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Brescia
di M.VENTURELLI 29 gen 2015 00:00

La vita consacrata alle periferie

L'esperienza che suor Paola, suor Simona e suor Emilia, in questi giorni a Palosco, vivono da quasi un anno a Lampedusa

Suor Paola, suor Simona e suor Emilia, tre religiose di origine romena della congregazione dei Poveri di don Morinello che dal 22 febbraio dello scorso anno sono a Lampedusa, sono ospiti in questi giorni della comunità parrocchiale di Palosco.

La loro è un’esperienza di vita consacrata particolare, vissuta in quelle periferie che papa Francesco non si stanca di indicare quale naturale destinazione di una Chiesa in uscita. “In seguito a un lavoro di discernimento – raccontano – la nostra congregazione si è lasciata interpellare dalla realtà che l’isola siciliana stava vivendo”.

Lo stesso papa Francesco, dopo la sua visita dell’8 luglio 2013, aveva rilevato l’assenza sull’isola della vita consacrata. “Si è trattato di un appello – continua suor Paola – che ha cominciato a risuonare in modo sempre più evidente nel nostro cuore e nella nostra mente, sino a quando la congregazione ha deciso di aprire una piccola comunità a Lampedusa. La loro è una presenza è in mezzo alla gente di quell’isola, gente povera e semplice, ma nel contempo anche molto generosa.

“Con queste persone – continua ancora la religiosa – stiamo toccando con mano che più sperimenti la condizione della povertà, del bisogno e del richiamo all’essenzialità della vita più sei aperto a vedere nell’altro il bisogno, la povertà e la necessità”.

A contatto con così evidenti situazioni di bisogno come quelle che si vivono a Lampedusa come è possibile vivere in pienezza la vita consacrata, senza che la stessa si lasci travolgere dalla dimensione del fare, delle risposta da dare? “In qualsiasi contesto sociale, non solo nella realtà di Lampedusa – è la risposta di suor Paola –, la nostra presenza è motivata dal nostro essere consacrate. Non siamo andate nell’isola con lo spirito che muove i volontari di associazioni impegnate nel sociale. Lo stesso parroco di Lampedusa, accogliendoci, ci ha invitate a essere presenza religiosa, a fare le suore, con una riconosciuta vita di preghiera e di testimonianza, segno di una donazione totale a Dio in mezzo alla gente”.

Tutto questo si traduce in quella che la religiosa definisce una “doppia dimensione”: quella verticale, che porta al Signore e quella orizzontale, che porta agli uomini. “I laici potrebbero svolgere un servizio decisamente migliore di quello che noi possiamo garantire a Lampedusa – conclude suor Paola –, ma la nostra presenza che racconta alla gente anche di un rapporto con il divino, con lo spirituale. Siamo lì non solo per aiutare la gente in bisogni che sono materiali, ma anche per raccogliere i loro sospiri, i loro gemiti, ma anche gli sfoghi di rabbia, le grida di dolore, di sofferenza e di solitudine”.
M.VENTURELLI 29 gen 2015 00:00