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Bergamo
di M. VENTURELLI 24 set 2015 00:00

Brebemi: il viaggio è cominciato!

Anche se rispetto agli anni in cui si cominciò a cullare il sogno di un’autostrada che supportasse quella parte del sistema produttivo bresciano che gravita su Milano, gli scenari sono cambiati, la A35 tornerà utile alla ripresa: parola di Francesco Bettoni

Voglio ringraziare non solo gli amministratori, ma, soprattutto, le donne e gli uomini che hanno lavorato, per realizzare questa autostrada. Noi siamo il Paese dove le donne e gli uomini sanno fare bene il loro lavoro, voi, qui, in Lombardia, ne siete l’esempio e questa infrastruttura ne è una dimostrazione”. Queste le parole con cui il premier Matteo Renzi, nella tarda mattinata del 23 luglio ha suggellato la conclusione del lavori per la realizzazione della Brebemi, il nuovo collegamento autostradale tra Brescia e Milano, frutto (è proprio il caso di dirlo) della caparbietà di un gruppo di lavoro che ha trascorso gli ultimi 18 anni a credere che i 62 chilometri tra le due principali città della Lombardia fossero non solo un’opera possibile ma anche utile a una delle aree più industrializzate del Paese. In prima fila, ad ascoltare le parole del Primo ministro, anche Francesco Bettoni, deus ex machina dell’operazione Brebemi, capace di tenere la barra dritta anche quando sull’opera si andavano addensando nubi pesanti (non sono mancate le inchieste giudiziarie) e la contestazione di chi la riteneva (e probabilmente continua a ritenerla) un’infrastruttura inutile, addirittura dannosa per il territorio.

Facile immaginare che in cuor suo abbia gongolato alle parole di Renzi. Erano anni (cose dell’altro secolo, quando al D’Annunzio arrivò D’Alema per aprire un aeroporto che “avrebbe volato” una sola estate!) che un premier non metteva piede nel Bresciano (pazienza se la cerimonia è avvenuta a Fara Olivana nella Bergamasca) per inaugurare una nuova infrastruttura pensata a servizio di un territorio che ancora, nonostante la crisi, ha una grande vocazione inaugurale. Certo, i tempi sono profondamente mutati da quando, quasi due decenni fa, si cominciò a parlare di un collegamento con Milano, alternativo alla A4 che, con i suoi frequenti intasamenti, faceva pagare pesanti costi all’economia bresciana (e bergamasca) che gravitava nell’orbita del capoluogo milanese. “In pochi anni il mondo è letteralmente cambiato, abbiamo scenari, prospettive e realtà nuove – afferma Francesco Bettoni –, ma un’autostrada è una struttura che ha una capacità di sguardo prospettico di qualche decina d’anni.

Brebemi, opera fortemente voluta dal territorio, che non ha avuto bisogno di un solo euro da parte dello Stato, rappresenta ancora un percorso di crescita, un’opportunità di investimento, un volano per un’economia ancora viva, seppure in sofferenza”. Brebemi, per il suo presidente, insomma può dare ancora risposte positive, intelligenti e forti alla volontà di crescita e di sviluppo. Il processo che ha portato alla realizzazione del nuovo collegamento autostradale ha fatto scuola. È la prima grande opera italiana realizzata in project financing, senza il ricorso cioè a contributi statali. “Brescia, insieme ai partner bergamaschi e milanesi, ha fatto scuola – afferma ancora Bettoni –. Per questo consegnando al premier Renzi la nostra opera gli abbiamo idealmente chiesto che anche il Paese e le sue istituzioni sappiamo muoversi con pari efficacia per portare l’Italia fuori dalla crisi”. Quello del taglio del nastro inaugurale non è certo tempo per le recriminazioni, tuttavia Bettoni non dimentica i momenti di difficoltà in cui il progetto Brebemi sembrava destinato al fallimento. “Ricordo ancora – afferma – quando un Ministro della Repubblica venne in Regione per dire quali erano le grandi opere che il suo governo avrebbe sostenuto. Brebemi non era nell’elenco, considerata un’opera inutile che, a suo dire, non avrebbe mai visto la luce. Confesso che per qualche giorno ho temuto veramente che la nostra potesse trasformarsi nell’ennesima battaglia contro i mulini a vento”. Nonostante i promotori del sono andati avanti per la loro strada. Per questo motivo, tra i tanti partner (difficile citarli tutti) che hanno lavorato per il progetto, Francesco Bettoni ha parole di gratitudine per alcuni in particolare: Giovanni Bazoli e Roberto Formigoni, i presidenti delle Province di Brescia e di Bergamo e i rappresentati di associazioni che formano il tessuto economico e produttivo dei territori attraversati dall’autostrada. Bettoni non entra nelle polemiche sui costi di percorrenza del nuovo collegamento (“Saranno gli utenti a stabilire qual è la tratta più conveniente per raggiungere Milano”), ne intende replicare alle tante contestazioni che l’opera nel corso degli anni ha conosciuto, sino a quella dei giorni scorsi degli agricoltori a Milano.

“Capisco perfettamente, pur non condividendole, le ragioni della protesta – afferma –. Quello che posso dire è che come Brebemi abbiamo distribuito sul territorio più di 240 milioni di euro in rimborsi per gli espropri. Abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre facoltà”. Si affida invece ai commenti, riportati anche in questa pagina, di chi dalla Brebemi potrà trarre vantaggio, dei rappresentanti di quel mondo imprenditoriale che da anni chiedeva per Brescia infrastrutture a sostegno dell’economia. Il 23 luglio, magari in ritardo sui tempi, una risposta è arrivata.
M. VENTURELLI 24 set 2015 00:00