asma, malattie allergiche, intolleranze. Si tratta di una situazione che è andata peggiorando con gli anni e che più di un esperto ha voluto mettere in relazione con il progressivo peggioramento della situazione ambientale nell’intera provincia. Il fenomeno è stato oggetto negli anni, soprattutto per quello che riguarda le fasce più giovani della popolazione, di ripetute ricerche che, però, non hanno dato esiti certi in merito alla relazione tra peggioramento della situazione ambientale e aumento dei soggetti colpiti da diverse forme di allergie.

Una situazione che ha stimolato anche l’impegno dell’allergologia, quella branca della medicina che si occupa della prevenzione, della diagnosi e del trattamento delle allergie e dei sintomi a queste collegate. Le patologie, insomma, ci sono, così come le cure per arginarle. Un discorso a parte va fatto, invece, per la celiachia, forma di intolleranza alimentare permanente che, anche a Brescia, come si legge in queste pagine, è diagnosticata a un numero sempre più alto di persone. Per cercare di fare un punto certo sul tema allergie è stato intervistato il dott. Carlo Lombardi, dell’Unità Dipartimentale di allergologia-immunologia clinica e pneumologia della Fondazione Poliambulanza di Brescia.

I media riportano con una frequenza sempre maggiore notizie di un aumento delle allergie nella popolazione bresciana. È un dato epidemiologico reale?
Si, non vi è dubbio che l’aumento sia reale, non solo nell’area bresciana, ma in tutti i Paesi industrializzati. L’aumento in incidenza e prevalenza delle allergopatie riguarda tutte le fasce d’età , dal bambino all’anziano e coinvolge vari organi e apparati. Si calcola che circa il 25% della popolazione europea sia affetta da una qualche forma di allergia. Quanto al Bresciano ho avuto modo di pubblicare alcuni lavori che riguardano in particolare i migranti, che rappresentano ormai una porzione assai rilevante del tessuto sociale locale, dimostrando che dopo circa 4-5 anni, pur proveniendo da Paesi con bassa presenza di allergopatie, sviluppano rinite allergica e asma bronchiale con gravità spesso assai più marcata rispetto agli stressi bresciani.

Quali sono oggi le allergopatie più frequenti?
Certamente la più frequente è la rinite allergica (oltre 20% della popolazione), seguita dall’asma (circa 6% della popolazione). In incremento progressivo anche le allergie alimentari (più in età pediatrica che nell’adulto), con particolare riguardo allo shock anafilattico, e le allergie a farmaci (soprattutto agli antibiotici e agli antiinfiammatori).

Quali sono le fasce della popolazione che più frequentemente manifestano forme allergiche?
Non esistono fasce d’età “privilegiate” dall’assenza di allergopatie. In età pediatrica è assai frequente il fenomeno della cosiddetta “marcia allergica” caratterizzata dall’iniziale insorgenza di dermatite atopica a cui fanno seguito nel corso degli anni: allergia alimentare, rinite e asma bronchiale. Nell’adulto prevalgono la rinite e l’asma (coesistenti nello stesso paziente anche nel 60% dei casi). Nell’anziano stiamo assistendo all’aumento delle forme rinitiche e asmatiche (con problemi di diagnostica differenziale con la broncopneumopatia cronica ostruttiva) e delle allergie a farmaci, dato il crescente uso di farmaci che caratterizza questa specifica fascia della popolazione.

Le allergie che hanno a che fare con l’apparato respiratorio possono essere collegate alla situazione ambientale non ottimale?
Indubbiamente, e questo rientra nel concetto di “ipotesi igienica”. Il progressivo miglioramento delle condizioni igieniche, la netta riduzione della circolazione della malattie infettive, l’azione degli inquinanti sugli allergeni pollinici che li rendono più aggressivi da un punto di vista immunologico, la netta riduzione ambientale della “biodiversità” delle specie vegetali e animali, l’alimentazione sempre più ricca di grassi e povera di antiossidanti, sono tutti fattori che stanno contribuendo alla diffusione della patologie allergiche.

Gli studi sui migranti che citavo in precedenza sono un chiaro esempio di come la “pressione ambientale” e il cambiamento progressivo delle abitudini igienico-alimentari siano in grado di modulare il nostro sistema immunitario.

In un contesto ambientale come quello bresciano costretto a fare i conti con situazioni spesso problematiche come può difendersi una persona affetta da forme allergiche?
Una vita più sana, a contatto con la natura (e quindi con un più alto grado di biodiversità), un buon livello di attività fisica, l’attenzione alla dieta (evitando “junk food”, e prediligendo la dieta mediterranea a base di vegetali, frutta e olio di oliva), l’uso limitato ai casi realmente indispensabili di taluni farmaci, come gli antibiotici e il paracetamolo in età o di altri che sembrano favorire lo sviluppo di allergie alimentari e il mantenimento di buoni livelli nel sangue della vitamina D (oggi considerata importante fattore protettivo per le allergopatie e le malattie autoimmuni), sono tutti fattori utili nella prevenzione. Certamente, alla base di una “buona difesa” vi è innanzitutto la necessità di una diagnosi precoce da parte dello specialista allergologo.

M.VENTURELLI 05 feb 2016 00:00