lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Roma
di NICOLA SALVAGNIN (AGENSIR) 22 ott 2015 00:00

Il contante della discordia

Insomma, ci sono altri modi molto più efficaci – nell’epoca dei big data – per pescare i furbi. Sempre che se ne abbia voglia

Teoria e pratica, princìpi e quotidianità, il mare che divide il dire dal fare: alla notizia della volontà governativa di alzare il limite massimo di utilizzo dei contanti in una compravendita (da mille a 3mila euro), viene subito in mente quanto sia complicato conciliare quanto si dovrebbe fare, da quel che poi si fa poi. Il limite era stato abbassato a mille euro per favorire l’utilizzo delle carte di credito, dei bancomat, insomma di pagamenti “segnati” e tracciabili. Scopo chiarissimo: lottare contro l’evasione fiscale (e pure la criminalità organizzata), contro chi gira con rotoli di soldi in tasca perché certo fa fatica a depositarli in un normale conto corrente. Il leit motiv era: negli Usa si pagano pure i caffè con la carta di credito!

Ora, la svolta. Per fare un piacere agli evasori? Per dare una mano a chi delinque? I motivi sono ovviamente altri, anche se così si darà una manina agli evasori e ai malandrini. Anzitutto il turismo. I ricchi cinesi e russi che atterrano in Italia, sono poco o per nulla avvezzi all’utilizzo di carte di credito. Girano letteralmente con il rotolo di moneta e spendono volentieri con le banconote. Sennò, nisba. E di questo si lamentano soprattutto molti negozi nelle città d’arte, nonché albergatori e ristoratori.

Turisti che vengono in tour in Europa; e se non spendono a Firenze, lo faranno a Parigi. Poi c’è il discorso degli anziani che mai hanno avuto carte di spesa e che si trovano spesso in difficoltà a fare certi acquisti, e di chi non vuole avere rapporti con le banche (non è un obbligo costituzionale). Insomma, l’obiettivo è quello di stimolare i consumi: interni, degli stranieri in Italia, di chiunque abbia soldi e, davanti a sé, pochi ostacoli per spenderli.

Il chiunque abbia soldi, altrettanto ovviamente, include pure persone che avrebbero da discuterne con il Fisco o con i carabinieri. Chi contesta questo innalzamento della soglia, fa presente che le persone “normali” non vanno in giro con rotoli di banconote nelle tasche. E non si capisce come si voglia contrastare la piaga dell’evasione fiscale – dopo la Grecia, siamo i peggiori in Europa – allentando le maglie di questa lotta. Chi invece appoggia l’innalzamento a 3mila euro, lo fa con gli occhiali della realtà. Le mafie non hanno bisogno di fare la spesa al supermercato con le banconote da 500 euro, devono riciclare milioni alla volta e lo fanno fregandosene di questi limiti. Gli evasori fiscali hanno altri strumenti per utilizzare il “nero”: basta un acquisto rateizzato per comprarsi pure un’auto; se le somme sono più consistenti, c’è sempre l’accogliente Svizzera e tanti altri mezzucci per cavarsela. Lo dicono guardando empiricamente la situazione: non sembra che l’abbassamento della soglia a mille euro abbia prodotto chissà quale contenimento dell’evasione fiscale…

Insomma, ci sono altri modi molto più efficaci – nell’epoca dei big data – per pescare i furbi. Sempre che se ne abbia voglia. Già, perché è proprio questo il punto. Lasciando perdere la piccola evasione “di necessità”, non ci vuole molto per pescare pure i pesci piccoli. Figuriamoci i grossi, quelli che in un colpo solo evadono più di tutti gli abitanti del Molise. È un mare ricchissimo, quello dell’evasione fiscale italiana: cominciamo a pescare seriamente.
NICOLA SALVAGNIN (AGENSIR) 22 ott 2015 00:00