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Brescia
di BETTY CATTANEO E LUCIANO ZANARDINI 22 nov 2016 14:24

Il mistero del demonio

A partire dalla proiezione del film “Liberami”, mons. Oliviero Faustinoni spiega cosa significa, oggi, parlare del diavolo e il ruolo degli esorcisti. Solo nel 2015 a Brescia 2000 persone hanno avuto un colloquio con i 7 esorcisti diocesani

Nel linguaggio popolare il termine “diavolo” torna più volte, ma fino in fondo non siamo poi così convinti che esista davvero. L’Acec Brescia ha promosso, martedì 22 novembre, nella Sala della comunità Aurora di Roncadelle una doppia proiezione del film Liberami, la docu fiction di Federica Di Giacomo premiata a Venezia nella sezione Orizzonti. “Liberami” racconta la vita di padre Cataldo, uno degli esorcisti più ricercati in Sicilia. Affronta un tema delicato e difficile, di cui, ancora oggi, si sa poco, un tema circondato da un alone di mistero, da superstizione e stereotipi. Ogni anno sempre più persone chiamano possessione il loro malessere. E la Chiesa risponde nominando preti esorcisti. Nella nostra diocesi sono sette ed è stato costituito il Collegio degli Esorcisti, il cui segretario è mons. Oliviero Faustinoni, che è intervenuto, insieme, a don Gianluca Gerbino alla presentazione del film. Se la facoltà dell’esorcistato è per tutti i sacerdoti, solo il Vescovo è esorcista e delega secondo un criterio rigido che affonda le sue radici nella tradizione millenaria. Gesù è stato il primo esorcista. “Il rituale del libro degli esorcisti, tra le raccomandazioni, pone in evidenza – racconta Faustinoni – alcuni passaggi: il sacerdote esorcista deve avere una chiara e rispecchiata vita spirituale, deve conoscere la teologia e le scienze umane e deve avere una vita di preghiera consolidata”.

La situazione. Oggi si sente sempre più il bisogno di avere degli esorcisti. “È in aumento la richiesta del colloquio con l’esorcista, non sono in aumento le persone possedute dal demonio. Oggi le persone faticano ad avere una risposta efficacia alle problematiche della vita e della salute che vivono quotidianamente e dove si sperimenta, ad esempio, della medicina tradizionale o il fallimento della progettualità della vita. La persona si trova, a un certo punto, incapace di prendere in mano la situazione o di rivedere la sua posizione. Il risultato è lo sconforto”. Spesso, poi, cerca una risposta o un sollievo in situazioni esterne: si convince che ci sia qualcosa che ha interagito e determinato la situazione”. Nel 2015 ci sono stati, solo nella nostra Diocesi, circa 2000 colloqui (molti provengono anche dalle Diocesi vicine), di questi circa il 10% hanno avuto bisogno dell'esorcismo. Di fronte all’instabilità e all’incertezza, "tanti hanno bisogno di un conforto, di un consiglio, di un aiuto e di un ascolto. Devono essere aiutati a fare discernimento per comprendere i loro disagi”. Va anche detto che, al primo colloquio, “se una persona ha problemi di salute, deve portare le cartelle mediche per favorire il discernimento del sacerdote esorcista”. C’è un alone di mistero. Quasi, anche all’interno della Chiesa stessa, si fatica a parlarne. “Il mistero ha una sua ragione d’essere, perché la Chiesa ha sempre circondato questo ministero di una certa riservatezza (per evitare anche eventuali strumentalizzazioni). Oggi si parla di un vero e proprio ministero alla luce del giorno per accogliere le tante persone che si rivolgono a noi”.

BETTY CATTANEO E LUCIANO ZANARDINI 22 nov 2016 14:24