lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 09 mag 2023 10:32

Il futuro? Brescia più di prima

“Brescia è una bella città, grazie all’impegno di tutti, di quanti lavorano nelle associazioni e nel mondo del volontariato, della cooperazione e delle imprese. La città, però, è pronta a puntare più di prima, a guardare oltre, diventando protagonista a livello nazionale”. È iniziata con queste parole la lunga chiacchierata con Fabio Rolfi, candidato sindaco del centrodestra, ospite di “Voce” nei giorni scorsi. “Brescia più di prima”, non per niente, è lo slogan che caratterizza la campagna elettorale delle 6 liste a sostegno dell’esponente leghista: Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lista Civica Fabio Rolfi, Brescia davvero e Viva Brescia.

Il suo curriculum è di tutto rispetto. Ricordiamo l’impegno nelle circoscrizioni, è stato vicesindaco durante la giunta Paroli e poi assessore regionale. Nel vostro programma si punta molto sull’alleanza fra Comune e la società civile… Come ha maturato questa idea?

Non mi sono ricandidato in Regione, pur potendolo fare, proprio per dedicarmi a Brescia, a un’alternativa allo status quo, con una Carta dei valori condivisa da diverse compagini politiche, contrariamente si tratterebbe solo della gestione del potere. Penso anche alla società civile, ai corpi intermedi, alle associazioni di volontariato che rappresentano una risorsa importante per il Comune. Qui entra in gioco il valore della sussidiarietà. L’ente pubblico è chiamato ad aiutare tali realtà, che già operano sul campo, incentivando un’azione migliore. Solo così si responsabilizza e si investe nel valore civile della città.

Nella Carta dei valori troviamo aspetti interessanti circa le politiche familiari…

Crediamo che anche il Comune debba impegnarsi nel rilanciare la centralità di questa realtà che sta alla base della comunità: la famiglia. I 57 milioni di euro di A2A, di cui il Comune può godere grazie ai dividendi, vogliamo che siano ridestinati mettendo al centro la famiglia. Questo significa realizzare un Piano comunale per la maternità. Penso a un premio alla natalità, 1000 euro per ogni nuovo nato a Brescia, ma anche a servizi per conciliare le esigenze tempo/lavoro delle famiglie. Penso anche all’aiuto di tutte quelle famiglie con componenti non autosufficienti. Non dimentichiamo che la famiglia è un grande ammortizzatore di servizi alla persona. Per tale ragione le famiglie vanno aiutate sia in termini di risorse ma anche per quanto riguarda le politiche di servizio. Il nostro programma propone nuove proposte, come l’albo comunale delle baby sitter o un doposcuola esteso anche ai ragazzi delle superiori. Tutto questo significa contribuire a creare un clima culturale positivo e bello nei confronti della famiglia, un clima venuto meno in questi anni in città.

Nel vostro programma si legge “la città che non lascia indietro nessuno”. Come pensate di fare?

Significa operare in piena collaborazione con tutte le realtà che si occupano degli altri. Uno dei punti forti della Carta dei valori è la coprogettazione, il leggere insieme i bisogni deve diventare un’azione di governo della città. Si tratta di ragionare sulla gerarchia delle risposte, all’adeguatezza delle misure prese. Ci sono numerosi bisogni emergenti che non sono ancora adeguatamente focalizzati come la povertà alimentare: tantissime famiglie oggi fanno fatica a garantire un pasto sufficiente anche nella sua composizione. Sono tante le realtà che si fanno carico egregiamente di questi bisogni. Il Comune non deve sostituirsi a tali soggetti, ma deve aiutarli a contribuire a una risposta ancora più organizzata. Non possiamo poi dimenticare i giovani. Viviamo un’epoca di disorientamento, di disagio, di difficoltà ad avere stimoli e risposte. A Brescia vanno rilanciate le politiche educative che, lo ricordo, non sono soltanto quelle del tempo libero. Dobbiamo sancire un nuovo patto educativo che metta intorno allo stesso tavolo tutte le agenzie educative che operano in città. Gli oratori giocano un ruolo chiave, un presidio straordinario di educazione e formazione in ogni luogo della città, un punto di riferimento sicuro per tutte le famiglie.

La fascia dei preadolescenti manifesta una certa insofferenza. Anche in questo caso, forse, acuita dalla pandemia. Una insofferenza che sfocia talvolta in casi di violenza. Come pensate di arginare tale fenomeno?

Le forme di violenza richiedono controllo del territorio e, dove serve, repressione. Vi sono delle regole scritte, penso al regolamento di polizia urbana, alle forme di vandalismo contro l’arredo urbano, le regole richiedono controlli e sanzioni. Se non si rispettano le regole viene meno anche il patto sociale. Anche la sanzione serve a educare. D’altro lato bisogna rilanciare con forza un grande progetto educativo rivolto ai giovani. A Brescia questo aspetto è molto mancato in questi anni, sono scomparse le politiche giovanili, quasi come se fossero politiche esclusivamente per il tempo libero. Credo molto in un patto educativo in cui il Comune deve esserne il promotore, ma all’interno di una rete di coprogettazione. Pensiamo solo al ruolo che giocano gli oratori, è un ruolo che può essere rilanciato. È uno dei principali temi, al di là di chi governerà, che dovrà essere affrontato.

Brescia è una città che è cambiata e sta cambiando. È una realtà composita. Come si passa dall’integrazione all’inclusione?

Attraverso il coinvolgimento delle comunità dei cittadini stranieri residenti a Brescia direttamente nella vita amministrativa della città. Questo è un passaggio di forte cambiamento che abbiamo promosso. Siamo convinti che il processo dell’integrazione a Brescia si svolga per vie quasi naturali. È una città che sa accogliere, grazie anche alle tante opportunità occupazionali. Chi vuol vivere nella legalità lo spazio lo trova. Il passaggio ulteriore da fare, non scontato, per costruire una comunità coesa, è quello dell’inclusione delle comunità straniere nella vita amministrativa. Proponiamo due strade, molto impegnative, che altre città hanno intrapreso. A Brescia in questi anni non si è mai voluto provare: parliamo della creazione della figura del consigliere delegato all’immigrazione che io auspico possa essere uno dei tanti cittadini stranieri presenti nelle nostre liste. Dall’altro lato pensiamo a una consulta delle comunità straniere che affianchi il sindaco. Una realtà che consiglia il primo cittadino per quanto attiene le politiche dell’inclusione: penso ai progetti, ai bisogni, alle aspirazioni di giovani e meno giovani. Vorrei che questi temi possano essere affrontati, dibattuti in modo trasparente, dal rapporto con la pubblica amministrazione per i permessi di soggiorno, taluni attendono anche un anno per il rinnovo, alle questioni lavorative. Anche le questioni religiose devono essere dibattute in maniera trasparente, affinché i bisogni delle diverse comunità possano essere soddisfatti.

Parliamo di ambiente. Quali sono le vostre proposte?

Concretezza e meno slogan, serietà e proposte misurabili per affrontare un tema serio e complesso. Brescia è una città inquinata come e forse più di prima. Lo ha sottolineato recentemente la Comunità europea. La prima cosa da fare è incentivare le centraline per la captazione degli inquinanti, ce ne sono troppo poche rispetto all’esposizione di una città come la nostra. Serve un campionamento più capillare dello smog per conoscere meglio, anche in termini zonali, la qualità dell’aria in collaborazione con Arpa. Il secondo punto è rappresentato da un’indagine epidemiologica. I bresciani devono sapere l’impatto dell’inquinamento sulla salute. Si è trascurato questo aspetto in questi anni. Dovranno scendere in campo Ats e singole università. Bisogna sapere, in ogni singolo quartiere, l’incidenza delle malattie respiratorie per ogni fascia di età. Questo ci serve per programmare in maniera seria, e non attraverso gli slogan degli scioperi del venerdì, le politiche dell’ambiente. Il terzo tema riguarda la forestazione urbana, una tematica che va affrontata seriamente, come a Milano, su larga scala in ambito metropolitano. Vanno fatti, inoltre, investimenti seri, come portare la metropolitana in provincia. Asseriscono che non ci sono risorse, che è pura utopia, ma bisogna capire che il traffico, con 200mila auto che viaggiano quotidianamente, soffoca la città. Porteremo la metropolitana in provincia, sarà la prima progettualità che intendo affrontare nell’ambito della Giunta metropolitana che costituiremo con i sindaci dell’hinterland chiedendo risorse a Regione Lombardia.

Che idea si è fatto dell’esperienza dei Consigli di quartiere?

Ho iniziato a ottobre a raccogliere gli stimoli della comunità che hanno prodotto il programma e altri 33 piani di azione per ogni quartiere dove indichiamo ciò che vogliamo fare per tutte le zone della città. Circa l’esperienza della partecipazione penso si possa fare di più. Ringrazio i tanti consiglieri di quartiere che si sono messi in gioco in questi anni, è doveroso farlo, ma è anche vero che i Cdq non hanno funzionato al meglio rispetto agli obiettivi. Lo riferiscono gli stessi loro rappresentanti. Spesso non sono ascoltati, senza dimenticare il giusto riconoscimento per quanto attiene l’autonomia e le risorse. Abbiamo intenzione di riconfermare i Consigli di quartiere, ma è doveroso rafforzarli in termini di competenza e di un budget di spesa. Significa responsabilizzare le tante persone che scendono in campo per il bene della città.

ROMANO GUATTA CALDINI 09 mag 2023 10:32