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Brescia
di IRENE VASSALLO 18 set 2025 09:56

Riforma carceraria da mettere in pratica

Sono due le giornate in cui la popolazione carceraria, le istituzioni, il terzo settore e gli enti di volontariato presenteranno alla cittadinanza le modalità con cui trova applicazione, a Brescia, la riforma penitenziaria del 1975, quella disciplina allora organica che oggi si articola in più fattispecie di reato, producendo problematiche nell’edilizia carceraria e di sovraffollamento.

Per dare forma a quell’intuizione, talmente radicale da non trovare ad oggi ancora piena attuazione, le persone recluse negli istituti penitenziari di Brescia, insieme a liberi cittadini appartenenti ad associazioni teatrali, restituiranno come risultato di tre percorsi – “Specchio scemo”, “Terza branda” e “Stanza #10” – lo spettacolo “Arti performative e carcere”, che avrà luogo al Centro Teatrale Bresciano di via Felice Cavallotti 20, martedì 7 ottobre alle 20.30.

“La loro condizione emergeva in modo particolare, anche nella sua drammaticità – commenta Manlio Milani, presidente di Casa della Memoria e testimone della strage di Piazza della Loggia, su “La terza branda”, esito del laboratorio di teatro della casa circondariale di Brescia –. Drammaticità di una condizione, drammaticità degli spazi limitati, ma anche drammaticità del sentirsi non colti fino in fondo come persona. […] 'Terza branda’ finisce con un interrogativo, anzi, con qualche cosa di più, un puntare il dito: ‘Ricordatevi che questo potrebbe accadere anche a voi’ ".

Il presidente del Consiglio Comunale, Roberto Rossini, parla di “praticare la riforma carceraria”: così è intitolato il convegno in programma per mercoledì 15 ottobre, secondo evento di questa “stagione”. Sarà aperto, dalle 18.30 al Mo.Ca di via Moretto 78, dai saluti istituzionali del comune di Brescia e della Fondazione comunità bresciana. L’appuntamento continuerà con gli interventi di Francesca Paola Lucrezi (direttrice degli Istituti penitenziari di Brescia), Pietro Buffa (criminologo ed ex provveditore del Dipartimento amministrazione penitenziaria) e Renzo Taglietti (Cooperativa comunità fraternità). È previsto un lavoro di restituzione dei laboratori artistici e terapeutici tenutisi all’interno degli istituti penitenziari e, a seguire, un aperitivo conviviale e un talk dedicato alle esperienze territoriali di umanizzazione del carcere.

Cinquant’anni fa, sotto l’impostazione segregazionista dell’ancora vigente Regolamento penitenziario fascista del 1931, il carcere diventava terreno fertile per le rivolte dei detenuti, in parte dovute al fenomeno terroristico che caratterizzava il contesto sociale italiano di quegli anni e incrementava la popolazione carceraria, che chiedevano a gran voce una riforma nell’ordinamento penitenziario. Oggi, a cinquant’anni dalla legge che lo istituisce, sembra evidente la limitata portata normativa che assume la riforma dell’Ordinamento penitenziario, considerata la soggezione delle esigenze di umanizzazione della struttura carceraria (che deve “tendere al reinserimento sociale” della persona privata della libertà, come da dettato costituzionale), alle finalità sovrane del mantenimento dell’ordine e della sicurezza.

Per concludere, riprendendo le parole di Milani, “parlare di carcere significa parlare di giustizia riparativa. Dare un'ulteriore possibilità, a chi ha commesso un reato, di essere riconosciuto come persona che ha commesso un reato, lo ha ripensato, ma è tornata a essere cittadino”.

IRENE VASSALLO 18 set 2025 09:56