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Brescia
di MAURILIO LOVATTI 24 feb 2018 08:56

Una Voce chiara in tema di voto

In tempi passati il settimanale non mancò di dare precise indicazioni per invitare i cattolici bresciani a un corretto approccio al momento elettorale. In 125 anni di storia si è sempre interessato delle numerose tornate elettorali del Paese

Novembre 1918. Le prime elezioni dopo la prima guerra mondiale. Il Partito popolare italiano (Ppi), fondato da don Luigi Sturzo, si presenta per la prima volta con una sua lista (prima della guerra le elezioni avvenivano col sistema inglese, uninominale maggioritario, con candidati solo di collegio). In prima pagina “Voce” titola a caratteri cubitali “Il programma sociale del Ppi”, mentre a fianco seguono ben due colonne di dettagliate istruzioni per votare (8 novembre 1919); la settimana successiva, sotto un altro titolo a grandi caratteri. “La lotta colossale del Ppi in tutta Italia”, leggiamo che il Ppi ha “finalità cristiana e patriottica”, mentre il partito socialista “finalità antipatriottica e antireligiosa”. E ancora le elezioni si potrebbero rappresentare “come la lotta del principio del bene contro il principio del male, di Satana contro Iddio, dell’Inferno contro il Cristo (…) non voteremo per il socialismo perché nega Dio, nega la famiglia e vuole l’odio di classe (15 novembre 1919).

1924. Aprile: ultime elezioni (quasi libere) prima della dittatura, con Mussolini già capo del governo. Riferendosi a quei cattolici che erano entrati nelle liste nazionali di Mussolini, “Voce” scrive: “Un appoggio incondizionato del nuovo partito” (cioè quello fascista), mentre nel Ppi “si trovano quasi esclusivamente i cattolici più attivi e preparati alla vita politica” rappresenta “un gesto d’esaltazione politica, un lasciarsi affascinare dal successo, abbandonando senza ragione i compagni di battaglia” (5 aprile 1924).

1948. Aprile; prime elezioni politiche con la nuova costituzione repubblicana (l’Assemblea Costituente l’aveva approvata nel dicembre del 1947).

Sotto un grande titolo “La grande battaglia si conclude: o vince la democrazia o non si voterà più in Italia”, leggiamo “votare è un dovere grave di coscienza (…) la morale cattolica vieta di dare il voto a quegli uomini e quei partiti che vanno contro la religione e la morale nei loro principi e nella loro pratica. Ricorda: tutti i partiti raggruppati nel Fronte democratico popolare di Garibaldi (tra cui Pci e Psi) hanno già dimostrato alla Costituente di essere tali (…). Noi cattolici italiani votiamo e invitiamo a votare per la Dc, che è il partito che ha affermato e difeso alla Costituente integralmente il messaggi cristiano”. E “Voce” ricorda che in Russia i comunisti hanno ucciso 67.800 sacerdoti, 50mila religiosi e chiuso 34.212 chiese, di cui 295 ridotte a stalle” (17 aprile 1948).

1963. Aprile: le prime elezioni dopo l’apertura a sinistra (maggioranza con Dc e Psi). Gruppi di cattolici contrari al centro sinistra erano orientati a votare per protesta il Pli. “Voce” ricorda: “in linea generale non è illecito il voto a partiti differenti purché questi diano garanzie per la salvaguardia della fede e della morale nella vita pubblica, ma in certi casi, per determinate circostanze (come avviene oggi in Italia) ciò può essere illecito”. Nei riquadri a lato, sotto i titoli “Perché un cattolico non vota socialista” e “No anche al Psdi”, si afferma che è lecito e opportuno che la Dc collabori con questi partiti, ma non lo è il votarli, poiché “votando si accetta tutto il programma” di questi partiti “laicisti”. Si ricorda inoltre che anche la Pacem in Terris di Giovanni XXIII afferma l’inconciliabilità tra cattolicesimo e comunismo. (20 aprile 1963).

MAURILIO LOVATTI 24 feb 2018 08:56