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Brescia
di VITTORIO BERTONI 02 ago 2021 08:15

Tracce. Un dizionario per un nuovo orizzonte

In un libro le riflessioni di don Fabio Corazzina nate per Facebook nelle settimane del primo lockdown come strumento per superare il disorientamento

Una “buona strada” è quella che insegna a percorrere don Fabio Corazzina, parroco di Fiumicello a Brescia, nel suo libro “Tracce. Dizionario per un nuovo orizzonte” pubblicato da Vannini Editrice. Quelle del sacerdote sono “tracce” nate in forma di video nei primi mesi del primo lockdown trasmesse sul suo profilo Facebook, poi rielaborate, ampliate e suddivise in cinque capitoli: “Per una nuova Genesi”, “Generazioni”, “Volti”, “Sguardi e Città”. “Le parole qui raccolte – spiega il responsabile editoriale, Lucio Lorenzi – rappresentano una possibile bussola che conduce i nostri passi ad uscire dal disorientamento causato dal Covid-19”.

Seguiamole dunque alcune di queste tracce sotto forma di parole. Radici: “Sono gli anziani le nostre radici, i nostri affetti, la nostra forza, il nostro esempio. Noi sapremo prenderci cura di loro come loro si sono presi cura di noi?”. Ali: “Abbiamo bisogno di ali per volare. Abbiamo bisogno di futuro. In altre parole, abbiamo bisogno dei giovani”. Casa: “Pensiamo a chi una casa non ce l’ha. Prima o poi bisogna uscire dalle nostre tane e incontrare la vita, quella vera”.

Ogni tanto don Fabio ricorda che nel cammino è necessario fermarsi. “Lo dice anche papa Francesco – scrive nel libro – . Fermiamoci un poco e torniamo a dire grazie, permesso, scusa e a gioire di ciò che genera questa coraggiosa verità”. Donne: “Donne che dicono sì alla vita. Una scelta coraggiosa all’origine di ogni processo generativo. Quanto bisogno abbiamo di quel sì”. Ultimi: “Ascoltare, conoscere le sofferenze, scendere dal piedistallo e agire: questo ha fatto il Signore. Non si è girato dall’altra parte, ha ascoltato il grido degli oppressi, li ha condotti verso una terra in cui scorre latte e miele... per tutti non solo per qualcuno”. Sindaci: “Sono come noi, semplici cittadini che, nelle loro fragilità, fanno del bene comune l’impegno e il progetto, il servizio e la loro storia personale e sociale, politica e spirituale. A loro, insieme a noi, compete la responsabilità di trasformare una comunità locale in ‘cantiere del bene comune’, rivalutando la bellezza di ogni singolo gesto, di ogni opportunità, di ogni esperienza”. Presbiteri: “Anche i preti hanno fatto il possibile per mantenere vivi contatti e relazioni. Ogni cosa è stata fatta per dire ai parrocchiani quanto mancavano e quanto ogni prete tenga a tutti loro”.

Le tracce svaniscono, ammonisce don Corazzina, se non c’è la gratitudine a fissarle sul cammino. “Grazie a medici e infermieri, agli operatori e a tutti gli addetti che hanno permesso alle strutture sanitarie di fare il possibile in una situazione drammatica. Grazie a loro e alle loro famiglie, che li hanno quasi ceduti in prestito a ospedali e comunità. La gratitudine non è un sentimento sterile, ma l’inizio concreto di restituzione alla comunità del pane ricevuto per favorire la vita”. Lavoro: “Non è facile scegliere tra salute ed economia. Tre passi sono importanti: cercare di capire l’uno le ragioni dell’altro, spostando l’obiettivo finale da profitti, competizione e interessi a relazioni, solidarietà ed equità, scegliere di ridurre il tenore della nostra vita e recuperare l’essenziale, non dimenticare che l’economia è il ‘governo della casa’, ma della casa comune, quella in cui abitiamo tutti”. Sapienza: “Spesso ci dimentichiamo di quanto il nostro sistema scolastico sia prezioso, di quale servizio rappresenti per le famiglie, per la comunità, per la realtà sociale in cui viviamo. Eppure, oggi più che mai abbiamo bisogno della scuola e della sua educazione alla complessità”.

Cosa è dunque la “buona strada?”. “Per i nostri amici scout – conclude il sacerdote – è l’augurio di una vita piena di avventure. È ricordare che la vita è cammino e scoperta, è meraviglia e fatica, è temporale e arcobaleno, è sorriso e lacrima, è comunque futuro”. “Tracce” è un libro aperto, collettivo e generativo, che raccoglie le esperienze di donne e di uomini per proporre un percorso e una ricerca comuni. Con la consapevolezza che da soli si può avanzare un passo alla volta, ma che se uniamo i nostri passi a quelli degli altri i passi diventano migliaia”.

VITTORIO BERTONI 02 ago 2021 08:15