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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 30 ott 2016 13:34

God bless America...

Alla vigilia delle presidenziali negli Usa la Fondazione San Benedetto ha promosso un incontro con Maurizio “Riro” Maniscalco, autore di "God bless America - Un diario a stelle e strisce"

“Non sono mai stato un fan di Obama, ma a vederlo in questi giorni vien voglia di inchinarsi  come se si fosse di fronte a un monarca illuminato rispetto agli attuali candidati e di questo se ne stanno rendendo conto, tragicamente, tutti”. A sostenerlo è Maurizio “Riro” Maniscalco, autore di "God bless America - Un diario a stelle e strisce" edito da SEF. Pesarese di nascita, milanese di educazione, musicista e newyorkese di acquisizione, Maniscalco è stato invitato venerdì scorso dalla Fondazione San Benedetto, in occasione del secondo appuntamento degli “Incontri d'autunno”, per fornire un focus in “presa diretta” di quanto sta accadendo negli Usa a pochi giorni dalle elezioni presidenziali.

“Rispetto al passato, a fronte dei profili dei candidati sembra che qualcosa si sia sfaldato”, ha esordito il giornalista del Bresciaoggi Piergiorgio Chiarini, chiamato a moderare la serata nell'Aula Falcone-Borsellino dell'Università degli Studi di Brescia. “Chi vincerà le elezioni? Hillary, ma solo perché ogni volta che apre bocca perde meno voti rispetto a quelli che perde Trump ogni volta che si pronuncia”, sottolinea senza mezzi termini Maniscalco delinenando i contorni di un paese in cui il cosiddetto “sogno americano” sembra ormai essere definitivamente tramontato. Gli statunitensi, soprattutto i più giovani, non ci credono più. La conferma viene dalle preferenze per il candidato Barnie Sanders: “La cosa impresssionante è stato il successo di Barnie Sanders. Ha conquistato i giovani perché celebrava il funerale del sogno americano e, al contempo, annunciava la nascita di un minimo di wefare state”. Non è più tempo di conquiste della prateria, o almeno così è per le giovani generazioni di statunitensi che dopo la crisi sembrano essere alla ricerca di maggiori certezze.  La cronaca quotidiana, intanto, segnala l'innalzarsi di  “un muro ideologico” rappresentato dal totalitarismo del “pensiero unico” che come una tempesta impedisce di guardare l'orizzonte, mettendo in pericolo l'identità stessa del Paese. “Libertà, vita e ricerca della felicità”: è la triade che secondo Maniscalco ha gettato le basi dell'“American dream”. Oggi tutto questo è messo in discussione, le radici rischiano di essere estirpate. “L'America è come un adolescente – afferma Maniscalco ricordando le parole di don Giussani –, è come una pianta con una radice giovane, se il tempo si incattivisce chi ci convince che le radici reggano?”.

Di fronte al "crollo delle evidenze" è necessario fornire una testimonianza, come quella dei "circa 400 giovani che ogni anno attraversano gli Stati Uniti" per partecipare come volontari al “New York Encounter”. Fra gli ospiti di quest'anno, attesi a gennaio, ci sarà David Brooks, l'editorialista che dalle colonne del “NewYork Times” ha sottolineato più volte i pericoli  dello “sgretolamento della società americana” a fronte dell'“indebolimento dei valori”. Nell'occasione Maniscalco, che figura tra i fondatori e gli organizzatori del meeting newyorkese, siederà al medesimo tavolo di Brooks. “Sarà una possibilità di dialogo. Voglio convincerlo che noi siamo i migliori del mondo? No, gli faremo vedere quello che stiamo facendo. Mi aspetto che giudichi il nostro tentativo di combattere, di rilanciare il sogno americano, per mostrare ai giovani che c'è la possibilità, oltre che di proteggersi, anche di rilanciarsi nell'avventura...”.

ROMANO GUATTA CALDINI 30 ott 2016 13:34