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Brescia
di CRISTINA SCARONI 02 dic 2019 13:09

Está todo bien

Per la giornata mondiale per i diritti umani, martedì 10 dicembre, l'Associazione Latinoamericana in Italia organizza al teatro Sant’Afra, in vicolo dell’Ortaglia 6 a Brescia, una serata di beneficenza in favore del Venezuela

Giornata mondiale per i diritti umani: l’appuntamento è per martedì 10 dicembre al teatro Sant’Afra, in vicolo dell’Ortaglia 6 a Brescia, per una serata di beneficenza in favore del Venezuela. L’incontro è promosso da ALI, Associazione Latinoamericana in Italia, onlus nata nel 2004 e dal 2016 aderente al “Programa de Ayuda Humanitaria para Venezuela”. Il Centro raccoglie e spedisce presidi medico-chirurgici nel Paese sudamericano, dove vengono, poi, distribuiti grazie a Caritas e altre associazioni.

La serata verrà inaugurata dall’apericena solidale delle 19.30 cui seguirà, alle 20, la proiezione del film ESTÁ TODO BIEN, accompagnato, al termine della visione, da approfondimenti e testimonianze.

ESTÁ TODO BIEN è la dichiarazione del collasso e dell’emergenza del sistema sanitario pubblico venezuelano, un film che, il regista Tuki Jenkuel, ha deciso di portare sugli schermi per mostrare ciò che non vuol essere visto. “Il crollo di un paese, quando è vissuto giorno dopo giorno, può quasi passare inosservato” commenta Jenkuel, sottolineando come la situazione venezuelana sia divenuta una caduta libera. L’idea di girare un film sull’emergenza sanitaria pubblica nasce dalla profonda convinzione che,  un crollo del genere, in un Paese così fertile di risorse naturali e per lungo tempo orgoglioso della propria gestione della sanità pubblica, sia inaudito. Perciò,  le situazioni riprese ritraggono la mancanza di farmaci, il drammatico incremento delle morti infantili, la ricomparsa di malattie da lungo tempo assenti nella zona e l’esodo dei medici. A raccontarlo sono personaggi appartenenti alla classe media venezuelana, le cui vite hanno colpito e affascinato l’occhio del regista per la loro dignità e la loro resilienza. Francisco è un attivista che va incontro alle persone bisognose di cure, donando loro i medicinali richiesti; il giovane traumatologo Ephraim cura in un ospedale pubblico le vittime di proiettili; Mildred e Rebecca incarnano la condizione di salute precaria che affronta la maggior parte del popolo: due pazienti malate di cancro, l’una in via di guarigione, l’altra in cura chemioterapica; Rosalia e Carlos sono una coppia di anziani proprietari di una farmacia vicina alla bancarotta, poiché non ha nulla da vendere. L’intento di Jenkuel non è stato quello di accusare qualcuno, bensì riprendere il dramma umano della crisi politica del paese sudamericano, il cui governo nega ardentemente il collasso sanitario. Per questo, la scelta del regista è ricaduta sul mostrare la verità della crisi venezuelana attraverso un palcoscenico come principale ambientazione. Convinzione del regista è che, qualora il film dovesse essere giudicato ingannevole “perché non rappresentarlo fin dall’inizio ammettendo che gli attori stanno recitando? Perché in fin dei conti, non è ciò che facciamo tutti?”.

CRISTINA SCARONI 02 dic 2019 13:09