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Brescia
di MAURILIO LOVATTI 29 giu 2018 09:00

Voce, i preti e il dono della fede

Il settimanale diocesano e l’attenzione data, di anno in anno, all’ordinazione dei nuovi sacerdoti. Le parole dei vescovi succedutisi alla guida della diocesi

La consacrazione di nuovi sacerdoti è uno dei momenti centrali nella vita di una diocesi. Logico, quasi doveroso, che anche il settimanale diocesano, da sempre, segua con particolare attenzione questo evento. Lo ha fatto, come si legge in questa pagina, negli anni in cui la “messe” era abbondante e continua a farlo ancora oggi, con un numero di ordinazioni più ridotto ma non per questo meno importanti e significative.

Il 6 giugno 1903 mons. Giacomo Maria Corna Pellegrini Spandre (vescovo di Brescia dal 1883 al 1913) consacra 31 nuovi sacerdoti. Scrive Voce: “Il popolo, quando è scevro di insinuazioni settarie (allusione all’anticlericalismo risorgimentale e zanardelliano), sa per esperienza che l’opera modesta e assidua del sacerdote non è nemica né della Patria né del bene sociale; sa che da noi si attende la luce tra gli errori del mondo, il sale che preserva dalla corruzione dei costumi; da voi l’educazione della gioventù, la pace delle famiglie la difesa degli oppressi, il rispetto a tutte le autorità.”.

Il 26 maggio 1923, mons. Giacinto Gaggia (vescovo dal 1913 al 1933) consacra 17 nuovi sacerdoti: “Trovino intorno a sé, fiduciose e deferenti le anime, specialmente dei giovani, loro che hanno vissuto e sofferto, quasi tutti, la guerra, portino nei contrasti la dolcezza, nella lotta la benevola fierezza del Maestro Divino, nelle sofferenze e negli insuccessi la fermezza costante e la tenacia fidente di chi non dubita della propria missione.”

Il 24 giugno 1939, due mesi prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, mons. Giacinto Tredici (vescovo dal 1933 al 1964) consacra 23 nuovi sacerdoti: “Andate a evangelizzare! (…) Evangelizzare non vuol dire solamente notificare il Vangelo, ma educare le anime e disciplinare i corpi alla vita pratica del Vangelo; vuol dire tradurre quest’ultimo alle anime, nella lingua più semplice; sminuzzarlo, chiarirlo... Il sacerdote deve essere un banditore della bontà, della verità, della giustizia evangelica, con la sua stessa figura di santo (…) Se oggi l’efficacia dell’evangelizzazione è così scarsa, forse lo si deve ad un’esigua santità...”.

Ancora mons. Tredici, il 19 giugno 1954, consacra 23 nuovi sacerdoti: “C’è bisogno di riaffermare la nostra fede, il nostro attaccamento al sacerdozio; i nemici di Dio e della Chiesa, non potendo, in Italia, perseguitare con la forza il clero (allusione all’Urss e ai Paesi comunisti) stanno combattendo contro i sacerdoti una delle battaglie più sataniche. Tentano con ogni mezzo di coprirlo di fango, di disonorarlo, di farlo odiare e disprezzare dal popolo.”

Il 20 giugno 1970, poco dopo il ‘68 e la contestazione studentesca, mons. Luigi Morstabilini consacra 19 nuovi sacerdoti. Voce non pubblica un commento, ma riporta semplicemente il testo dell’omelia del Vescovo: “La quasi totalità della nostra gente ha ancora il dono della fede e, in buona parte, anche la pratica della vita religiosa. Il nostro popolo non solo non rifiuta il sacerdote, ma lo domanda, lo desidera e lo accoglie con fede come un amico e un padre. È si talora esigente, ma per domandare – come è suo diritto –che noi siamo zelanti, anzi, che noi siamo santi.”


MAURILIO LOVATTI 29 giu 2018 09:00