lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brasile
di LAURA DI PALMA 26 lug 2021 08:10

Brasile, mons. Dotti: Ringrazio il Signore

Mons. Ettore Dotti, classe 1961, è originario di Palosco, comune della provincia di Bergamo, ma che fa parte della Diocesi di Brescia. Ordinato sacerdote nel giugno 1994, è stato inviato come missionario in Brasile per la Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo, di cui fa parte. La congregazione trae origine dall’istituto per orfani e figli di contadini fondato a Villacampagna di Soncino il 4 novembre 1863 da Paola Elisabetta Cerioli (1816-1865) in memoria di suo figlio Carlino, prematuramente deceduto. Mons. Dotti nel 2010 è diventato parroco di Serrinha. È poi dell’anno successivo la sua ordinazione episcopale. Sono trascorsi 10 anni dalla sua nomina a Vescovo della Diocesi di Naviraì (il territorio si estende su una superficie di 35.138 chilometri quadrati ed è suddiviso in 20 parrocchie per un totale di 290mila abitanti) ed è tempo di un primo bilancio.

Qual è il legame con Brescia?

Sono nato e cresciuto in provincia di Bergamo ma in diocesi di Brescia: tutti i sacerdoti che, negli anni, hanno servito in parrocchia, erano bresciani. Ho frequentato le scuole magistrali nel seminario di Brescia; partito poi per la missione ho avuto contatti con l’Ufficio missionario di Brescia. Inoltre, conservo gelosamente la statua di Paolo VI, avuta in regalo dal vescovo, mons. Tremolada nell’ultima mia visita a Brescia, prima della pandemia.

Che ricordi ha della sua nomina a Vescovo?

Era l’11 maggio 2011 quando ricevetti una telefonata della Nunziatura Apostolica di Brasilia. Sapevo che l’incontro personale con il Nunzio era uno dei modi in cui la Chiesa chiede a un sacerdote di accettare la nomina del Papa a Vescovo, ma non riuscivo a vedermi come tale a soli 50 anni, straniero e con poca esperienza pastorale. Alcuni giorni più tardi, mi consegnò personalmente una busta con la mia nomina proveniente dal Vaticano. Spaventato, cercai di sottrarmi a tale responsabilità, ma il Nunzio voleva che rispondessi positivamente alla richiesta di Papa Benedetto XVI. Ne parlai allora con il mio Vescovo che m’incoraggiò a dire il mio sì. Il giorno successivo comunicai quindi la mia adesione, e da allora, la mia vita non è stata più la stessa: seguirono l’annuncio della mia nomina il 1° di giugno, l’ordinazione il 22 luglio, l’ingresso, il 31.

Gioie e dolori di questi 10 anni di episcopato?

Ho perso due giovani sacerdoti, l’uno per tumore e l’altro per Covid e ho dovuto accompagnare il processo per la riduzione allo stato laicale di un sacerdote, dopo 11 anni di ministero. Per un vescovo è un po’ come perdere un famigliare. Tra le molte gioie, ho ordinato 16 diaconi, 19 sacerdoti e ho cresimato 16.781 giovani. Sono aumentati i seminaristi; con coraggio e audacia abbiamo realizzato ambienti per la formazione, incontri e ritiri. Ma soprattutto ho costruito con padri e seminaristi un bel rapporto di familiarità e dialogo.

Parlando di formazione: com’è nato il centro dedicato a Paolo VI che si trova nella sua diocesi?

Il centro di formazione S. Paolo VI è una struttura sorta per accogliere sia i sacerdoti che i laici ed è dedicata a ritiri, incontri, ma soprattutto alla formazione pastorale, liturgica e catechetica. Nel centro ci sono una chiesetta, stanze, bagni, sale per incontri, cucina e refettorio per 120 persone. Il centro rappresenta un po’ il cuore pastorale della diocesi. La dedica al Papa bresciano canonizzato nel 2018 è nata da un mio desiderio, condiviso da tutti i miei sacerdoti, di ricordare questa bella figura.

Progetti per il futuro?

Il futuro non è nelle mie mani. Per ora vivo bene il presente, ringraziando il Signore per quanto ha fatto per il bene di questa estesa diocesi. Sono grato a tante persone che mi vogliono bene e che me lo dimostrano in tante forme. Spero di continuare ad essere quello che sono, con le mie convinzioni ma anche con la flessibilità necessaria a vivere in questo mondo culturalmente diverso dal nostro al quale mi sono immensamente affezionato.

LAURA DI PALMA 26 lug 2021 08:10