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Brescia
di MICHELE BRESCIANINI 23 feb 2024 08:38

Conoscere la povertà cronica

Nel mese di gennaio, Caritas Diocesana di Brescia ha somministrato un questionario alle diverse Caritas presenti sul territorio per approfondire le situazioni croniche delle persone seguite da almeno 5 anni e incontrate almeno una volta l’anno.

Hanno risposto 44 Centri di Ascolto (CdA), distribuiti in tutta la Diocesi (città e provincia). I dati mostrano situazioni molto differenti nelle diverse realtà parrocchiali. In un quarto dei CdA intervistati (11) la quota dei casi cronici è molto alta e corrisponde a più della metà delle persone aiutate. Nella metà dei CdA (26) la quota è più contenuta: tra il 25% e il 50% del totale. Nei restanti casi è meno del 25%.

Qual è il profilo-tipo di queste persone? La maggior parte ha un titolo di scuola elementare o di terza media. Molti stranieri non hanno un riconoscimento del percorso di istruzione svolto nel loro Paese d’origine. In 31 CdA si segnalano anche casi di diplomati e non mancano tra i cronici anche dei laureati.

Dal punto di vista lavorativo, la maggior parte ha un lavoro saltuario e discontinuo (in 12 Caritas più di 25 persone “croniche” si trovano in questa situazione), ma ce ne sono diverse che lavorano regolarmente con uno stipendio che non è sufficiente per mantenersi (i cosiddetti “working poor”). Oltre due terzi dei CdA seguono anche persone disoccupate e un terzo accoglie persone che non hanno mai avuto un’esperienza lavorativa. La maggior parte dei CdA segue dagli 1 ai 5 casi di persone con dipendenza e dagli 1 ai 5 casi di persone con un’invalidità certificata.

Sono stati raccolti anche alcuni dati sulla famiglia d’origine dei casi “cronici”. Tali informazioni non sono semplici da rilevare. Sebbene non siano esaustive, riescono tuttavia a mostrare alcune tendenze significative. In diversi casi la famiglia di provenienza era in una situazione di povertà simile a quella in cui si trovano le persone seguite oggi, in pochi casi era più povera: questo indica quanto siano forti le catene di povertà che legano alcune persone.

Il livello di istruzione della famiglia d’origine è generalmente inferiore. Ci sono alcuni genitori analfabeti, e molti hanno concluso solo la scuola elementare. L’aver conseguito un livello di istruzione migliore dei genitori non è bastato a queste persone per uscire dalla trappola della povertà.

Tra gli interventi di supporto dei CdA, i più diffusi sono: l’attività di ascolto, il sostegno alimentare, il supporto nel pagamento di utenze e il coinvolgimento con altre realtà del territorio. Non mancano interventi più specifici quali il supporto educativo e sanitario e il sostegno nella ricerca attiva del lavoro.

MICHELE BRESCIANINI 23 feb 2024 08:38