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Brescia
di MARIO BENEDINI 08 lug 2016 00:00

Referendum, meglio confrontarsi

L’Ufficio per l’impegno sociale sollecita in un comunicato ufficiale le parrocchie e le associazioni ad offrire approfondimenti sul Referendum

Il mondo politico nazionale e l’intera nazione si troveranno nei prossimi mesi a dare o negare la propria approvazione al referendum confermativo della Riforma costituzionale (ai sensi dell’art. 138, secondo comma della Costituzione italiana), approvata da entrambi i rami del parlamento attuale. Il referendum è un passaggio (opzionale) previsto dalla carta Costituzionale, di fatto una richiesta di partecipazione diretta dei cittadini, quindi una occasione di crescita democratica importante. Una occasione di portata significativa. La storia della riforma costituzionale risale a tempi ormai lontani e si è espressa in varie commissioni di studio, cui talora è stato impedito di concludere i lavori, fino all’accordo fatto nel cosiddetto “Patto del Nazzareno” che sostanzialmente ha recuperato il testo di riforma della commissione recente presieduta dall’onorevole Quagliariello. Una condizione deve oggi prevalere, che cioè si affronti questo momento serenamente, con serietà, piena consapevolezza e responsabilità. Stiamo riflettendo sul funzionamento futuro delle istituzioni, non il destino di uno dei vari governi dell’era repubblicana e tantomeno di uno dei presidenti del Consiglio dei ministri. Non è accettabile che si costruisca un clima di scontro che sposti l’attenzione dal merito alla contingenza politica, che si pieghino le valutazioni giuridiche alle speculazioni partitiche. Dentro questo quadro diventa compito di chiunque abbia davvero a cuore il futuro del nostro Paese aiutare ogni cittadino a capire e decifrare il contesto che stiamo vivendo, e questo significa innanzitutto mettere le cose in fila con competenza e libertà da istigazioni di vario tipo. È occasione opportuna per riflettere di Costituzione. Occasione per contrastare il disinteresse. È il momento di capire l’architrave della nostra Casa Comune, che ogni abitante (cittadino) deve contribuire tanto a tutelare e a rendere capace di affrontare i problemi sempre nuovi della complessità storica e politica.

Occasione di confronto. Nella prospettiva di tutela della Costituzione e di un suo studio migliorativo, già si posero i padri costituenti. Sulla loro traccia possiamo utilizzare l’occasione del referendum per partecipare, semplicemente perché ci sentiamo cittadini, parte viva della nostra nazione. È l’occasione per rispolverare il desiderio di conoscere e comprendere, liberi da lacci e lacciuoli che ora, esasperando, rischiano di non renderci maggiormente coscienti e con il desiderio ambizioso, se volete, ma non marginale, di pensare e cercare come rendere migliore il nostro paese da protagonisti. Riprendendo vari interventi del nostro Vescovo, dovremmo avere davanti una unica prospettiva ben precisa: Che Italia avremmo se vincesse il sì, migliore o peggiore? E come diverremmo se vincesse il no? Dice ancora il Vescovo: “D’altra parte la storia non procede in linea retta; se ci sono dei cambiamenti che migliorano la qualità umana della società, ce ne sono anche altri che la peggiorano o addirittura la mettono a rischio... Bisogna avere chiari quali sono gli obiettivi della vita comune sapendo che le esistenze delle persone si intrecciano necessariamente e quindi che le scelte di ciascuno influiscono, poco o tanto, sul bene di tutti, positivamente o negativamente. Non è possibile che il criterio supremo delle scelte sia la soddisfazione dei desideri individuali perché questi confliggono inevitabilmente. Abbiamo bisogno di analisi oggettive e lucide; di proposte creative e intelligenti; di decisioni realistiche e responsabili. E soprattutto abbiamo bisogno di un amore sincero verso gli altri, di una difesa appassionata della vita e della convivenza umana”. (Dall’omelia del 31 dicembre 2015).

L’invito. Siamo consapevoli che non è facile offrire strumenti che rendano fruibile una materia complessa come il diritto costituzionale, ma questo hanno voluto i Padri Costituenti ed a questo onere/onore siamo chiamati, come cristiani, da cittadini, da persone appassionate al bene comune. In merito l’Ufficio per l’impegno sociale della diocesi, sollecita le associazioni cristiane e le parrocchie, perché offrano momenti di approfondimento e condivisione su queste grosse questioni evitando la sola lettura politica, strumentale al momento che stiamo vivendo. Serenità e serietà, equilibrio ed onestà intellettuale, se questo sarà lo stile che prevarrà, crediamo che il Paese che uscirà dal voto di ottobre avrà fatto un passo avanti. Comunque finisca, sarà un nuovo inizio.
MARIO BENEDINI 08 lug 2016 00:00