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di VITTORIO BERTONI 05 ago 2020 10:38

CoronAid: la ricerca del Civile

Un progetto di ricerca che nasce da una alleanza strategica tra gli Spedali Civili e l'Ifom, istituto Firc di oncologia molecolare di Milano con l'obiettivo di superare i limiti attuali nel monitoraggio della infezione da Covid 19 e anche nella possibilità di dare una terapia ai pazienti in una fase in cui il vaccino non è ancora disponibile. "CoronAid-iperimmuni" è stato finanziato con 90mila euro dalla Fondazione Spedali Civili.

"Gli esperti ci dicono che con questo virus - afferma la presidente della Fondazione, Marta Nocivelli – dovremo convivere e di conseguenza dobbiamo considerare che tante persone ancora si ammaleranno fino a quando non sarà trovato il vaccino adeguato". Il progetto ha l'ambizione di chiudere un gap che è legato allo sviluppo del vaccino, cercare di migliorare la diagnosi e il monitoraggio della malattia e di dare l'opportunità di una nuova terapia ai pazienti infetti consentendo di superare la malattia con esiti benigni. "L’obiettivo del nostro lavoro – precisa il responsabile della sperimentazione di Ifom, Stefano Casola - è generare la più estesa libreria oggi disponibile di geni immunoglobulinici diretti contro il virus Sars-Cov-2 ottenuta da linfociti B di donatori di plasma iperimmune. Selezionandoli da un gruppo molto speciale di persone, ovvero i convalescenti da infezione causata dal virus che sono candidati alla donazione di plasma iperimmune. Questi anticorpi, una volta sintetizzati, potrebbero essere replicati in grandi quantità in laboratorio e, se necessario, reinfusi nei malati affinché il loro sistema immunitario possa avere più strumenti per combattere l’infezione". Il progetto si avvale del supporto dell'intelligenza artificiale e di modelli di simulazione.

"Nel database del Civile - dichiara il direttore del servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale dell'Asst Spedali Civili, Camillo Almici – abbiamo a disposizione i risultati di migliaia di test sierologici. Tra questi, ne abbiamo selezionati circa 300 con valori molto elevati di immunoglobuline, che rappresentano le difese che il nostro organismo sviluppa dopo la malattia e che neutralizzano il virus. Quelli con livelli più alti verranno contattati chiedendo loro la disponibilità a partecipare alla nostra ricerca sottoponendosi ad un prelievo di sangue". Non tutti gli anticorpi sono utili al progetto CoronAid-Iperimmuni. "Interessano quelli che hanno mantenuto più a lungo la memoria del virus - conclude il direttore della Scuola specializzazione di pediatria dell'Università degli Studi, Raffaele Badolato - per questo è fondamentale usare il sangue degli iperimmuni". Oltre agli obiettivi, anche i tempi del progetto sono ben definiti: entro settembre si chiude la fase della raccolta sangue delle persone che hanno avuto l’infezione ed entro ottobre sarà disponibile la libreria con le informazioni genetiche di cinquanta persone, trenta adulti e venti bambini, guarite dall’infezione e che si sono rivelate iperimmuni.

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VITTORIO BERTONI 05 ago 2020 10:38