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Verbania
di REDAZIONE 08 giu 2020 10:49

Etiopia, l'altra faccia del virus

Il lockdown e il distanziamento sociale in Etiopia sono molto complicati da praticare. I nuclei familiari non hanno scorte di cibo a casa e la maggioranza delle famiglie vive del guadagno giornaliero che deriva dai lavori saltuari. La testimonianza del Centro Aiuti per l'Etiopia

Il Centro Aiuti per l’Etiopia è un'organizzazione volontariato che ha sede a Verbania e che da 37 anni lotta contro ogni forma di povertà in Etiopia promuovendo sviluppo, istruzione, assistenza socio-sanitaria. Numerose sono le opere realizzate in questi anni di attività: 29 scuole, 3 centri di accoglienza (per minori disabili e malati di HIV), 2 ospedali, 16 pozzi realizzati e oggi oltre 40.000 bambini sostenuti mediante l’Adozione a distanza in tutta l’Etiopia.

Di recente il Presidente Roberto Rabattoni, fondatore dell’Associazione, ha riferito della situazione che l’Etiopia sta attraversando in questi mesi di pandemia da Coronavirus. Roberto attualmente si trova nella regione del Wollayta a 300 km a Sud di Addis Abeba, ad Areka, località presso la quale è situato il Centro di Accoglienza san Giovanni Paolo II, struttura del Centro Aiuti per l’Etiopia che ospita oltre 120 bambini dagli 0 ai 18 anni vulnerabili abbandonati - disabili, sieropositivi o orfani.

“La situazione diventa sempre più difficile di giorno in giorno. Il numero degli affetti da COVID-19 è in espansione, nella località di Boditi che annovera circa 6.000 abitanti, sono stati individuati 1.000 casi di affetti da coronavirus, mentre le fonti ufficiali governative parlano di numeri molto più bassi. Ad oggi chi viene sorpreso per strada senza la mascherina viene punito con l’arresto. E tale divieto impedisce ai capifamiglia di poter andare al lavorare per guadagnare i soldi per sfamare i propri figli. Mascherine, guanti e sapone però scarseggiano, qui manca tutto. La situazione è grave”.  Il Centro Aiuti per l’Etiopia ha donato sapone e disinfettante al Governo della Regione del Wollayta che non ha i soldi per acquistarlo mentre continua a ripetere a tutti i cittadini di lavarsi le mani per non ammalarsi, perché il Governo non ha ospedali attrezzati e medicinali per curare le persone. Roberto aggiunge ripensando all’Italia “E’ importante fare solidarietà, ovunque, donare con il cuore dove c’è bisogno e dove ciascuno si sente chiamato a dare. L’Italia, dove pare ci siano dei segni di ripresa, ha ancora bisogno di sostegno per fronteggiare la pandemia”.

Il lockdown ed il distanziamento sociale in Etiopia sono molto complicati da praticare. I nuclei familiari non hanno scorte di cibo a casa e la maggioranza delle famiglie vive del guadagno giornaliero che deriva dai lavori saltuari. Rabattoni racconta che “Alla sera dopo il lavoro viene speso quanto si è guadagnato durante il giorno, 80/100 birr che equivalgono a quasi 3 euro, nei mercati notturni che sono di solito situati su dei prati vicino ai centri abitati, per acquistare il cibo da consumare il giorno stesso a tarda sera, l’unico pasto della giornata”. Il problema che però Roberto denuncia con grande tristezza, oltre alla preoccupazione per la diffusione del contagio da corona virus, è la fame. “Qui la fame c’era anche prima del virus e continua anche ora e la situazione è sempre peggiore!”, un problema cronico per questo Paese che il Presidente del Centro Aiuti per l’Etiopia ha sempre ricordato e contro il quale l’associazione ha fatto moltissimo in questi anni. “Il 2020 è un anno disastroso, peggiore rispetto al 1984 che aveva portato a 10 milioni di morti in due mesi per fame. Ogni giorno riceviamo tantissime richieste di aiuto ed abbiamo distribuito recentemente 20.000 quintali di farina. Ai tanti che ci chiedevano aiuto rispondevamo che eravamo già impegnati in una distribuzione e loro ci replicavano “Ma noi abbiamo fame e stiamo morendo di fame…”, continuavano a chiedere e a rispondere “Noi abbiamo fame adesso e stiamo morendo”. Troppe infatti le suppliche di aiuto che vengono rivolte a Rabattoni da tutte le parti dell’Etiopia, anche da zone presso cui l’associazione non è presente con progetti di cooperazione. Per poter sopperire a queste numerose richieste, il Centro Aiuti per l’Etiopia ha intenzione di distribuire ulteriori derrate di farina bianca per il pane, come già fatto nel recente passato, per cercare di rispondere almeno in parte al grido disperato di questa gente. In questi primi giorni di giugno sono iniziate le distribuzioni di migliaia di quintali in alcuni villaggi della regione del Wollayta, ma tantissimi sono ancora da approvvigionare.

Roberto ricorda che nell’omelia della S. Messa del 14 maggio scorso celebrata a Santa Marta alle 7:00 del mattino, Papa Francesco ha fornito un dato importante: nei primi 4 mesi del 2020 sono morti per fame 4.000.000 persone.  Roberto aggiunge:” Perché di questa strage della fame che c’è da tanti anni e anche prima dell’arrivo della pandemia non c’è un giornale che spende una riga o una televisione che spende un minuto per parlarne? Ma io sono qua e piango anch’io con loro… è un momento durissimo e sto facendo per loro la parte dei giornali e delle televisioni che di questa realtà non scrivono nulla, perché a nessuno tocca, l’importante è stare a casa al sicuro e difendersi dal virus. Inoltre”, aggiunge Rabattoni “I numeri delle statistiche ufficiali non racchiudono i tantissimi bambini abbandonati nelle campagne tutti i giorni per disperazione da madri che non hanno una goccia di latte per alimentarli, e che se non vengono trovati da qualcuno possono essere mangiati dagli animali come cani o iene. I numeri ufficiali non contano neanche i numerosi bambini di strada che vivono di elemosina e di furti e che muoiono senza che nessuno se ne accorga, di fame e di stenti.” Questo disperato quadro è quello della realtà di un Paese dove la povertà continua ad uccidere.

Il Centro Aiuti per l’Etiopia ha avviato una raccolta fondi “Emergenza Fame-COVID-19” per fronteggiare l’urgente crisi alimentare perché, come sostiene Roberto, “Per il coronavirus la scienza non ha ancora trovato il vaccino e sta lavorando per questo, ma per la fame non serve il vaccino e non serve che la scienza trovi un rimedio! Ci vuole un Atto di Amore!”

Per donare:

Bonifico Bancario o postale:

IBAN Banca Intesa SanPaolo S.p.a.: IT 94 P 03069 09606 10000 0121076

IBAN Banco Posta: IT 95 U 07601 10100 0000 11730280

Causale: Erogazione liberale Emergenza Fame-COVID-19

Numero telefono Sede Associazione 0323-497320

Sito internet: www.centroaiutietiopia.it

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