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Brescia
di VITTORIO BERTONI 04 nov 2018 15:32

Dal passato domande per il futuro

Con il 4 novembre si chiude ufficialmente la lunga stagione delle celebrazioni per ricordare la Grande Guerra nel Bresciano

Con il 4 novembre arriva a compimento l’ambizioso progetto, nato e cresciuto nel Bresciano, di mettere insieme, in un unico palinsesto affidato alla regia della Prefettura, tutto quanto dal Tonale a Pontevico e dal Garda al Sebino, associazioni, enti, gruppi e tante altre realtà è stato pensato per ricordare e celebrare nel migliore dei modi quella pagina di storia patria che si aprì il 24 maggio 1915 e si chiuse, con la Vittoria, il 4 novembre del 1918.

Moltissime le iniziative proposte in questi tre anni, tante anche quelle in programma nelle prossime ore, da quelle organizzate in città (se ne parla in questa pagina) a quelle promosse in moltissimi Comuni della provincia. Tra le più significative, in questo ultimo scorcio di celebrazioni, l’iniziativa promossa dal Dipartimento di Scienze storiche e filologiche dell’Università Cattolica di Brescia che ha organizzato “La prima guerra dell’ultimo secolo: Brescia tra storia e storiografia”. Si è trattato di una mattinata di studi in cui sono state presentate alcune tra le diverse pubblicazioni con argomento bresciano dedicate al conflitto edite a partire dal 2014. Anche questa iniziativa è nata in collaborazione con il Comitato per le celebrazioni della Prima guerra istituito presso la Prefettura di Brescia. In occasione del Centenario della Grande Guerra si è assistito a un proliferare di pubblicazioni, a riprova che la sensibilità del presente fa nascere domande sul passato. “Qualsiasi libro – afferma lo storico Rolando Anni, autore di ‘Brescia provincia di confine’ – non nasce dal nulla. Si porta dietro studi, ricerche e pubblicazioni. Ogni libro, poi, cerca di superare, di rispondere a nuove domande”. Ciò vale anche per la storia locale che non è minore. L’opera che Anni ha dedicato alla Grande Guerra “sulla porta di casa” rappresenta una sintesi che non è localistica perché le vicende locali sono inserite nel contesto delle vicende nazionali”. Lo sguardo del libro tiene conto della guerra nella sua complessità, ma è anche attento alla realtà locale. “Pone l’accento sul dibattito complesso tra interventisti e neutralisti, sondando anche il movimento cattolico bresciano all’interno del quale le scelte non sono state sempre così chiare”. Emergono tematiche meno frequentate. “Il libro solleva questioni economiche, di welfare, di dinamiche demografiche. Indaga l’ambito culturale e artistico facendo emergere la preoccupazione in caso di attacco finale della salvaguardia dei monumenti”.

È la passione per la storia che nasce da bambino e che cresce fino alla laurea ad accompagnare Emanuele Cerutti nello scrivere le 600 pagine di “Bresciani alla Grande guerra – una storia nazionale”. “La prima parte del volume – racconta il giovane storico – è composta da un imponente lavoro sui dati statistici derivati dall’analisi di 1.442 ruoli matricolari scelti a campione fra i 50mila disponibili. Nella seconda parte, invece, ho concentrato le storie dei bresciani che sono riuscito a ricostruire e grazie a queste ho raccontato i cambiamenti che hanno vissuto inserendo la microstoria della guerra dei bresciani nella più ampia cornice della macrostoria nazionale con un continuo e vicendevole rimando Brescia-Italia”.
Umanità. Molte altre sono state le pubblicazioni presentate nel corso del convegno della Cattolica, una sorta di sguardo retrospettivo su quanto fatto nel Bresciano per fare sì che la Grande Guerra non resti un insieme di date scritte sui libri di storia, destinate ad annoiare le generazioni di domani. Cento anni possono essere un lasso di tempo molto lungo, ma sono un periodo straordinariamente fecondo per fare in modo che quei tre anni tragici della storia italiana rappresentino un’occasione per cercare di capire. In queste pagine trova spazio anche l’editoriale che “Voce” il 9 novembre del 1918 dedicò alla vittoria che chiudeva, almeno per il nostro Paese, quella che Benedetto XV, purtroppo inascoltato, aveva definito “l’inutile strage”. Molte altre, però, sono state le stragi inutili dell’umanità. Un motivo in più per far sì che questo centenario non sia la “tomba” della memoria ma un’occasione per riflettere .

VITTORIO BERTONI 04 nov 2018 15:32