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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 30 dic 2020 08:30

Dalla Poliambulanza a Bergamo

Alfonso Risolè, 35 anni, fa parte del gruppo dell’istituto di via Bissolati, in servizio all’ospedale da campo dell’Ana

Non è dato sapere quanto del carisma di Santa Crocifissa di Rosa possa conoscere un giovane infermiere di 35 anni, anche se in forza alla Fondazione Poliambulanza, che di quel carisma è un frutto maturo. Eppure, nella scelta operata da Alfonso Risolè da altri 11 tra medici e infermieri dell’istituto di via Bissolati, c’è molto delle intuizioni della fondatrice delle Ancelle della Carità. Come la giovane Paola di Rosa nel secolo XIX, allo stesso modo l’infermiere in forza al reparto di terapia intensiva non ha saputo dire di no alla richiesta di aiuto giunta nelle prime settimane di autunno per rimettere in funzione l’ospedale da campo che gli Alpini dell’Ana avevano realizzato nella Fiera di Bergamo. Il coronavirus tonava a mordere e c’era bisogno di riaprire la struttura. “Quando la nostra coordinatrice Inimeria Scalvini ci ha prospettato l’ipotesi di questo servizio a Bergamo – racconta Alfonso Risolè – per me è stato quasi istintivo dire di sì, mettermi a disposizione”. L’esperienza per tanti versi drammatica che anche in Poliambulanza era stata vissuta nei primi mesi della pandemia era stata di quelle che lasciano il segno.

“La volontà di mettere a frutto quello che avevo avuto modo di imparare – continua l’infermiere – e la consapevolezza di quanto visto e vissuto in Poliambulanza, non mi consentiva di fare finta di niente di fronte alla richiesta di aiuto”. E così con altri medici e infermieri di via Bissolati si è messo a servizio dell’Asst Papa Giovanni XXIII che gestisce due dei quattro padiglioni riattivati dal mese di novembre alla Fiera di Bergamo (la gestione degli altri due, invece, è degli Spedali Civili, ndr). Nonostante l’esperienza acquisita nel corso della prima ondata, prima dell’avvio del servizio a Bergamo (che si protrarrà sino alla fine del mese di gennaio) un minimo di apprensione per quello che avrebbe trovato Alfonso Risolè l’ha provata. “Varcato, però, l’ingresso dell’ospedale allestito dall’Ana – racconta - mi sono rinfrancato. La situazione che ho trovato era sotto controllo e sin da subito siamo stati messi nelle condizioni di lavorare bene, per offrire l’adeguata assistenza ai pazienti affidati alle nostre cure”.

Questa nuova esperienza sta dando molto al giovane infermiere bresciano sia dal punto di vista umano che da quello professionale: “Dal confronto quotidiano con professionisti che arrivano da altre realtà – è la sua convinzione - c’è sempre da imparare”. E con questo spirito Alfonso Risolè si appresta a vivere un altro Natale in corsia, con in più la consapevolezza di essere parte di un’importante esperienza che lo sta arricchendo e che potrà produrre frutti importanti anche una volta rientrato nel reparto di terapia intensiva di Poliambulanza.

MASSIMO VENTURELLI 30 dic 2020 08:30