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Parigi
di GIANNI BORSA 18 feb 2025 07:22

L'Europa cerca ancora la via per una pace giusta

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Il vertice convocato ieri a Parigi dal presidente francese Macron rilancia l'idea di un Unione in difficoltà nel trovare una sintesi

“Un punto di partenza”: viene definito così – quasi a smorzare le attese – l’incontro che tenuto ieri a Parigi, convocato dal Presidente francese Emmanuel Macron sull’Ucraina. Un summit “informale”, al quale hanno preso parte i leader dei Paesi “principali”, ossia Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Spagna, oltre alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e al segretario generale della Nato Mark Rutte. Nella capitale l'Europa ha cercato una "terza via" tra la guerra in corso e la "pace" (le virgolette sono d'obbligo) che potrebbe essere imposta da un accordo Putin-Trump. In gioco c'è anche la sicurezza del vecchio continente.

“Questo incontro rappresenta un punto di partenza significativo per discutere della situazione in Ucraina e delle questioni di sicurezza in Europa”, secondo un portavoce della Commissione Ue. Del resto da qualche parte e in qualche modo la pace dovrà pur essere costruita, e nella visione europea il dialogo ristretto fra Putin e Trump non è credibile. L’opinione diffusa a Bruxelles è che Putin, l’aggressore sulla cui coscienza pesano morti e distruzioni, non sia assolutamente affidabile, e Trump dal canto suo si è più volte dimostrato troppo accondiscendente verso Mosca e ostile verso l’Unione europea. Ue che è il maggior sostenitore dello sforzo bellico ucraino e il maggior fornitore di aiuti umanitari e per la ricostruzione del Paese messo a ferro e fuoco dall’esercito russo.

Dopo aver convocato il vertice di Parigi, Macron si è chiuso con i consiglieri per arrivare ad alcune proposte, sia diplomatiche – in vista della costruzione di una “pace equa e duratura” – sia militari, non escludendo alcuna possibilità. In questo senso gli ha dato manforte il premier britannico Keir Starmer, che ieri sul quotidiano Daily Telegraph ha affermato: “Siamo pronti e disposti a contribuire alle garanzie di sicurezza dell’Ucraina inviando le nostre truppe sul territorio, se necessario”. Posizione che ha portato scompiglio tra i Capi di Stato e di governo invitati oggi nella capitale francese.

Resta il fatto che a Parigi sono arrivati solo i Paesi più grandi, o ritenuti tali da Macron. Così, nel briefing di ieri, un portavoce della Von der Leyen ha dovuto dire: “Per quanto riguarda la partecipazione di altri Stati membri” dell’Ue al vertice in Francia, “è difficile per noi esprimere una posizione in merito. L’incontro è stato organizzato su iniziativa del Presidente Emmanuel Macron. In ogni caso, per quanto ci riguarda, l’intenzione non è assolutamente quella di escludere altri”. Il servizio dei portavoce specifica, tra l’altro, che contatti diretti tra Von der Leyen e Trump finora non ce ne sono stati: “Non ho nuovi elementi da fornirvi riguardo a un contatto dopo la rielezione del Presidente Trump”, è stato detto in sala stampa a Bruxelles. Peraltro, si sa che il previsto incontro di oggi tra la presidente della Commissione europea e l’inviato Usa per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellog, è stato rimandato a domani proprio in ragione della trasferta parigina della stessa Von der Leyen. Kellog domani vedrà anche il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.

Prima di partire per Parigi, i vari leader europei hanno espresso posizioni diverse. Il primo ministro polacco Donald Tusk, ha fatto sapere che non è in programma l’invio di truppe del suo Paese in Ucraina, mentre ha insistito sul fatto che i Paesi Ue devono investire di più per la difesa. “Il 4,7% del Pil della Polonia” per gli armamenti e la difesa, ha tenuto a puntualizzare, “ben al di sopra dell’obiettivo della Nato, è un’eccezione, non una regola, e questo deve cambiare”. L’Europa, a detta di Tusk, “deve investire di più sulla sicurezza”. Tusk, la cui posizione è rilevante detenendo la presidenza di turno del Consiglio Ue, ha infine ribadito che la Polonia continuerà a inviare aiuti militari ed economici a Kiev.

Appelli all’unità europea, e a far sentire la voce Ue per i negoziati di pace sono giunti dagli altri leader. Il tedesco Olaf Scholz ha invitato l’Europa a continuare a sostenere, insieme, l’Ucraina aggredita dalla Russia. Tra i Paesi non invitati a Parigi si levano varie voci. Ad esempio, il governo svedese “non esclude” l’invio di truppe di peacekeeping sul territorio ucraino, facendo eco alle posizioni britanniche. La ministra degli Esteri svedese, Maria Malmer Stenergard, ha però sottolineato: “Dobbiamo prima negoziare una pace giusta e duratura che rispetti il diritto internazionale. Quando avremo stabilito questa pace, essa dovrà essere mantenuta e per questo il nostro governo non esclude nulla”. Nessun buon segnale giunge invece dalla Russia, il cui ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, un “falco” del governo Putin, ancora oggi ha ribadito che “non c’è spazio per gli europei” nei colloqui di pace, perché “vogliono prolungare la guerra”. 

L’incontro parigino, però, non ha portato alla sintesi auspicata. Rilanciando l’immagine di un’Europa si presenta ancora una volta spaccata.

Con lo spauracchio di essere esclusi dal dialogo avviato fra Donald Trump e Vladimir Putin sull'Ucraina, i principali leader del Continente lasciato l'Eliseo e il presidente Emmanuel Macron senza trovare una linea comune. Si sono trovati solo sui principi generali, ovvero sulla necessità di condividere le scelte con gli Stati Uniti, l'esigenza di garantire una pace giusta e di proteggere l'Ucraina. Il punto che più di ogni altro ha spaccato i partecipanti, il possibile invio di truppe in Ucraina, con il cancelliere tedesco Olaf Scholz capofila di quelli che non ne vogliono neppure sentir parlare, almeno per il momento. 

photo @SegGenNato

GIANNI BORSA 18 feb 2025 07:22