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Brescia
di MARIO GARZONI 12 mag 2023 07:44

San Vincenzo vicino alle marginalità nel silenzio

Ornella Martinelli traccia un bilancio di sette anni di presidenza, mettendo in risalto le sfide che attendono la realtà nata a Brescia nel 1858 e che oggi conta su 32 conferenze tra città e provincia

A Brescia, la San Vincenzo è nata nel 1858 e comprende oggi 32 Conferenze (16 attive nel centro città e 16 in provincia) e 303 soci che assistono oltre 780 famiglie e circa 2.550 persone. Negli ultimi sette anni la San Vincenzo di Brescia è stata presieduta da Ornella Martinelli che in questa intervista traccia un bilancio dell’esperienza.

Lei ha presieduto la San Vincenzo di Brescia negli ultimi sette anni. Che anni sono stati per la Società?

Nel corso di questi anni, fitti e densi di appuntamenti e di iniziative, ho avuto la singolare e felice opportunità di incontrare innumerevoli persone che, nel silenzio e nel nascondimento, dedicano, con tenacia, disinteresse, abnegazione, il loro tempo e le loro risorse a servizio del disagio e della marginalità, che sempre più spesso riguarda anche i minori ed i giovani. Nel contesto bresciano, operano tuttora, con passione ed impegno, donne e uomini che condividono lo spirito vincenziano, quale quello di esprimere e promuovere fattivamente e costruttivamente una generosa e costante prossimità nei confronti degli ultimi, soprattutto persone e famiglie che versano in condizioni di disagio e di difficoltà. Il radicamento sul territorio, che si declina mediante l’operosità delle conferenze vincenziane, conferma l’attualità del nostro carisma di carità. Seppur impegnativo ed esigente, si è rivelato per me stimolante ed entusiasmante l’impegno volto a coltivare e promuovere, ovviamente sostenuta anzitutto dai membri dell’ufficio di presidenza, le amiche e gli amici più responsabilmente attivi e collaborativi, le ragioni e i valori spirituali che connotano l’esperienza vincenziana, che ne costituiscono la genesi e le fondamenta. Efficace e preziosa è stata l’opera qualificata e generosa di don Maurizio Rinaldi, nostro consigliere spirituale, che ci ha costantemente guidato lungo un cammino ricco di sollecitazioni e proposte riconducibili alla irrinunciabile natura religiosa del nostro servizio di carità.

La stagione del Covid si è fatta sentire sulla vita e sull’organizzazione della San Vincenzo?

La vicenda pandemica, con il suo carico immane di sofferenza, di smarrimento, di angoscia, di fatica ha determinato non pochi effetti, soprattutto rendendo più precari e più difficili i rapporti con le persone più fragili e più disagiate, che avrebbero meritato un aiuto e un’assistenza ancor più frequente e considerevole. Tuttavia, sono stati compiuti non pochi sforzi, intraprese alcune iniziative per sostenere, per quanto possibile, situazioni particolarmente gravi ed acute.

Ci sono stati bisogni nuovi che questo tempo ha fatto emergere?

Condizioni di isolamento e dunque di solitudine hanno gravato ancor più sulla precarietà e la vulnerabilità delle persone e delle famiglie già particolarmente provate. Peraltro, in questi due anni pandemici si sono manifestate ancor più evidenti ed incalzanti le antiche e le nuove povertà, tanto da stimolare in tutti noi una maggiore sensibilità, una crescente capacità di lettura dei bisogni emergenti, un ulteriore impegno finalizzato a raccordarci con altri soggetti ed esperienze assistenziali, sociali, caritative, sia pubbliche che private, civili ed ecclesiali. Più esplicitamente. In una dinamica virtuosa e sinergica, ci siamo maggiormente attivati collaborando con i servizi sociali delle amministrazioni comunali, le associazioni territoriali di volontariato, le Caritas parrocchiali e la Caritas diocesana.

Negli anni della sua presidenza è andata a compimento anche la riforma del Terzo Settore. Cosa ha comportato per la vostra realtà?

Si è verificato un vero e proprio mutamento di rotta, un sostanziale cambiamento: si è dovuto provvedere ad un adeguamento statutario, come pure ad un aggiornamento metodologico, ad una riflessione culturale volta a immaginare percorsi innovativi e inediti, non da ultima una sistematica interlocuzione con le istituzioni pubbliche, con le quali progettare e programmare iniziative più efficaci e più realistiche, confermando, tuttavia, una coerente fedeltà all’identità e allo spirito originario.

MARIO GARZONI 12 mag 2023 07:44