Fondazione Cesar: 25 anni al fianco degli ultimi

25 anni di vita per Fondazione Cesar di Concesio che dal 2000 opera nella tormentata terra del Sud Sudan. Per questo importante traguardo sabato 10 maggio al centro Paolo VI la fondazione ha presentato il documentario “Gli ultimi del mondo. Nato per ultimo, sepolto dal silenzio: la storia mai raccontata del Sud Sudan”, prodotto dallo Studio Alca. Sì perché il Sud Sudan non solo è l’ultimo Paese nato al mondo, ma è anche quello del quale si parla di meno, nonostante la situazione di grave precarietà. Al pomeriggio sono intervenuti la presidente di Fondazione Cesar Maria Angela, Fabio Rolfi, Vice presidente della Provincia di Brescia e Agostino Zanotti del Comitato Esecutivo Festival della Pace di Brescia che hanno sottolineato l’importante opera messa in atto da padre Cesare Mazzolari quando era vescovo della Diocesi di Rumbek e come questo suo bisogno di fare sia portato avanti oggi dalla Fondazione Cesar. Tutti hanno evidenziato l’importanza della solidarietà verso il prossimo per far crescere e cambiare a piccoli passi, e in meglio, le cose in Sud Sudan.
Presenti anche Aldo Carpanzano (responsabile Studio Alca Srl) e Alessandro Semplici (videomaker) che hanno realizzato il documentario lo scorso mese di ottobre quando con Mariangela Rossini, presidente di Fondazione Cesar, hanno visitato le missioni della Diocesi di Rumbek. Entrambe hanno messo in evidenza che non sono mancate difficoltà nel fare il viaggio, e che arrivati in Sud Sudan, soprattutto a nella capitale Juba, hanno percepito un sensazione di paura, di qualcosa che non andava. Poi arrivati a Rumbek hanno potuto vedere da vicino e documentare quanto in 25 anni è stato fatto da Fondazione Cesar per favorire la rinascita del Paese dove mancano infrastrutture, dove c’è un elevato tasso di malnutrizione e dove l’istruzione, come ha sottolineato Semplici: “È lo strumento rivoluzionario e fondamentale per la popolazione per cambiare le cose”. Nel video di “Gli ultimi del mondo. Nato per ultimo, sepolto dal silenzio: la storia mai raccontata del Sud Sudan” oltre al Mazzolari Teachers College dove si formano i maestri del futuro; alla Loreto School di Rumbek e all’Università Cattolica che è in fase di completamento ci sono le voci di tanti testimoni che hanno conosciuto e beneficiato dell’aiuto di padre Cesare Mazzolari e di Cesar come Deborah Akech Koucnin, attuale Sottosegretario al Ministero dei giovani e dello sport del Sud Sudan, Duruka e Elizabethm duo giovani donne che hanno potuto studiare e laurearsi grazie al programma “borse di studio”. Non solo, perché nel documentario si pone attenzione anche alla precarietà esistenziale per la popolazione sud sudanese causata dalla malnutrizione, dalla malattia, dall’instabilità politica e dalla conseguenze delle guerre del passato e dalle inondazioni che non solo distruggono i raccolti, ma che portano via quel poco che la gente ha.
All’incontro anche Guido Bertolaso, Assessore al Welfare di Regione Lombardia che ha detto: “Il Sud Sudan è una realtà martoriata da più punti di vista e anche la cosa più banale può diventare in Sud Sudan un grande problema. Io sono stato in Sud Sudan molte volte e ci tenevo a conoscere padre Cesare per quello che faceva. Ricordo anche l’intervista che gli fece Enzo Biagi perché da essa traspariva molto dell’animo di padre Cesare e di quello che voleva per il Sud Sudan e mi spiace che dopo Biagi e la sua scomparsa, più nessuno abbia intervistato padre Cesare e più nessuno si sia recato a vedere il Sud Sudan che si trova in una situazione oggi davvero peggiore rispetto a ieri. Quando padre Cesare mi chiese un incontro fui davvero contento perché insieme facemmo un ponte, nella missione di Yirol, che in 25 anni è stata l’unica opere pubblica realizzata in Sud Sudan e che permette alle popolazioni di spostarsi quando ci sono le grandi inondazioni. Quello che fondazione Cesar continua a fare oggi permette di mantenere vivo il ricordo di padre Cesare, la sua umanità a il suo valore morale per tutta la comunità di Rumbek”.
Tra gli interventi anche quello di Marco Bertolotto, che nel 1999, quando era sindaco di Toirano (Savona) decise di fare un gemellaggio con un Paese povero e scelse Yirol, in Sud Sudan, dove operava padre Cesare. Da lì scattò subito un’intesa e sinergia che nel 2000 portò alla nascita di Fondazione Cesar. “Ricordo padre Cesare - ha raccontato Bertolotto - per la sua umanità evangelica che lo portava a stare vicino ai malati e sofferenti e a toccare con mano il dolore del prossimo. Aveva una visione profetica delle cose e un concetto di chiesa aperta tanto è vero che a Rumbek era riuscito a portare volontari e operatori umanitari da tutto il mondo. Padre Cesare era anche visionario, perché lui analizzava il presente in rapporto al passato per comprendere le opportunità per sviluppare il futuro e poi era assertivo, nel senso che riusciva a convincerti che le cose si potevano fare”.
