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Brescia
di REDAZIONE 12 dic 2025 10:40

Betlemme, una casa per mettere al riparo

Quando il freddo comincia a farsi sentire, ognuno di noi sogna di rientrare a casa, chiudere la porta, accendere il riscaldamento e lasciarsi avvolgere dal tepore del divano. Fuori, però, la città racconta un’altra storia: quella di tante persone che l’inverno lo affrontano in strada. I circa 120 posti letto messi a disposizione dai dormitori non bastano. C’è chi, per paura o per pudore, cerca un angolo nascosto da trasformare in rifugio. E poi c’è anche chi desidererebbe una cena calda e un letto, ma semplicemente non c’è più posto. Sono storie che non possono lasciarci indifferenti: storie che hanno un volto, un nome, una dignità. In molte città i numeri sono allarmanti. A Como, per rispondere a questa emergenza con creatività e solidarietà, dal 2020 la Caritas ha avviato una sperimentazione molto proficua di “emergenza freddo diffusa”, chiamata “Progetto Betlemme, che coinvolge le parrocchie nell’accoglienza di una o due persone senza dimora, offrendo loro un riparo notturno e, soprattutto, una presenza amica. Una rete di volontari garantisce l’apertura e la chiusura degli spazi e aiuta a rendere quel luogo casa. A Brescia, l’associazione Perlar (www.perlar.org), attiva dal 2016 nell’accompagnamento relazionale delle persone senza dimora ha avviato per l’inverno 2025-26 una sperimentazione, coinvolgendo due parrocchie della città. Tra queste c’è la parrocchia Santa Giulia del Villaggio Prealpino che dall’1 dicembre accoglie due persone per tutti i mesi invernali.

“Per loro – spiega il parroco, don Umberto Tagliaferri – ci sarà un posto caldo dove dormire, una cena, l’opportunità di farsi una doccia, ma soprattutto la possibilità di sentirsi parte di una comunità. Perché è questo che spesso manca di più, non solo un tetto, ma qualcuno che ti chiami per nome, ti riconosca e abbia voglia di venirti a incontrare. Il ‘Progetto Betlemme’ è una risposta corale, un gesto di comunità che sceglie di prendersi cura degli ultimi guardandoli negli occhi e riconoscendo in loro un fratello. Una comunità che non si ferma ai bisogni, ma vede la persona nella sua interezza”.

REDAZIONE 12 dic 2025 10:40