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di ELISA GARATTI 29 feb 2024 12:27

8 marzo. Maruggi: imprenditoria al femminile

Tra Sarezzo e Brescia brilla una realtà che nelle acque dell’imprenditoria nazionale naviga in controtendenza: lo Studio Maruggi, da 45 anni impegnato nello sviluppo sinergico della consulenza professionale, vanta numeri sorprendenti (per quello che, purtroppo, è la parità di genere nei contesti di lavoro oggi, si intende) rispetto alla presenza femminile in azienda: “Su 28 dipendenti, sono solo due gli uomini – spiega la Ceo, Sabina Megale Maruggi –. Allo Studio, sono poi collegate società che occupano altri 13 addetti di cui quattro uomini”. Proprio lo Studio Maruggi ha vinto il bando sull’“Imprenditoria femminile” indetto dal Ministero dell’Economia, grazie al progetto “Ships” (Smart humans for innovative professional services) dalla durata triennale e che contempla un investimento pari a 395mila euro.

Nativa professionalmente della Valle Trompia, è proprio Sabina Megale Maruggi a raccontarci lo sviluppo e le caratteristiche dello studio di cui è presidente.

Perchè avete deciso di partecipare al Bando?

Abbiamo partecipato al bando alla seconda call, quella del giugno 2022. A dire il vero, avevamo già deciso di procedere all'investimento perchè avevamo bisogno di adattare gli spazi fisici di lavoro e le strutture tecnologiche alla nostra organizzazione aziendale. Abbiamo adottato, infatti, con una spinta molto forte con la pandemia, un modello organizzativo che prevede il lavoro per team e con una modalità pochissimo vincolata agli spazi fisici di lavoro. Prima, ad esempio, c'erano grandi open space e ingombranti scrivanie di “proprietà” di ciascun dipendente... Abbiamo così predisposto degli spazi che consentano di prenotare le scrivanie di giorno in giorno, in modo che ciascuno le possa occupare all'occorrenza. Questo modello organizzativo rappresenta l'ultima evoluzione dei cambiamenti operati per permettere di conciliare al meglio la propria vita con il proprio lavoro. Avevamo già iniziato in passato comprimendo quanto possibile l'orario: l’ingresso in Studio, infatti, è tra le 8/8.30 e l’uscita è alle 17. Una scelta presa per consentire alle dipendenti di svolgere quelle incombenze che molto spesso sono ancora a carico delle donne o delle mamme. Oltre al rifacimento degli spazi fisici per l'armonizzazione dei tempi, l’altra parte del progetto che coinvolgerà i fondi del bando riguarda, invece, la digitalizzazione: abbiamo adeguato le strutture informatiche, quindi le connessioni, in modo che siano più veloci e performanti, proprio per consentire che i dipendenti possano lavorare in luoghi diversi dal posto di lavoro senza problemi di lentezza e utilizzando gli strumenti forniti direttamente da noi, come il pc o il centralino da remoto tramite app. Ovviamente, parte di tale trasformazione digitale è anche dedicata ai nostri clienti.

I dati nazionali e locali dimostrano la prevalenza della quota maschile su quella femminile. Il suo Studio è in contro tendenza. C’è un obiettivo o un ideale di fondo in questa caratterizzazione femminile?

Il nostro Studio è una società tra professionisti (STP) nel quale lavorano dottori commercialisti e ingegneri. Per quanto riguarda l'ambito amministrativo-contabile, la presenza femminile è forse storicamente frequente. Ci si sarebbe potuti aspettare, invece, che nell'assunzione di personale nelle professioni tecnico-ingegneristiche trovassimo una maggioranza maschile, invece così non è stato. In generale, comunque, non mi piace vedere donne che, per emergere, cercano di diventare uguali agli uomini. Credo che non sia necessario, ma che debbano essere valorizzate le rispettive peculiarità, caratteristiche e quindi anche differenze. Certo, abbiamo una maggioranza femminile (oltre l’85% nella proprietà e i 2/3 nel governo), ma abbiamo anche una quota maschile che contribuisce con le proprie inclinazioni alla nostra attività. Un disegno forse non c’è. Anche perchè noi non collochiamo un uomo o una donna, ma una persona, e la valutiamo secondo le caratteristiche che ha. Quindi potrei dire che non è voluto, ma che è legato alle inclinazioni maschili e femminili di ognuno.

Essere donna è ancora oggi una sfida? Sta cambiando qualcosa?

È sicuramente un dato di fatto, numericamente misurabile, che le imprese femminili non siano abbondanti. Dal mio punto di vista, questa situazione deriva da tanti fattori di tipo storico, sociale, ambientale, economico ecc. Storico perché era in uso escludere le discendenti femmine dalla linea di successione in azienda. L’aspetto sociale è, a mio avviso, più legato alle competenze: viviamo in un'area territoriale caratterizzata da imprese che spesso richiedono skills di tipo Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, ndr) e gli studi riservati o scelti dalle donne erano più facilmente umanistici. La donna faceva altro. Questi aspetti, gradualmente, si sono persi. Oggi non ci sono più preclusioni nei passaggi generazionali in azienda, così come il numero delle donne con competenze Stem, come le ingegnere, è numeroso. Certo fare impresa al femminile, oggi, sconta ancora qualche retaggio culturale e sociale, legato alla cura dei figli e dei genitori che primariamente vengono considerati ancora compito della donna. Non credo sia inconciliabile con il lavoro: io, per esempio, ho un figlio e questo non mi ha impedito di svolgere la mia attività professionale, come mi pare di vedere anche con le nostre dipendenti. Mentre, in passato, capitava facilmente che la dipendente si dimettesse o con il matrimonio o con il primo figlio, oggi questo non accade più. Forse è più facile conciliare i ruoli, ma sicuramente si vedono sempre più uomini che fanno la loro parte. Anche la possibilità di avere un proprio percorso di carriera, aspetto determinante per ogni donna, oggi è possibile.

Lei, quindi, ha una visione ottimistica relativamente alla parità di genere? Sicuramente il modello proposto nel suo Studio va in questa direzione.

Sì. L’aspetto a cui dobbiamo ancora abituarci è quello relativo al governare uno studio o un’azienda. Essere donna, in questo caso, è ancora difficile. Quello che manca oggi, infatti, non è la presenza femminile nelle imprese, ma l’avere una donna come volto dell’azienda. A questo ci dobbiamo ancora arrivare. Ma sono assolutamente ottimista.

ELISA GARATTI 29 feb 2024 12:27