Genitori e violenza giovanile
“Genitori e violenza giovanile: dall’angoscia alle risorse”. Questo il titolo dell’incontro promosso dall’associazione GenitoriAmente lo scorso 26 novembre al Mo.Ca, tenuto da Emanuela Beretta la presidente, Cledis Pasqualini e la psicologa e psicoterapeuta Laura Anselmi, dell’Area Adolescenti Asst Spedali civili di Brescia. Tra i numerosi presenti anche il consigliere comunale Pietro Ghetti, presidente della Commissione sulle politiche giovanili che ha rimarcato come il tema “tocchi tutta la comunità. Anche se sui giornali vengono riportati casi di grande disagio giovanile, di fatto la maggioranza sono invece esperienze positive che non vengono raccontate. Compito della Loggia è esser vicini a chi si occupa di famiglie, fragilità e marginalità”.
La presidente Beretta ha introdotto la serata spiegando di cosa si occupa GenitoriAmente, associazione psicologica che si interessa di genitorialità “fin da quando nasce il bambino, ma che si concentra sulla salute del genitore, di colui che svolge una funzione di cura non solo del figlio, ma anche di se stesso”. La psicologa Pasqualini è entrata nel merito della questione, portando anche esempi pratici di situazioni in cui un padre o una madre si possono venire a trovare, quando hanno a che fare con un figlio che attraversa l’età dell’adolescenza, caratterizzata dal loro desiderio di staccarsi dall’immagine del bambino che il genitore custodisce, dal desiderio di avere un suo ruolo sociale.
“Di fronte ad esplosioni di rabbia del figlio - ha affermato - il genitore può provare paura, senso di impotenza e inadeguatezza ma deve reggere il conflitto e gli attacchi, rielaborare questo suo dolore in parola per non farla trasformare in violenza, guardandosi dentro. Tanto che la prevenzione e la cura della violenza è proprio la parola, non la dolcezza”. La dottoressa Anselmi, forte anche della sua esperienza con gli adolescenti che segue come Ussm, Ufficio di servizio sociale per i minorenni autori di reato e messi alla prova, ha spiegato cosa nascondono i gesti di violenza compiuti dagli adolescenti: “Le loro sono richieste di separazione dalla figura dei genitori, di avere un ruolo nella società, di esser riconosciuti dagli altri. Se in passato - ha continuato - si cresceva attraverso il senso di colpa oggi è invece lil senso di vergogna che la fa da padrone, perchè i figli devono soddisfare le attese dei genitori, e quella dei figli è vergogna di non essere all’altezza delle aspettative; da qui nascono ansia e preoccupazione. Per superarlo i ragazzi vanno aiutati a tollerare il fallimento. E si deve tornare a restituire fiducia e speranza nel futuro. Va loro restituito un progetto”.