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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 14 ott 2016 16:06

Testimone della misericordia di Dio

Domenica 16 ottobre papa Francesco canonizza Lodovico Pavoni, nato a Brescia l’11 settembre 1784 e fondatore dei Figli di Maria Immacolata. L'intervista a padre Lorenzo Agosti

Domenica 16 ottobre in piazza San Pietro papa Francesco proclamerà santo Lodovico Pavoni. Un riconoscimento che riempie di gioia la grande famiglia pavoniana sparsa in tutto il mondo, che da sempre prega il suo padre fondatore come santo. Tra le tante, tantissime persone che gioiscono per la canonizzazione del Fondatore della congregazione dei Figli di Maria Immacolata (scopri la realtà bresciana), c’è anche padre Lorenzo Agosti. Oggi il religioso è superiore della comunità pavoniania di Tradate, in provincia di Varese, ma nel 2000, come superiore generale della congregazione, si spese per rimettere in moto la “macchina” che avrebbe portato alla beatificazione prima e alla canonizzazioni poi, di Lodovico Pavoni. Padre Agosti, in queste ore alle prese con le ultime incombenze per la canonizzazione, ha trovato il tempo per un’intervista a tutto tondo sulla figura del santo fondatore, dell’attualità (leggi l'intervista a don Marco Mori) della sua intuizione. 

Cosa significa, oggi, per la vostra congregazione, la canonizzazione di Lodovico Pavoni?

È scontato dire che rappresenta una grande gioia, ma è anche l’occasione per far conoscere in modo più ampio nella Chiesa la sua figura. Siamo contenti che la sua santità venga proclamata in questo Anno santo della misericordia, perché Lodovico Pavoni è stato un autentico testimone della misericordia e della tenerezza di Dio verso le giovani generazioni. Così come è bello che tutto questo coincida con il 125° anniversario della Rerum Novarum, l’enciclica di papa Leone XIII sulla questione sociale, pubblicata nel 1891, di cui anche padre Pavoni è stato un precursore. La sua canonizzazione diventa per la nostra Congregazione, in questi anni di travaglio per la Chiesa e per la vita religiosa, un’assunzione di responsabilità e un incoraggiamento per continuare ad incarnare con fiducia e speranza, nei tempi nuovi, le intuizioni di padre Pavoni.

Come si è attualizzata col passare del tempo l’intuizione originaria di Lodovico Pavoni?

Le sue intuizioni, che egli riconobbe ispirate dal cielo, mantengono piena attualità. L’attenzione agli ultimi e ai poveri, il lasciarsi ferire il cuore dai giovani che rischiano il fallimento della vita, il non rimanere spettatore di questo “naufragio” (per usare un termine caro al Pavoni), la dedizione e passione educativa sorretta da amorevolezza, ragione e religione, la valorizzazione del lavoro come mezzo educativo, la cura di una categoria di portatori di handicap come i sordi: sono tutti aspetti ed elementi fondamentali anche oggi per la nostra pedagogia e per la nostra pastorale. Si tratta oggi di trovare modalità nuove per renderli efficaci, come sono stati adattati ed efficaci nel corso di quasi due secoli di storia. Questo è un grande compito e una grande sfida che stiamo affrontando, con l’indispensabile collaborazione di tanti laici, entusiasti del carisma di padre Pavoni.

Più di 200 anni fa Lodovico Pavoni fece dell’educazione il campo prioritario della sua azione. Un campo oggi più che mai urgente…

Credo che l’educazione delle giovani generazioni sia stata sempre e debba essere sempre l’impegno principale della società, e anche della Chiesa, affiancandosi in questo al compito naturale e prioritario della famiglia. Si è parlato molte volte ai nostri giorni di emergenza educativa. Oggi sono tante le agenzie che intervengono e interferiscono sulla formazione dei giovani, spesso negativamente, inducendoli all’egocentrismo. Di fronte alle difficoltà educative, gli adulti sono tentati di gettare la spugna, incerti tra autoritarismo e permissivismo. Il vero amore ai ragazzi e ai giovani deve portare a non abbandonarli a se stessi, a stare loro vicino, a trovare il modo di guidarli “con molta avvedutezza e squisita prudenza” (per usare un’espressione di Pavoni), amandoli “come la pupilla dell’occhio proprio” (sono sempre parole di Pavoni). Ma occorre operare anche perché si ricreino condizioni generali più favorevoli per l’educazione dei ragazzi. La società potrà migliorare soltanto se si contribuisce ad una buona educazione dei giovani, da parte di adulti che per primi, con convinzione, ne sentano la responsabilità e ne diano l’esempio.

Pavoni, il santo della misericordia. Un santo “gradito” a papa Francesco…

La pedagogia di padre Pavoni è stata incentrata sull’amore. Un testimone qualificato, suo contemporaneo, rifletteva su quale poteva essere l’idea centrale che caratterizzava il cuore dell’istituto del Pavoni. E la individuava nel fatto che i ragazzi, che avevano perduto gli affetti familiari, lì potevano trovare non solo una casa, il pane, l’istruzione nel lavoro, ma soprattutto un padre e una madre, potevano trovare la famiglia che avevano perduto o che non avevano mai avuto. Pavoni, padre e madre. Egli aveva una cura personale dei ragazzi accolti e li educava per le vie del cuore.

Molti dei tratti di Lodovico Pavoni che emergono dall’intervista con padre Lorenzo Agosti sembrano farne l’interprete ideale di quella Chiesa in uscita che papa Francesco non si stanca di annunciare... “Nel contesto del suo tempo, si può effettivamente affermare che padre Pavoni abbia vissuto e favorito questo atteggiamento, suggerito dall’invito di papa Francesco − afferma al proposito il pavoniano −. Lo faceva già notare il cardinale Pietro Maffi, nella prefazione alla prima biografia di Lodovico Pavoni, pubblicata nel 1916, nel 25° della Rerum Novarum. Egli sottolineava che il miglior commento all’enciclica sociale di papa Leone XIII poteva essere rappresentato dall’esempio di padre Pavoni, per il suo inserimento nel mondo del lavoro. Il programma del Pavoni, secondo Maffi, poteva essere tradotto nella formula: fuori di sagrestia! È un’espressione di cento anni fa, che si riferisce a un carisma ancora più antico, ma che risuonano di grande attualità nella visione di una Chiesa in uscita, di una vita religiosa in uscita”.

Quelli in cui visse il Pavoni furono anni difficili che spinsero, però, tanti sacerdoti, come lui, a cercare risposte innovative e profetiche ai bisogni del tempo. Oggi, per certi versi, i tempi sono ancora più difficili, eppure le risposte profetiche sembrano sempre più rare. Perché?

Anche oggi ci sono figure carismatiche di educatori (sacerdoti, consacrati/e e laici/laiche) che si dedicano con passione alla formazione dei giovani. Un aspetto di novità, rispetto al passato, sta forse nel fatto che una consistente fetta del mondo giovanile, che fa tendenza, sembra essere refrattaria ad accogliere proposte educative valide. Occorre dunque che si stabiliscano sinergie tra le agenzie educative fondamentali, impegnate in un vero sforzo educativo, perché la loro azione risulti efficace. Anche oggi sono molti gli educatori che lavorano senza far rumore e riescono a proporre ai giovani esperienze forti e a prospettare loro grandi ideali. Ma, essendosi allargato il campo di azione, occorrerebbero molti più adulti dediti con responsabilità all’azione educativa, animati da speranza.

Lodovico Pavoni, con le sue opere (tra queste la tipografia), è stato precursore della pastorale dei mass media. Cos’ha da dire il nuovo santo a questo mondo oggi segnato da tanti rischi?

San Lodovico Pavoni ci stimola oggi a continuare ad inserirci con intelligenza e discernimento nel mondo dei mass-media e ad animarlo con proposte costruttive e interessanti, finalizzate ad aprire la mente alla verità e al bello e ad indirizzare il cuore al bene. Egli non si tirerebbe indietro in questa sfida, perché anche qui, come nel campo direttamente educativo, noi dobbiamo fare tutta la nostra parte, senza mai dimenticarci di affidare la nostra attività all’intervento del Signore Gesù, che è il vero maestro interiore ed educatore dell’uomo.


MASSIMO VENTURELLI 14 ott 2016 16:06