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Rezzato
di RICCARDO BARONE 24 mag 2016 00:00

Massimo Bubola tra i canti alpini e i vecchi successi

Al CTM di Rezzato, in occasione dell’allestimento dell’Adunata sezionale di Brescia, Bubola ha presentato nella prima parte del concerto alcuni classici degli Alpini

Il cantautore veronese Massimo Bubola sta vivendo un momento particolarmente felice della sua lunga e appassionante storia musicale. Dopo gli esordi in compagnia di Fabrizio De Andrè, insieme al quale ha scritto straordinarie composizioni come “Fiume Sand Creek”, “Andrea”, “ Don Raffè”, ha regalato a Fiorella Mannoia la nota “Il cielo d'Irlanda” e si è imposto come ottimo produttore (Cristiano De Andrè, The Gang, Mauro Pagani) e colto cantautore, con diversi album di alto lignaggio musicale. In questi ultimi anni si sta dedicando alla riscoperta e alla riproposizione del repertorio dei canti degli alpini, compiendo un approfondito lavoro di ricerca, rivolto in particolare alla Prima Guerra Mondiale. Tre sono gli album di Bubola dedicati alla Grande Guerra: “Quel lungo treno”, “Il testamento del capitano” e la raccolta “Da Caporetto al Piave”.

Proprio legato a questo ultimo lavoro è il concerto organizzato Venerdì 20 Maggio al CTM di Rezzato dai gruppi Alpini di Virle e Rezzato, in occasione dell’allestimento dell’Adunata sezionale di Brescia. E così Massimo Bubola, affiancato da Thomas Sinigaglia alla fisarmonica, dalla bella e brava Erika Ardemagni, moglie e corista e dal chitarrista, ma in questa occasione bassista, Enrico Mantovani, bresciano di Orzinuovi, ha presentato nella prima parte del concerto alcuni classici degli Alpini, come “Era una notte che pioveva”, “Monte Canino” (“mio nonno non riusciva mai a terminare questa canzone senza piangere”). “Il testamento del capitano” e alcuni suoi brani, tra cui “Andrea” e “Fiume Sand Creek” che, seppur legata alla distruzione di un villaggio indiano da parte delle truppe del Generale Chiwington, rimanda al mondo alpino nella comunanza dell'ambientazione dei massacri di guerra. Coinvolgente in particolare è stata “Rosso su verde”, ispirata da una lettera trovata in tasca al prozio Ottorino, morto in battaglia. Un attento e numeroso pubblico ha assistito commosso alle canzoni, con Bubola nel ruolo anche di storyteller nel dettagliare con puntualità e precisione ogni canzone, arricchendole con aneddoti e contestualizzazioni storiche. Un concerto potremmo quasi dire diviso in due, che ha visto la seconda parte musicalmente meno intima e più movimentata, con una serie numerosa di bis, incentrata sui grandi successi di Bubola. “Il cielo d'Irlanda” è diventato ormai un classico, capace di risvegliare in tutti la voglia di danze popolari, “Volta la carta”, scritta a quattro mani con De Andrè è un brano che rimanda ad una canzone popolare del repertorio dell'Italia settentrionale, ”Angelina”, abbozzata dal solo Bubola. La conclusione della serata è stata affidata a “Tre rose”, filastrocca di inizio '900 tramandatagli dalla nonna cui il fidanzato si promise con questa serenata, diventata anch’essa un classico per i numerosi fans di Bubola. Serata intensa, come raramente capita di ascoltare oggi, nella quale non sono mancati i momenti di commozione e di riflessione. Bubola si è così dimostrato ancora una volta un cantautore con il marchio dell'intellettuale, capace di osservare la realtà e di esprimere il suo personale e lucidissimo giudizio. Dopo il concerto, tra un abbraccio e un complimento, Bubola ci ha rivelato nei camerini la sua soddisfazione per l’ottimo andamento di questi dischi dedicati alla Guerra, anticipandoci la prossima uscita di un suo romanzo sempre sul tema della Prima Guerra mondiale.
RICCARDO BARONE 24 mag 2016 00:00